Giustizia per le vittime dei reati violenti: la proposta del MoVimento 5 Stelle

di Vittorio Ferraresi

Siamo in un Paese in cui le denunce sono in calo per un unico motivo: i cittadini sono stanchi e non credono più nella giustizia. Forse perché non c’è certezza della pena, forse perché la prescrizione falcidia ogni anno più di 130.000 procedimenti penali, forse perché i Tribunali sono intasati e le forze dell’ordine hanno drammatiche carenze di organico, forse perché i cittadini stessi non hanno più le forze e le risorse per andare avanti in battaglie di legalità, quando lo Stato è il primo a dare un esempio di non rispetto della legge e di ostacolo alla giustizia (dopo il salvataggio del condannato Minzolini, in Senato, è di queste settimane la notizia che il Governo Gentiloni ha tagliato 80 milioni di € in 3 anni alle intercettazioni, ovvero l’unico strumento veramente efficace nelle mani dei magistrati). Il MoVimento 5 Stelle ha un’altra idea di giustizia: è la giustizia che lavora per i cittadini e che risarcisce le vittime per quanto è dovuto.

William Pezzullo, un giovane bresciano rimasto vittima di una tremenda tragedia. Una vita rovinata da due criminali – che l’hanno sfregiato con l’acido riducendolo quasi alla cecità – e da uno Stato assente. Il tribunale ha condannato i due aggressori ad un risarcimento di un milione di euro, cifra che non è nella loro disponibilità. Per questa ragione William non vedrà nemmeno un euro. (Puoi aiutarlo con una donazione qui)

David Raggi, un ragazzo di Terni che è stato sgozzato senza un perché in mezzo ai suoi amici più cari di fronte al suo bar preferito, da un ubriaco nel marzo 2015. Nemmeno la sua famiglia vedrà mai un euro. Perché? Perché chi ha richiesto il risarcimento ha un reddito troppo alto per riceverlo (ben 13.500 euro all’anno…).

Davide Fabbri, barista di Budrio, in provincia di Bologna, ucciso con un colpo di pistola durante un tentativo di rapina, potrebbe ricevere lo stesso trattamento, nel caso non venisse preso l’assassino.

Perché? I governi italiani a lungo non hanno recepito la direttiva europea 2004/80 che impone che ciascun Stato membro sia dotato di “un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti. Per questo, sono state aperte ben due procedure di infrazione contro il nostro Paese.
Il governo si è svegliato a Luglio del 2016, e con la legge 122 (artt. 11-16), l’Italia si è finalmente dotata di un criterio di indennizzo per le vittime dei reati intenzionali violenti, allocando le risorse all’interno Fondo per le vittime di mafia, terrorismo ed usura.
Ovviamente, come spesso accade con i provvedimenti targati PD, la legge è nient’altro che uno spot per dire “l’abbiamo fatto”, ma i cittadini non ne avranno nessun beneficio: innanzitutto perché ad oggi mancano i decreti attuativi, nonostante la legge dicesse chiaramente che questi dovevano essere emanati entro 6 mesi; e soprattutto perché il fondo è pressoché inaccessibile per le vittime. E la ciliegina sulla torta: l’Italia rischia di nuovo una procedura di infrazione, perché il provvedimento dell’ex Governo Renzi è assolutamente insufficiente a garantire i diritti delle vittime.

Se la vittima, infatti, non dovesse riuscire ad ottenere il risarcimento dal delinquente, perché rimasto ignoto o perché magari nullatenente, ci sono quattro paletti assolutamente vergognosi che ostacolano l’accesso al fondo:

1) L’indennizzo è corrisposto alla vittima solo se questa è titolare di un reddito annuo, in base all’ultima dichiarazione, non superiore a euro 11.528,41 (cioè non superiore a quello previsto per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato)!
2) Per ottenere il risarcimento, la vittima non dovrà aver concorso al reato, anche colposamente, ovvero senza volontà.
3) Infine, la vittima non dovrà aver percepito, per lo stesso fatto, somme erogate a qualunque titolo da soggetti pubblici o privati; ovvero se ha ricevuto 100 euro, ma il danno è di 10.000 euro, non potrà richiedere il restante al fondo.
4) Il risarcimento si limita alle sole spese mediche e assistenziali, fatti salvi i fatti di violenza sessuale e omicidio. Quindi la vittima non potrà chiedere il danno morale o il danno patrimoniale, per esempio nel caso in cui non possa più svolgere attività lavorativa.

E’ evidente che così non va. Il Governo Renzi ha cercato di tenere buona l’UE – guarda caso – ma se ne è infischiato dei cittadini vittime dei reati violenti e delle loro famiglie. La nostra proposta è quella di ripensare il fondo per le vittime di questo tipo di reati, in modo che sia accessibile a più cittadini e comprenda quanto dovuto realmente alla vittima, ovvero l’intero danno. Crediamo che in questo momento lo Stato debba stare vicino alle vittime dei reati e alle loro famiglie, soprattutto quando a causa delle sue mancanze i cittadini non riescono ad avere sicurezza e le vittime non riescono ad avere giustizia.