I risparmiatori non devono più essere lasciati soli

di MoVimento 5 Stelle Europa

La situazione di Veneto Banca, di Banca Popolare di Vicenza, di Monte Paschi di Siena e ancor prima delle quattro banche che sono ormai in bail-in, ha evidenziato, a mio modo di vedere, la presenza di una crisi di sistema, quello che fino a oggi si è voluto negare, ma che in realtà viviamo quotidianamente nella disperazione, nelle difficoltà delle persone, in coloro che hanno perso tutto e che hanno, più che altro, smarrito la fiducia in un sistema pubblico del risparmio, in un sistema pubblico di vigilanza sull’operato di chi doveva assicurare e proteggere i legittimi interessi dei cittadini.

La dimensione italiana è una dimensione riduttiva, ormai il sistema di vigilanza è europeo, il mercato bancario è sovranazionale e dunque limitarlo all’Italia sarebbe anche ingeneroso verso la nostra economia: la consapevolezza dev’essere quella che il risparmiatore deve avere una tutela, deve essere protetto. I diritti fondamentali, il risparmio popolare, quel risparmio che è ancorato ai bisogni della persona ancor prima che ai rapporti economici e patrimoniali non può rimanere senza protezione nel nostro ordinamento e nell’Unione Europea e in questo senso noi abbiamo ritenuto di assumere un’iniziativa sovranazionale, al di fuori delle beghe locali di questa situazione conflittuale, anche di interessi tra interessi pubblici e privati, pensiamo soltanto che la nostra autorità di vigilanza vive questa contraddizione di fondo tra un management, una governance sicuramente di nomina pubblica, una natura giuridica di ente pubblico, ma una proprietà delle banche private controllate e, se questo magari può essere formalmente in linea con i principi, diciamo, del nostro ordinamento, in realtà crea un’aporia nel sistema e rafforza quel senso di sfiducia che viviamo e che è vissuto dalle persone nel dramma di questi giorni.

Il tema è delicato ed è amplificato oggi dalle nuove misure. Il clima di sfiducia che ormai si è ingenerato, diffuso e che è stato rafforzato dalle nuove misure in tema di gestione delle crisi bancarie, il fenomeno del bail-in ad esempio, e oggi il sistema pretende alla fine dai risparmiatori una cultura finanziaria, una competenza che, a mio modo di vedere, va oltre quei limiti ordinari. È indispensabile un sistema pubblico di controllo e questo, tra l’altro, noi lo troviamo scolpito nella nostra costituzione all’articolo 47, in particolare al secondo comma laddove, appunto, lo stato incoraggia i risparmi nell’investimento. È dunque inammissibile che il cittadino debba essere così lasciato solo, sono stati lasciati soli tanti risparmiatori che oggi, al di là della qualificazione se truffati o meno, ma che comunque hanno perso tutto e questo, a mio parere, non è un segnale di civiltà giuridica del nostro sistema. Recuperare questa fiducia significa affermare il principio per cui le autorità pubbliche di vigilanza debbano rispondere del loro operato laddove, ovviamente, questo operato sia posto in violazione dei doveri istituzionali e funzionali e abbia creato un danno ai risparmiatori.

In questa prospettiva di sfiducia del cittadino nei confronti del sistema io credo si inserisca perfettamente l’iniziativa di questo ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, un’iniziativa che è giuridica ma che è anche ispirata a un ideale di politica alto a difesa dei bisogni delle persone e che si ispira direttamente ai valori fondamentali della nostra costituzione, che noi ritroviamo negli articoli 2 e 3 della stessa, la centralità della persona e la prevalenza della persona rispetto al patrimonio, della categoria dell’essere su quella dell’avere, impone a tutti quanti noi la consapevolezza dell’esigenza di rendere adeguate ed effettive le misure a riparo e a tutela di questi diritti fondamentali.

Sapere che c’è un soggetto pubblico che risponde del proprio operato garantisce ancor di più il funzionamento del sistema e quindi il recupero di questa fiducia fondamentale per un corretto funzionamento del mercato bancario.

 Certo, questo ricorso credo abbia proprio la funzione di rappresentare un’iniziativa tesa a costituire una forma di spartiacque tra quello che è stato finora e quello che sarà un domani.

Il ricorso non ha precedenti specifici e, se mi è consentito, non ha nemmeno precedenti il fatto che una forza politica abbia promosso nell’interesse dei cittadini un’iniziativa che è giuridica ma che è ispirata a recuperare dei valori fondamentali del nostro, diciamo, ordinamento e della nostra comunità e in questo senso credo sia una pagina importante nella storia di quelle che sono le pagine del nostro diritto bancario e possa quindi rappresentare un momento di approfondimento necessario e di costruzione per un futuro più equo e più adeguato a quelli che sono gli interessi in gioco.



Il tema della responsabilità dei dirigenti delle aziende bancarie è un tema molto sentito e peraltro, devo dire, ci riporta anche a una giusta dimensione del problema. Teniamo presente che le banche sono anche delle aziende dove lavorano persone che si impegnano, si sacrificano e investono anche la loro dignità e la loro credibilità personale e anche queste persone sono state gravemente danneggiate da questa crisi e dall’inadeguatezza del management in molti casi e dalla mancanza totale di controllo e quindi da questa sensazione di impunità e quindi affermare il principio della responsabilità del management bancario molto spesso pronto ad abbandonare la nave in burrasca con lauti guadagni e poi a guardare dall’alto di qualche altra poltrona la crisi delle famiglie ma anche delle banche stesse ci spinge a un impegno importante, significativo, e a dare, insomma, un segnale forte alle nostre comunità in tal senso.