Lo scandalo dei vitalizi in Trentino

di Riccardo Fraccaro

Il centrosinistra al governo dimostra ancora una volta la sua vera strategia: tagliare i diritti dei cittadini per alimentare i privilegi della partitocrazia. Lo vediamo ogni giorno in Parlamento ed è accaduto anche in Trentino Alto Adige con lo scandalo dei vitalizi.
Nel 2012 i consiglieri regionali approvarono una riforma truffaldina delle pensioni d’oro, che ufficialmente doveva ridurre la spesa pubblica destinata ai vitalizi, compensando questa riduzione con una buona uscita da incassare al compimento di 60 anni. Peccato, però, che l’ammontare di questa liquidazione sia stato calcolato gonfiando generosamente i parametri su rendimento e aspettativa di vita, prevista addirittura fino all’età di 85 anni. I vitalizi non furono aboliti, ma sostituiti da assegni che in alcuni casi superavano il milione di euro!


Il M5S denunciò questa vergogna, ma ovviamente i partiti fecero spallucce dandoci dei populisti.
Grazie alla nostra azione politica, però, vennero fuori i nomi e le cifre: 130 fra consiglieri ed ex consiglieri si sono spartiti un capitale di oltre 90 milioni di euro.
L’indignazione che montava tra i cittadini e la pressione del M5S costrinse i partiti ad affrontare di nuovo la questione dei vitalizi. Ancora una volta, però, la montagna partorì il topolino: la legge di riforma dei vitalizi approvata in fretta e furia nell’estate del 2014 si risolse con una mini sforbiciata, che chiedeva a consiglieri ed ex consiglieri la restituzione del 28% del vitalizio. Su un totale di 90 milioni, si trattava, quindi, di recuperarne 29,4. Briciole, rispetto ai montepremi che i consiglieri del Trentino Alto Adige si erano nel frattempo assicurati.

Una legge che il M5S ha criticato fin dall’inizio, non solo per i tagli irrisori, ma anche perché si tratta di una restituzione solo temporanea: la parte più consistente delle restituzioni (circa 20 milioni di euro) doveva, infatti, venire da quei consiglieri obbligati a restituire tutto l’anticipo perché non avevano ancora i requisiti anagrafici (60 anni), ma che una volta maturata l’età pensionabile si vedranno accreditata gran parte della cifra restituita. Ma l’aspetto più vergognoso è quello dei ricorsi: 62 consiglieri ed ex consiglieri, infatti, si sono rifiutati di restituire persino quel poco che la legge regionale impone! Se davvero il Pd e i suoi alleati sono contro i vitalizi, perché non si decidono ad espellere chi ancora si rifiuta di restituire i soldi incassati indebitamente?
Quello che sta accadendo in Trentino Alto Adige deve servire da lezione: noi non ci fermeremo finché i vitalizi non saranno aboliti, non solo a Trento e Bolzano, ma in tutta Italia. Nel 2011 dopo aver approvato la legge Fornero sulle pensioni, che ha pesantemente danneggiato milioni di italiani, i partiti si sono riuniti nell’Ufficio di presidenza e, senza il controllo dell’opinione pubblica, hanno deciso che quella riforma non sarebbe stata applicata ai parlamentari.

A loro basta una legislatura per incassare la pensione già a 65 anni. Noi allo stesso modo, con una semplice delibera, vogliamo abolire questo privilegio medievale.
È una questione di equità. Bastano 5 minuti e l’alzata di mano di una ventina di persone per impedire che il 15 settembre scatti l’ennesimo privilegio. Vogliamo che anche i parlamentari abbiano una #PensioneComeTutti. E se riusciamo a normalizzare il Parlamento, allora riusciremo a normalizzare anche il Paese.