Le indegne nomine del marchese del giglio

di MoVimento 5 Stelle

Il Governo venga immediatamente a riferire sui criteri e le modalità di conferma e rimozione dei vertici delle partecipate perche queste società statali non sono “cosa vostra”. Infatti le nomine delle più importanti società partecipate dello Stato sono state volute e decise da Renzi in riunioni carbonare con pezzi della maggioranza di centrodestra. Le scelte dei vertici di Enav, Enel, Eni, Leonardo-Finmeccanica, Poste Italiane e Terna non sono state decise dal Mef ma, con il consenso tacito del ventriloquo dell’ex premier, Paolo Gentiloni, sono state ratificate nelle segrete stanze del potere renziano. Il giglio magico ha tentacoli ovunque e, a poco meno di un anno dalla scadenza della legislatura, conferma i suoi uomini al vertice delle maggiori aziende partecipate, in modo da condizionare anche il lavoro del futuro esecutivo che dovrà avere a che fare con gli uomini scelti da Renzi.

Questa cosa è grave perché, a capo di importanti asset strategici per il nostro Paese sono state collocate delle persone che non hanno nessun programma per lo sviluppo delle aziende e che risponderanno agli interessi dell’esecutivo morente, fotocopia del precedente, che li ha designati e che resterà in carica ancora per pochi mesi. Tutto ciò è scandaloso perché i vertici delle aziende strategiche per il Paese, che gesticono migliaia di dipendenti, e che rappresentano il nerbo cruciale dell’economia italiana, rispondono a vergognose logiche spartitorie, senza una pianificazione per il futuro, che viene ipotecato da uomini a servizio del potere, invece di essere a servizio dei cittadini.

Bisognava bloccare le nuove nomine, prorogando le cariche fino all’avvento del nuovo esecutivo, eccezion fatta per i dirigenti coinvolti in inchieste giudiziarie, vedi Mauro Moretti, condannato in primo grado a sette anni per la strage di Viareggio, che avrebbe dovuto essere sostituito dall’esecutivo il giorno dopo la sentenza dei giudici e che è stato mandato via solo in questa nuova tornata di nomine. E comunque non dovrebbero essere presi in considerazione coloro che sono coinvolti, a vario titolo, in inchiste giudiziarie. Se ciò non bastasse è importante dire che i nominati sono tutti amici o vicini al dimissionario segretario del Pd e, per designarli, sono state seguite le tipiche logiche lottizzatorie della Prima Repubblica. Non è stato adottato il criterio del merito o dell’esperienza in un determinato settore, ma solo logiche spartitorie legate al mantenimento del potere e dell’influenza su pacchetti di voti al momento delle elezioni.

Avere delle indagini in corso, quindi, continua ad essere un merito per essere scelto alla guida di un’importante azienda. Ad esempio il banchiere Profumo, che ha in corso due udienze preliminari per la bancarotta dell’azienda Divania e per i bilanci di Mps, per le cui vicende le procure hanno chiesto il processo, è stato designato per guidare Leonardo-Finmeccanica, senza avere nessuna esperienza del comparto. Da più parti si scrive che è stato scelto proprio per fare lo spezzatino di Leonardo da dare in pasto a Francia e Stati Uniti. Claudio De Scalzi, indagato per corruzione internazionale in merito alla questione delle presunte tangenti nigeriane, è stato riconfermato alla guida dell’Eni, coaudiuvato dall’inossidabile Emma Marcegaglia. Per non parlare dell’enorme conflitto d’interessi di Profumo, presidente e socio di Equita, banca d’investimento che opera anche sulle azioni di Leonardo, società che proprio lui andrà a dirigere. Nel cda dell’Enel è stato confermato il signor Alberto Bianchi presidente della Fondazione Open, finanziatore delle campagne elettorali di Renzi, nonché consulente della Consip, ormai nota per le vicende giudiziarie che coinvolgono il ministro Lotti e Tiziano Renzi, guidata Luigi Marroni.

Al posto di Caio, reo di non essere abbastanza renziano, alle Poste andrà Matteo Del Fante, fiorentino e formatosi in JpMorgan. L’elenco dei petali del giglio è così esteso che ci vorrebbero un paio di giorni per parlarne. Insomma per il Pd renziano banche e banchieri, amici e componenti del giglio tragico continuano a farla da padroni nelle aziende di Stato. Il tutto mentre Padoan e Gentiloni ratificano, ossequiosi e genuflessi, la lista del ‘marchese del Giglio’, scritta fuori dalle istituzioni. Noi chiediamo a questo esecutivo, ombra del vero governo di Rignano dove regnano babbi, figli, banchieri e imprenditori, di correre immediatamente in Parlamento a spiegare e chiarire in base a quali criteri e a quali logiche siano state fatte queste nomine e, soprattutto, chi le ha volute e dove sono state decise. Se fossimo in un Paese serio il titolare del Tesoro, Pier Carlo Padoan, che è il primo azionista della maggior parte di queste aziende partecipate, avrebbe respinto l’indegna logica spartitoria propostagli da Matteo Renzi e avrebbe già spiegato alle Camere tutto quanto.

Per il Marchese del giglio e i suoi seguaci ci sono solo poltronissime che tengono strette, fino ad occuparle tutte, fregandosene della produttività e del futuro delle maggiori aziende statali, costruite grazie ai proventi delle tasse degli italiani.