Milano, l’amministrazione Sala e le mura di cemento

di Gianluca Corrado, Patrizia Bedori, Simone Sollazzo – consiglieri MoVimento 5 Stelle Milano

Il Comune di Milano avrebbe dovuto essere, come promesso dal sindaco Sala, una casa di vetro, totalmente trasparente. Invece dopo solo 7 mesi quei vetri si sono trasformati in mura di cemento, e settimana scorsa hanno nascosto a tutta la cittadinanza la discussione della mozione di censura a Roberta Cocco, l’assessora alla Trasformazione digitale del Comune di Milano e contemporaneamente manager in aspettativa e azionista per quasi quattro milioni di dollari di Microsoft.

Il Pd, grazie all’assist del centrodestra, non ha permesso un dibattito aperto sulla scandalosa vicenda Cocco, ma ha utilizzato lo strumento della mozione di censura per discutere a porte chiuse l’imbarazzante vicenda. Lo strumento della censura non si vedeva a Milano dai tempi di Tangentopoli!

La trasparenza evidentemente non è nelle corde della giunta Sala.

Se non c’è nulla da nascondere, perché Mr Expo, la Cocco e tutta la maggioranza si sono nascosti non permettendo ai cittadini e stampa di assistere alla seduta?

È evidente come sia mancato il coraggio di far vedere ai milanesi che quel conflitto d’interesse per Sala ed il Pd non esiste visto che la loro maggioranza ha salvato l’assessore azionista di Microsoft.
D’altronde questa non è che la degna prosecuzione di una vicenda che di trasparente non ha mai avuto nulla. Prima il ritardo nella pubblicazione con il conseguente mancato rispetto della legge per mesi, poi i motleplici errori nei documenti pubblicati con un maldestro tentativo di tener nascosti i quasi 4 milioni di dollari di azioni Microsoft possedute.

Azioni che sicuramente avranno un peso quando l’assessora Cocco si troverà a decidere se destinare milioni di euro alla sua azienda o a un’altra concorrente; sia direttamente che indirettamente. Per il M5S la Cocco non può continuare a rimanere dov’è. Non vorremmo ritrovarci, al prossimo appalto che vedrà coinvolto Microsoft, davanti un’altra audizione a porte chiuse. Le porte devono essere sempre aperte. E le istituzioni sempre trasparenti.

Il PD si è autoassolto, ma il conflitto di interessi rimane e per noi è inaccettabile.