Intervista a Rob Hopkins – Ripensiamo e ricostruiamo i luoghi in cui viviamo

di Rob Hopkins

Buongiorno, sono Rob Hopkins, il fondatore di Transition Network. Transition Town rappresenta, per le comunità, un’opportunità per ripensare e ricostruire i luoghi in cui viviamo; ci troviamo ad affrontare numerose sfide, quali il cambiamento climatico e la crisi economica, e le soluzioni che i leader politici ci propongono non sono in grado di affrontare tali questioni in maniera adeguata. In tanti paesi che conosco, e qui nel Regno Unito, le gente dice che si è installata una solitudine epidemica: quale genere di modello economico crea una solitudine epidemica come effetto collaterale? Secondo Transition, possiamo fare molto nei luoghi in cui viviamo, possiamo ripensarli e ricostruirli in modo straordinario se pensiamo al cibo, all’energia, all’economia locale, avvicinando le persone tra loro, donando nuova linfa alle nostre economie e creando il mondo che desideriamo.

Sostenibilità” è una di quelle parole che hanno quasi perso il loro significato originario: sono stato a un’esposizione dove si parlava di edilizia e ho potuto constatare quanto la parola “sostenibilità” sia abusata, ad es. si parlava di “calcestruzzo sostenibile”, un vero ossimoro! Ma “sostenibilità” significa anche che dobbiamo essere in grado di sostenere la vita su questo pianeta, abbiamo bisogno di un’economia, di un modus operandi che ci consenta di non dover più parlare delle generazioni future con un punto di domanda. Di conseguenza è fondamentale trovare il modo di sostenerci, ma ritengo che ci sia sempre un rischio nascosto da qualche parte. Anche la parola “transizione” comincia a essere utilizzata in modo inadeguato, oppure il termine “resilienza”, utilizzato per difendere cose piuttosto spiacevoli. “Sostenibilità” è ancora una parola importante, ma dobbiamo essere molto chiari sul suo significato; per me il significato che le attribuiscono le aziende è davvero inappropriato e abbiamo bisogno di linfa fresca, in tempi rapidi.

Ritengo che una delle cose fondamentali che la politica debba fare sia ascoltare le persone e spostare il fulcro verso le economie regionali e locali, offrendo alle comunità strumenti per consentire loro di modellare le loro economie come desiderano e per proteggersi dalla natura predatoria delle grandi aziende. E possiamo osservare in tutto il mondo che quando i gruppi di transizione sono in grado di lavorare, possono ottenere risultati straordinari. Qui, nel Regno Unito, fino a un anno fa abbiamo visto un’esplosione di progetti energetici comunitari, avevamo comunità che sviluppavano modelli in cui le persone del posto potevano investire milioni di sterline in aziende energetiche comunitarie che generavano energia ma non solo, perché creavano anche connessioni, comunità, aziende, tante cose diverse. Il governo britannico, molto vicino alle aziende di combustibili fossili, ha modificato la legge e nell’ultimo anno abbiamo visto l’avanzamento solo di dieci nuovi progetti energetici comunitari. Hanno strozzato un settore emergente, pertanto è molto importante che il governo chieda ai promotori di queste iniziative, quali i progetti energetici comunitari o i progetti alimentari comunitari: di che cosa avete bisogno? Come possiamo aiutarvi? E il suo ruolo è aiutare le iniziative che arrivano dal basso, non dominare con idee imposte dall’alto, perché le migliori idee, secondo me, arrivano sempre dalle comunità e dobbiamo progettare il nostro sistema politico sulla base di questo principio.

L’Italia è diversa dalla Francia, nota in tutto il mondo per la sua tradizione alimentare locale e i mercati vivaci. Ma la Francia sta gettando tutto questo alle ortiche a una velocità terrificante: penso che il numero più alto di Mc Donald’s al di fuori degli Stati Uniti sia proprio in Francia. L’Italia invece apprezza ancora il cibo locale e il legame tra cibo e realtà locali in ambito culturale e storico e ciò costituisce una base fondamentale. L’Italia può anche contare su un clima migliore, tanto sole, e vanta una tradizione importante in riferimento alla democrazia regionale, comunale… Anche se i miei amici che lavorano in Transition affermano che ogni volta che vuoi cambiare qualcosa c’è sempre una legge che te lo impedisce. Anche se rintracci la persona che ha scritto la legge, questa non ricorda nemmeno perché ha usato determinate parole in un determinato contesto. L’Italia sembra avere lo spirito giusto per valorizzare le particolarità locali. Questo costituisce una base importante da cui partire per costruire la transizione. Nella mia esperienza in Italia ho visto molti giovani realmente affascinati da questo approccio e che possono ricoprire un ruolo importante per trasformare le nostre economie, sempre più globali e dominate da poche aziende, per favorire quel ritorno a una concezione più locale e per creare enormi opportunità per avviare nuove attività, acquisire nuove esperienze e competenze, etc. pertanto sono più fiducioso per l’Italia di quanto non sarei per tanti altri paesi europei.