Il silenzio sullo scandalo derivati

di Carla Ruocco

Nel silenzio generale del governo e delle istituzioni, in questi anni il Movimento 5 Stelle ha combattuto una lunga e difficile battaglia per far emergere uno scandalo che sta costando agli italiani miliardi e miliardi di euro. Si tratta dei contratti derivati sottoscritti dal Tesoro, i cui risultati a dir poco negativi stanno azzerando i risparmi per le casse pubbliche resi possibili dal “quantitative easing” della Banca centrale europea. A rompere questo silenzio arriva ora un libro documentato e ricco di retroscena, intitolato “La voragine”, scritto dal giornalista Luca Piana, che si basa in parte sul lavoro fatto dai nostri deputati nella Commissione Finanze della Camera, attraverso numerose interrogazioni parlamentari e l’indagine conoscitiva del 2015. I dati raccolti da Luca Piana sono devastanti.

Dal 2011 al 2015 il Tesoro ha dovuto sborsare alle banche internazionali 23 miliardi di euro. Il peggio però deve ancora venire: secondo i calcoli riportati nel libro, c’è una probabilità altissima (vicina al 100 per cento nei primissimi anni, e comunque superiore al 90 per cento per quelli dopo) che i derivati costino allo Stato italiano altri 23,5 miliardi soltanto nel periodo che va dal 2016 (i cui dati ufficiali non sono ancora noti) al 2021.

Il fatto che emerge con grande chiarezza nel libro è che le giustificazioni addotte dai dirigenti del Tesoro e dai ministri per spiegare le speculazioni effettuate con i derivati sulla pelle degli italiani non reggono a un’analisi indipendente e approfondita. Perché, ad esempio, nel 2004 il Tesoro ha venduto alla banca americana Morgan Stanley un contratto chiamato “swaption”, incassando la miseria di 47 milioni, se poi nel 2011 in virtù di quello stesso contratto la banca ha potuto esigere dallo Stato italiano il pagamento di 1,3 miliardi di euro? Le cifre le avete capite bene: nel 2004 l’Italia ha incassato 47 milioni, nel 2011 è stata costretta a pagare 1.300 milioni. Non c’era nessun motivo legittimo per fare quell’operazione, se non abbellire il bilancio pubblico del 2004 e sperare che le cose non si mettessero troppo male per il futuro. Ma questa come può essere chiamata, se non speculazione? Infatti le cose non sono andate bene per nulla, e sui cittadini italiani si è abbattuta una stangata senza senso.

Abbiamo più volte chiesto di poter accedere ai contratti ma il Tesoro e il governo ci hanno sempre negato questo nostro diritto. Il libro di Luca Piana documenta che la segretezza è stata fin dall’inizio un’ossessione dei ministri e dei dirigenti. La sberla subita da Morgan Stanley alla fine del 2011, che assieme a quella “swaption” ha potuto chiudere altri contratti, costringendo il governo di Mario Monti a sborsare complessivamente 3,1 miliardi in un momento in cui l’Italia già rischiava il default, è infatti una notizia che non avrebbe mai dovuto arrivare ai cittadini. Lo rivela una testimonianza resa nel corso di un’inchiesta giudiziaria condotta dalla procura di Trani su un’altra vicenda (il processo alle agenzie di rating) dalla responsabile della direzione debito pubblico del Tesoro, Maria Cannata.

La dirigente con i magistrati parla chiaro: Morgan Stanley aveva assicurato al Tesoro che avrebbe gestito l’operazione in modo da garantire il silenzio più totale. Se la notizia venne fuori, fu soltanto perché le autorità americane in virtù di alcuni tecnicismi del pagamento obbligarono la banca a mettere una nota quasi incomprensibile nel bilancio, facendo drizzare le antenne ai giornalisti più attenti (in Inghilterra, naturalmente non in Italia). «Che questo avrebbe comportato una nota dove praticamente tutte le assicurazioni di riservatezza andavano a farsi benedire, noi non lo sapevamo», dice Maria Cannata nel verbale riportato sul libro, in cui spiega che il Tesoro si vendicò della banca: «Non ha più preso un mandato da noi». Il sospetto che viene, dunque, è che agli occhi del governo l’importante non fosse pagare miliardi di euro alla banca, quanto tenere l’opinione pubblica all’oscura di quanto stava avvenendo.

Contro questi contratti segreti il Movimento 5 Stelle si è battuto con ogni forza, domandando spiegazioni su varie operazioni che ancora incombono sulla testa degli italiani, e che fanno svanire risorse preziose proprio nel momento in cui mancano fondi per questioni molto più importanti. Grazie al libro, ora i veri motivi che hanno causato questo scandalo sono più chiari. Per questa ragione non ci fermeremo, continuando a chiedere la verità su quanto è davvero accaduto.