Facciamo un tagliando alle Leggi

di Luigi Di Maio

L’Italia è ai primi posti in Europa per numero di leggi, ce ne sono ben 25mila in vigore. Quindi il problema non è tanto la produzione – siamo a una nuova legge ogni 5 giorni – quanto la verifica del loro funzionamento. Da vicepresidente della Camera presiedo il Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione e fin dall’inizio mi sono impegnato per l’avvio di una riflessione sull’attività di controllo parlamentare e questo primo rapporto annuale ne è il prodotto finale. Un “numero zero” da lasciare nelle mani del Parlamento, del Governo e dell’opinione pubblica, uno strumento molto importante per i cittadini e per tutti gli attori istituzionali a partire dal Governo che non risponde alle interpellanze e non dà seguito agli atti d’indirizzo. Ma andiamo a vedere.

In Italia, come detto, ci sono 25mila leggi in vigore
e, considerando anche gli atti normativi del Governo, entra in vigore un atto con valore di legge ogni 2 giorni e mezzo, mentre manca un serio controllo per verificare il loro funzionamento. Questo succede anche perché chi le fa troppo spesso sa che non verranno poi controllate. Abbiamo leggi scritte male che creano problemi alla magistratura che deve applicarle e questo crea un grosso problema.

In questa legislatura il governo ha risposto solo al 35,5 per cento
degli atti ispettivi, ovvero interpellanze e interrogazioni. Praticamente risponde solo agli atti urgenti. La maglia nera spetta proprio alla Presidenza del Consiglio di ministri. Col governo Renzi, la Presidenza del Consiglio ha risposto solo al 23% delle interrogazioni. Peggio ha fatto Gentiloni, con una percentuale scesa al 12% di risposte. Consiglio a Palazzo Chigi di iniziare a rispondere agli atti ispettivi. E’ suo dovere.

Altro aspetto importante è quello delle relazioni. Secondo la normativa ci sono alcuni obblighi per Governo ed enti non governativi di redigere dei rapporti che raccontino lo stato dell’arte su alcuni temi e interventi legislativi. Di questi report il governo ne presenta il 60%, dunque quattro rapporti su dieci non vengono consegnati al Parlamento.

Ci sono poi gli atti d’indirizzo. La Camera e il Senato rappresentano la volontà popolare, e, dunque, secondo i regolamenti possono, anzi devono, dire al Governo cosa fare su determinati argomenti. Per questo esistono risoluzioni, mozioni e ordini del giorno. Il problema è che il governo non segue praticamente mai queste indicazioni. Viene presentata una nota di attuazione agli atti d’indirizzo solo nell’8 per cento dei casi. La maglia nera spetta al ministero dell’Economia che non ha mai elaborato una nota di attuazione per tutto il 2016.

In un momento storico in cui, ormai da tempo, la funzione legislativa viene sempre più esercitata dal Governo a dispetto del Parlamento – penso ai tanti decreti ma anche ai tanti testi che arrivano già blindati dalla questione di fiducia – il controllo parlamentare diventa non solo necessario ma fondamentale. Anche perché anche in Italia esiste, almeno, un buon esempio: la legge che ha introdotto gli ‘ecoreati’ nel codice penale, la cosiddetta “legge Micillo”.

In seguito alla sua approvazione, nel 2015, si è proceduto a una verifica sull’efficacia delle norme approvate. Sono state scelte delle procure ‘campione’ che hanno compilato un questionario. I dati raccolti sono stati elaborati dalla Commissione sul ciclo dei rifiuti che ha prodotto una relazione discussa nella stessa commissione. Il risultato evidenzia come ci sia stata una importante attenzione da parte degli Uffici giudiziari che ci hanno comunicato come stanno procedendo nell’applicazione della legge, le principali difficoltà interpretative e la necessità di maggiori risorse finanziarie e personale specializzato. Questi feedback ci consentiranno di migliorare la norma o stimolare le procure verso buone pratiche adottate.

Ecco, questo stesso lavoro andrebbe fatto anche per altri provvedimenti. C’è la necessità di rafforzare la funzione di verifica sull’attuazione della leggi. Non basta approvare le norme, vanno attuate e monitorate. In Europa esistono due modelli di controllo: quello con delle commissioni permanenti parlamentari e quello con organi ad hoc, che si è dimostrato più efficace.

E’ per questo che continuiamo il nostro lavoro: proseguiremo fino a formalizzare una proposta alla Giunta per il regolamento della Camera.