#ProgrammaDifesa: il patrimonio immobiliare

di Domenico Leggiero – Resp.Comparto Difesa dell’Osservatorio Militare

Uno dei problemi che affligge il Ministero della Difesa è la valorizzazione del patrimonio abitativo, di cui sentiamo parlare ormai da decenni ma ancora non sappiamo come stanno le cose. Gestire il patrimonio immobiliare della Difesa significa far assorbire dal Ministero della Difesa il 3% dell’intero bilancio. In cosa consiste? In due settori: c’è il patrimonio della Difesa di beni dismessi, praticamente le caserme che adesso non si usano più e sono in via di dismissione, e il patrimonio abitativo della Difesa, cioè quegli alloggi ad uso del personale. Questo è un problema sociale di grande importanza per la Difesa: si decise circa 6 anni fa un programma di valorizzazione per le aree dismesse, quindi individuare ed elencare tutte le caserme ormai non più operative per valorizzarle, cioè fare in modo che la Difesa riuscisse ad ottenere delle risorse da questo patrimonio. Ebbene: si varò una legge che prevedeva che queste caserme potessero essere cedute in social housing a cooperative, a project financing, oppure ad “altre forme“. “Altre forme” è la tipica dicitura che viene introdotta in una legge per far sì che la legge stessa venga poi bloccata. Cosa è successo? Si sono costituite su tutto il territorio nazionale delle cooperative composte da stessi militari con l’intento di costruire alloggi di servizio e non, al fine di offrire la possibilità di un alloggio per il personale e creare poi un volano che potesse dare dinamicità alla forza armata, ed assicurare un’abitazione a tutto quel personale che dapprima operava nel nordest quando il nemico poteva arrivare dall’est, dall’Unione Sovietica, e che invece adesso si trova su un altro fronte, che quello sud-orientale oggi più caldo.
Ma non si sono ottenuti risultati. Del patrimonio abitativo, che è di 29 mila alloggi per la Difesa, ne sono stati posti in vendita appena 3800: e non si riesce a sapere cosa sia successo nella vendita di questi alloggi, perché non si riescono ad ottenere informazioni, non c’è un report che -trattandosi di una risorsa dello Stato- sia trasparente e disponibile a tutti. Sappiamo semplicemente che su un’esigenza di oltre 30 mila alloggi stabilita dal Ministero della Difesa circa 8 anni fa, ad oggi non è stato costruito un solo alloggio, e delle caserme che dovevano essere valorizzate, chissà perché, ne sono state valorizzate appena 2 o 3 di particolare importanza dal punto di vista turistico, a favore di grosse aziende che ne hanno fatto richiesta. Sono stati ceduti fari, siti turistici.
Quali dovrebbero essere allora gli obiettivi? Elencare e catalogare tutti i beni, individuare quelli che possono essere indirizzati verso aspetti sociali, valorizzandoli come area verde o ad indirizzo abitativo, o come strutture sociali, o scuole. Alla base dovrebbe esserci il recupero, il muovere un’economia che al momento è in fase di stallo. Teniamo presente, per dare un valore orientativo, che per le strutture dismesse della Difesa parliamo di 300 miliardi di euro. Quindi non sono bruscolini, ed è chiaro che ci sono interessi che vanno oltre l’esigenza di un semplice militare nel avere una casa o di una cooperativa. Ecco, queste risorse credo sia opportuno riportarle alla vera proprietà che è quella comune, quella del cittadino, e valorizzarle come meritano. In questo modo oltre a dare una mano al bilancio della Difesa, si mette davvero a disposizione dei cittadini, del popolo, un valore in questo momento fermo e congelato per l’interesse di qualcuno.