Lettera aperta ai cittadini delle zone colpite dal terremoto

di MoVimento 5 Stelle

Sono passati più di sei mesi dalla prima scossa di terremoto. Abbiamo assistito alla sofferenza per il dramma che avete vissuto e che continuate a vivere a causa dell’immobilismo dello Stato, e riteniamo che sia giunto il momento di scrivervi e di parlarvi direttamente. A voi, cittadini e amministratori delle zone colpite dal sisma, a voi che abitate nel cuore dell’Italia, un territorio bellissimo e ricco di storia, tradizioni, cultura che è stato abbandonato da ben due Governi inefficienti e colpevolmente lenti. Sì, perché alla fine i fari su di voi si sono spenti e se questo non è successo già nei mesi precedenti è soltanto perché purtroppo, si erano verificate altre, violente, scosse. A voi servono soluzioni, efficienza e organizzazione. Per ottenerli la visibilità, i fari accesi, sono necessari, perché purtroppo in Italia per ricevere quello che ci dovrebbe spettare di diritto è diventato indispensabile alzare la voce, battere i pugni. Avete già promosso varie iniziative e riteniamo che sia giusto continuare a farlo per rivendicare i vostri diritti . Per smuovere lo Stato dovete tiralo per la giacchetta e far sentire forte la vostra voce. Il MoVimento 5 Stelle è convintamente non violento, ma la non violenza non significa inerzia.

Le istituzioni non possono permettere che una porzione di paese resti in ginocchio, che ci siano zone a rischio spopolate, che ci vogliano anni, forse decenni, prima che nei vostri territori il tessuto sociale e imprenditoriale si rimetta davvero in moto. Non accettate questo senso di sconfitta fatalista.

La volontà è il motore più forte, quello che rende possibili anche le cose più difficili, ed è ciò che manca a chi sta gestendo questa emergenza: non c’è la feroce determinazione a investire su questa parte di Italia e sulla sua rinascita. Non è altrimenti credibile che dopo i terremoti del Belice, del Friuli, dell’Irpinia, dell’Umbria e dell’Abruzzo ci troviamo ancora gestire il post sisma in modo così lento, disorganizzato, approssimativo, caotico, incerto.

Da mesi cerchiamo di mantenere alta l’attenzione su questa drammatica situazione. Da mesi avanziamo proposte costruttive per trovare soluzioni efficaci e tendiamo la mano al governo, per ricevere in cambio solo risposte negative. Dopo aver lanciato già ad ottobre l’allarme sull’avvicinarsi dell’inverno, adesso ne lanciamo un altro: se non cambia tutto, subito, in meglio, ci ritroveremo in un batter di ciglia con il prossimo inverno alle porte. E avremo perso un anno. Non ce lo possiamo, non ve lo potete permettere di ritrovarci punto e a capo tra 12 mesi. Quei riflettori si devono riaccendere, lo Stato ci deve mettere la faccia e voi avete diritto di tornare nelle vostre case e nelle vostre terre.

Tutto quello che non va e non funziona lo sapete bene perché lo vivete tutti i giorni sulla vostra pelle. La realizzazione delle casette e l’individuazione dei terreni dove installarle vanno tremendamente a rilento: vogliamo evitare che questo ritardo possa finire con il giustificare la decisione di acquistare edifici privati individuati sull’intera superficie dei territori regionali, così come previsto nel nuovo decreto. Non essendo previsti vincoli di territorialità, i cittadini del cratere alla fine potrebbero essere costretti ad accettare una soluzione lontana dalle proprie terre: l’esodo.

Questa che sottolineiamo è solo la prima criticità, ma l’elenco dei fallimenti è quasi infinito: le stalle sono arrivate con il contagocce (e spesso hanno caratteristiche tali da rendere difficoltoso l’alloggiamento degli animali e da non garantire il loro benessere); la rimozione delle macerie va molto a rilento; i beni mobili giacciono all’interno degli immobili lesionati, motivo per cui non si è ancora provveduto né al recupero degli stessi e né tantomeno all’individuazione di edifici utili per la custodia provvisoria; i cittadini sono alloggiati negli alberghi sulla costa e soffrono di un comprensibile disagio psicologico; migliaia di case sono inagibili e altre sono in attesa delle verifiche; decine di cimiteri sono ancora inagibili, edifici storici e religiosi di inestimabile valore ancora adesso non sono messi in sicurezza; la maggior parte delle attività produttive inagibili non sono ancora state riattivate, mentre quelle che hanno subito danni indiretti dal terremoto stanno ancora aspettando un sostegno; strade comunali e provinciali attendono di essere messe in sicurezza e di tornare agibili e percorribili, molti sindaci – che in diversi casi non dispongono né del personale né del “know how” per gestire criticità così grandi – sono stati lasciati soli a gestire l’emergenza. La “No tax area” è necessaria, vitale, l’abbiamo chiesta in ogni modo, ma è evidente che il governo non è intenzionato a istituirla.

Il cratere che il terremoto ha lasciato è lo specchio di uno Stato e di un Governo che lascia il Paese alla deriva, ma il corso di questa storia non è ancora segnato: si può ancora cambiare quel corso, lottando. Noi ci crediamo e sappiamo che anche voi, malgrado la montagna da scalare sia altissima e nonostante i tanti timori e le già troppe delusioni subite, non siete disposti a gettare via la vostra vita, il vostro mondo. Fate sentire la vostra voce, la partita è persa solo quando ci si dichiara sconfitti.