#ProgrammaEsteri: Sovranità e indipendenza

La tappa di Frosinone dell’#ObiettivoEsteriTour approfondirà proprio questo tema. Appuntamento oggi alle ore 11 presso l’Auditorium “Paolo Colapietro” in via Grappelli (vicinanze Campo Coni). Sempre oggi dalle ore 17, invece, parleremo a Napoli di un altro punto del programma ovvero “Sovranità e indipendenza”. Segui le dirette qui: goo.gl/9FqwqF

di Alberto Aubert, professore Università degli Studi Roma Tre

Tutti sappiamo, è quasi banale ripeterlo, che è esattamente sulla triade Stato-Nazione-Popolo che si fonda la sovranità entrata in crisi negli ultimi 30 anni. Sono emerse forme di legittimazione diverse, estranee rispetto allo Stato sovrano nazionale. Le conosciamo tutti, sono forme diverse di legittimazione interne agli Stati ma soprattutto esterne agli Stati, e qui è chiaro a che cosa facciamo riferimento: i soggetti delle grandi multinazionali, i mercati finanziari, i processi di integrazione e poi unificazione europea.
Tutti elementi che hanno tolto agli Stati sovrani le funzioni fondamentali attraverso cui quella sovranità si è esercitata, sovranità monetaria, sovranità militare, il diritto di guerra e di pace eccetera.

L’unilateralismo che è venuto fuori negli ultimi 30 anni, rispetto alle grandi concentrazioni di potenza mondiale e rispetto alle aree geografiche critiche, non è mai passato per decisioni che potessero investire le rappresentanze popolari. Il problema della sovranità oggi è questo: come trovare nuovi criteri di legittimazione e di rappresentanza dentro una realtà che ormai vede i grandi soggetti internazionali, le multinazionali, i mercati finanziari, operare in maniera deterritorializzata, ma che vede anche lo sgretolarsi della vecchia idea e composizione sociale del popolo? Come si costruisce sovranità, cioè potere di decisione? Perché di questo si tratta, potere di decisione sulla base di soggetti che ormai scavalcano completamente l’ambito nazionale.

Su questo bisogna riflettere, e su questo non credo ci possano essere soluzioni teoriche, nel senso che tutta quelle che sono state proposte sono clamorosamente fallite. Una fra tutte è l’idea di governance: cioè non valendo più l’elemento tipico degli Stati sovrani, dello stato di diritto, della legge in quanto esercitata all’interno dei confini nazionali, non valendo più questo elemento ormai disgregato, si è passati all’idea della governance, e cioè ad un tipo di produzione normativa più puntuale, più pluralista, più elastica e più attenta alla effettività della norma che non alla sua legalità.

Ma se guardiamo all’Europa questo modello è clamorosamente fallito (e probabilmente non solo in Europa) ed è solo un esempio. Quindi rimane il nodo del nuovo criterio di legittimazione, di funzionamento della sovranità, che possa essere risolto elaborando teorie. Io credo che soltanto la prassi, e cioè movimenti, iniziative organizzative che possano sorgere dal basso, possano definire nuove forme di sovranità che tengano conto di quanto abbiamo sin qui detto, e cioè dell’assoluta impossibilità di riproporle solo sul terreno dello Stato Nazione.