Soldi per la sicurezza dei ciclisti: ecco come usarli

di Michele Dell’Orco, Commissione Trasporti, M5s Camera

Era il 2013. Il MoVimento 5 Stelle, appena entrato in Parlamento, tra le tante battaglie non dimenticava la sua stella dei trasporti e riusciva a far approvare un emendamento (a prima firma Dell’Orco) per sbloccare ben 12,5 milioni di euro a favore delle piste ciclabili e della sicurezza dei ciclisti.

Ma “sbloccare”, si sa, in Italia è una parola grossa. E così, malgrado l’emendamento fosse a tutti gli effetti diventato legge, i governi che si sono susseguiti hanno regolarmente lasciato quei soldi chiusi in cassaforte. E nel frattempo le nostre piste ciclabili hanno continuato a degradarsi, i ciclisti a morire come le cronache ci hanno raccontato.
Il M5S, però, non ha mai mollato la presa. Non è nostro costume sbandierare una proposta approvata, per poi dimenticarcene. Abbiamo proseguito per ben quattro anni con una serie impressionante di richiami, interrogazioni, proteste, mailbombing, e organizzato anche una biciclettata con migliaia di cittadini e tante associazioni che sentono pressante il problema della sicurezza.

Alla fine il ministro ha ceduto, e i finanziamenti sbloccati. Ce lo ha appena comunicato Graziano Delrio con una lettera firmata indirizzata a noi: i 12,5 milioni di euro arriveranno finalmente ai Comuni e potranno essere spesi per sviluppo e la messa in sicurezza di percorsi e piste ciclabili e pedonali perché è necessario impiegare maggiori risorse per mobilità sostenibile e per gli utenti deboli della strada.

A novembre 2016 è arrivato finalmente il decreto ministeriale con cui si definisce precisamente il tesoretto per le ciclabili pari a € 12.348.426 euro. Un ulteriore decreto stabilisce la ripartizione dei fondi tra le Regioni e la Conferenza Unificata, nella seduta del 22 dicembre 2016, la approva.

Il totale delle risorse è stato ripartito tra le Regioni in base all’incidentalità come segue:

Piemonte 796.364,20 euro
Valle d’Aosta 169.417,87 euro
Lombardia 1.942.672,04 euro
P.A. Bolzano 251.090,70 euro
P.A. Trento 225.749,03 euro
Veneto 1.036.746,66 euro
Friuli-Venezia Giulia 379.197,18 euro
Liguria 500.165,68 euro
Emilia-Romagna 1.281.571,97 euro
Toscana 1.033.950,34 euro
Umbria 276.229,99 euro
Marche 422.659,74 euro
Lazio 1.080.972,70 euro
Abruzzo 298.480,99 euro
Molise 173.391,60 euro
Campania 601.164,41 euro
Puglia 525.056,62 euro
Basilicata 191.236,55 euro
Calabria 272.477,05 euro
Sicilia 576.181,48 euro
Sardegna 313.649,20 euro

A questo punto cosa manca? Solo i progetti che i Comuni o le Regioni vogliono realizzare!

Il decreto di riparto delle risorse è pienamente esecutivo dal 1 febbraio 2017 (data della registrazione dell’atto da parte della Corte dei Conti) e prevede che spetta alle Regioni utilizzare quei fondi presentando entro 150 giorni un programma di interventi che il Ministero finanzierà al 50% nel limite massimo destinato ad ogni Regione.

Che tipo di interventi saranno finanziati? Ad esempio:

realizzazione di piste ciclabili, anche in funzione di disimpegno della sede stradale promiscua
realizzazione di percorsi pedonali, attraversamenti pedonali semaforizzati, attraversamenti con isole salvagente, attraversamenti pedonali mediante passerelle, sovrappassi, sottopassi;
messa in sicurezza di percorsi ciclabili e pedonali;
creazione di una rete di percorsi ciclopedonali protetti o con esclusione del traffico motorizzato da tutta la sede stradale;
realizzazione di progetti per una mobilità sicura e sostenibile per pedoni, ciclisti e altri utenti vulnerabili, secondo criteri di sistematicità, coerenza, integrazione, orientamento su obiettivi specifici e misurabili, monitoraggio dei risultati e valutazione della loro efficacia, condivisione dei risultati delle esperienze.

Ma le Regioni come definiscono il Piano di interventi? Sulle procedure il decreto lascia ampi margini organizzativi alle Regioni, ciò significa che i progetti potranno essere attuati dai Comuni, dalle Regioni stesse o magari insieme. Anche sulle vere e proprie procedura di selezione dei progetti si è lasciato margine decisionale alle Regioni ovvero possono scegliere se fare degli accordi tra gli enti ( magari potrebbero essere dei progetti portati avanti insieme dalle Regioni e dai Comuni interessati), se fare dei veri e propri bandi di gara o se fare un mix delle due procedure. I criteri per definire e selezionare le proposte dovranno comunque essere i seguenti:

-effettive esigenze di riduzione dei rischi, evidenziati dall’analisi di incidentalità;
– efficacia dell’intervento proposto in relazione all’eliminazione o riduzione dei rischi evidenziati;
– possibilità di concorso finanziario degli enti beneficiari, titolari delle infrastrutture oggetto dei lavori, tali da consentire un ampliamento delle ipotesi di attività, in relazione ai limiti dei finanziamenti statali assentiti e delle capacità di intervento finanziario regionale

Il mio consiglio per gli amministratori locali che hanno già progetti da realizzare è quello di cominciare a prendere contatti con l’assessore ai trasporti della propria Regione per chiedere sin da subito come la Regione intenderà gestire quei fondi.