La borsa di studio è un diritto, facciamolo rispettare

di Luigi Gallo

L’accesso alle borse di studio universitarie dovrebbero essere un diritto per tutti i soggetti che rispondano ai requisiti necessari. Invece in Italia non è così, perché chi presenta la domanda entra nella graduatoria degli studenti che hanno diritto ad essere sostenuti economicamente dal nostro Stato: una roulette. All’interno di quella graduatoria solo 4 soggetti su 10 avranno la fortuna di ricevere la borsa di studio. Per gli altri nulla: dovranno arrangiarsi o rinunciare a frequentare l’università.

Se sei uno studente che vive in alcune regioni però hai più possibilità di accedere alla borsa rispetto a un collega residente in altre. Tutto questo perché la legge nazionale che definisce i finanziamenti prevede la ripartizione dei fondi alle Regioni per le borse di studio sulla base di criteri quali numero di posti per alloggio degli studenti, sovvenzioni regionali al settore.

In sostanza, chi ha di più, riceve di più. Un meccanismo di redistribuzione che rischia di penalizzare soprattutto gli atenei del Sud, che già hanno subito negli ultimi anni un’emorragia di iscrizioni all’università. Con la proposta di legge a mia prima firma vogliamo interrompere questo meccanismo perverso e proponiamo di ripartire il Fondo delle risorse tra le Regioni sulla base del numero di idonei nelle graduatorie per la concessione delle borse di studio nell’anno accademico in corso, pubblicate entro il 31 dicembre dell’anno precedente. Ovviamente la premessa fondamentale è che i fondi messi a disposizione coprano il 100% delle domande dei soggetti aventi diritto. La proposta di legge è ora in discussione su Lex. Accedi a Rousseau per partecipare!

Quello dell’accesso alle borse è un diritto che va garantito anche perché dalla sua reale applicazione dipende il rispetto di un altro diritto, costituzionale: quello allo studio.