Cimici, braciolate e donazioni: la storia del sabotaggio dell’inchiesta Consip

 

di Davide Vecchi

L’inchiesta Consip, che sta coinvolgendo buona parte del Giglio Magico ormai in maniera evidente, è stata avviata dalla Procura di Napoli a fine 2015 ed era finalizzata ad individuare una presunta corruzione su un appalto enorme da 2 miliardi e 700 milioni di euro sulla Consip appunto, che è la società che gestisce gli acquisti per tutta la pubblica amministrazione. La Consip era stata creata proprio per evitare eventuali corruzioni, e invece la Procura di Napoli aveva individuato in Alfredo Romeo -imprenditore già arrestato e poi archiviato comunque con reati sempre legati alla corruzione negli anni passati- il tentativo di rivolgersi alla Consip, e quindi a Marroni che era amministratore delegato, per gestire, guidare, pilotare degli appalti e delle gare ai quali lui era interessato.

Gli amici di Renzi e l’inchiesta Consip
Per attivarsi su Marroni interviene anche C.R., che fino a pochi mesi fa era una persona totalmente sconosciuta, ma è emerso fosse amico, molto amico e profondamente legato a Tiziano Renzi, il padre dell’ex premier. Addirittura il legame era talmente profondo tra C.R. e Tiziano Renzi, che il padre dell’ex premier è stato il padrino del secondo figlio di C.R. Stando ai primi mesi di investigazioni compiuti dalla Procura di Napoli era emerso che R. spendesse il nome di Tiziano Renzi con Romeo fino addirittura ad accordare da parte di Romeo una mensilità nei riguardi del padre dell’ex premier, che secondo gli inquirenti ammonterebbe a 30 mila euro. In più su dei fogliettini annotati trovati durante le perquisizioni e durante le operazioni investigative, sono stati anche individuati dei nomi, cioè le indagini stavano andando avanti da quasi un anno.

Chi ha sabotato l’inchiesta Consip?
Però questa presunta corruzione e le indagini sono stata costrette a essere interrotte, e questo perché? Perché secondo alcuni degli indagati e persone coinvolte, quindi Marroni Vannoni e tutti i toscani legati in qualche modo all’universo renziano, hanno saputo di essere oggetto di questa indagine, un’indagine per corruzione, e da chi l’hanno saputo? Perché e come sono state inquinate le indagini per corruzione? Secondo quanto dicono gli stessi protagonisti, indagati e non, sono stati avvisati quasi in tempo reale, pochi mesi dopo l’invio delle indagini, da Luca Lotti che è l’ex sottosegretario e braccio destro storico di Renzi dai tempi della Provincia, quando era presidente provincia di Firenze, poi in Comune capo gabinetto, e poi infine appunto al governo con lui dal 2014 come sottosegretario con delega addirittura ai servizi segreti e all’editoria, poi da Del Sette, che è comandante generale dei carabinieri, e Saltalamacchia, un altro generale e comandante regionale della Toscana. Tutti amici di Renzi, e questa fuga di notizie tra l’altro è avvenuta proprio in casa di Tiziano Renzi secondo quanto ricostruito dalla Procura di Napoli, durante una cena che lo stesso Tiziano Renzi definisce “una braciolata”, c’era un barbecue, durante quale Saltalamacchia avrebbe detto appunto a Tiziano Renzi di non parlare più con C. R. o con quei personaggi legati alla vicenda Consip e Romeo.

Lo “Stato” contro lo Stato
La fuga di notizie ha comportato che negli uffici della Consip dove erano state messe delle cimici, e quindi quelli che erano intercettati, hanno fatto una bonifica e sono state bonificati gli uffici, quindi le cimici e quindi le indagini, sono state così interrotte. Quindi la fuga di notizie per le quali sono indagati Del Sette, Saltalamacchia, che sono i due generali dei carabinieri, e lo stesso attuale ministro dello sport Luca Lotti, è dovuta proprio a questo, cioè tre uomini, due delle forze armate e uno del governo -quindi dello Stato- sarebbero intervenuti per favorire alcuni loro amici, quindi Marroni in questo caso e altri, avvisandoli che c’era un’inchiesta da un’altra parte dello Stato, quindi dalla magistratura inquirente, che stava cercando di inquisirli e indagava su una presunta corruzione che stavano attuando. Semplicemente questo, e quindi Lotti, Saltalamacchia e Del Sette sono accusati di aver interrotto queste indagini e danneggiato in qualche modo l’inchiesta della procura di Napoli sulla corruzione.

I soldi di Romeo alla fondazione di Renzi
L’inchiesta Consip, per la prima parte, è stata inquinata in questo modo da questa fuga di notizie, però in quei dieci mesi di indagine che la Procura di Napoli è riuscita a compiere cosa è emerso? Prima di tutto una cosa fondamentale: è un dato politico enorme, almeno a mio avviso, e cioè che Romeo aveva versato anche 60 mila euro alla Fondazione Open di Matteo Renzi. La formazione Open è la cassaforte attraverso la quale -l’ultima, perché c’è stata un’evoluzione, prima erano due associazioni che si chiamavano Festina Lente e Noi Link, e poi Fondazione Big Bang e infine Fondazione Open- attraverso la quale Renzi ha raccolto almeno 4 milioni di euro per finanziare la sua campagna elettorale dal 2007 in poi, 4 milioni di euro dei quali pochissimi si sa da dove arrivino, tant’è che ogni tanto salta fuori qualche inchiesta e si scopre che avevano dato i soldi alla Fondazione. Era già successo con Buzzi di Mafia Capitale, lui addirittura aveva dato 15 mila euro alle cene elettorali del Pd, nelle quali Renzi aveva sempre promesso trasparenza e non c’è mai stata perché si è appellato alla privacy, e 5 mila euro alla Fondazione Open, che però Bianchi che è tesoriere e anche lui è in qualche modo coinvolto in questa inchiesta perché ha consulenze esterne alla Consip da 300 mila euro, ed è appunto tesoriere delle fondazioni di Matteo Renzi, avvocato di fiducia legatissimo a Renzi sin dal 2007 -tant’è che nella campagna elettorale per diventare sindaco nel 2009 c’erano 40 mila euro che ballavano nella rendicontazione, e non si sapeva come poterli giustificare, e fu Bianchi a firmare un mutuo per coprire questo buco delle spese elettorali di Renzi in campagna elettorale per diventare sindaco di Firenze- quindi il legame è profondo. Bianchi è uno di quelli che viene intercettato perché ha rapporti con Marroni, viene intercettato mentre parla con Marroni e anche lui perché è interessato a degli appalti a degli interventi.

Lotti e Marroni devono dimettersi
Poi non so e non sappiamo a cosa arriverà questa inchiesta, se si aprirà un processo, però il punto etico e morale è tutto qui, ed è per questo che probabilmente sia il ministro Lotti sia Marroni, che comunque è ancora a capo della Consip, dovrebbero lasciare entrambi i loro incarichi, perché così potrebbero togliere ogni dubbio sul fatto che il loro comportamento sia stato lecito è corretto, o comunque di non influenzare ulteriormente gli approfondimenti che stanno cercando di fare con difficoltà dopo l’inquinamento delle indagini, sia la Procura di Roma che quella di Napoli. La Fondazione Open è fondamentale perché ci sono tutti gli elenchi, che noi avevamo pubblicato in due libri (“L’intoccabile Matteo Renzi” e “Matteo Renzi, il prezzo del potere“), ci sono tantissime persone che hanno finanziato ile società, ad esempio c’è anche BAT che è una società che distribuisce sigarette, la British American Tobacco, e che ha versato oltre 100 mila euro alle fondazioni, e il governo poi è dovuto intervenire con delle leggi per moderare o comunque intervenire sul settore che riguarda la BAT. Sono tutti ipotetici conflitti d’interessi che però, grazie alla legge sulla privacy dietro la quale Renzi e altri politici che hanno le fondazioni si nascondono, non sappiamo mai, salvo appunto qualche rara inchiesta, chi c’è e chi dà i soldi, e se quelli che danno i soldi hanno poi qualcosa in cambio dal governo.