Programma energia M5S: l’utilizzo dei territori marginali per l’energia rinnovabile

Il programma energetico del Movimento 5 Stelle prevede il passaggio totale dalle fonti fossili alle energie rinnovabili entro il 2050. Il quesito che viene proposto oggi riguarda l’utilizzo dei terreni marginali: “Sei d’accorco con l’uitilizzo dei terreni di uso marginale per impianti destinati alla produzione di energia rinnovabile?”. Ce ne parla Ugo Bardi, docente universitario, divulgatore e ricercatore scientifico.

di Ugo Bardi

Parliamo dello sfruttamento dell’energia rinnovabile per il nostro Paese. Cosa vuol dire? In epoche remote avevamo risorse minerali, ma si parla del tempo dei romani e degli etruschi. Nel corso dei decenni sono state sfruttate ed esaurite. Cosa ci rimane oggi per valorizzare il nostro territorio? L’energia solare, l’Italia viene detta il Paese del sole, siamo un territorio industrializzato che ha un’irradiazione solare molto ampia. Ci sono pochi Stati che hanno questo vantaggio, un valore che noi sfruttiamo poco. La domanda che ci stiamo ponendo è sull’utilizzo, o meno, dei territori marginali per sfruttare il sole.

L’UTILIZZO DEI TERRITORI MARGINALI
Quello marginale è un territorio non cementificio che non è adatto all’agricoltura, perché è stato “sovrasfruttato” dal punto di vista agricolo e che adesso può essere utilizzato ad esempio soltanto per il pascolo occasionale. Questi territori sono particolarmente adatti all’energia rinnovabile nella forma degli impianti fotovoltaici, che hanno un’impronta sul suolo quasi zero. Sono impianti completamente reversibili. Se hai un terreno che non produce perché rovinato da un’agricoltura poco adatta, oppure è in una posizione che non si presta ad un uso agricolo, a quel punto è sensato fare su questo territorio un impianto di energia rinnovabile reversibile, che resta 20 anni. Questo impianto si può poi smantellare e – qualora ce ne fosse bisogno – restituire il terreno (che probabilmente ha guadagnato nello stare 20 anni a riposo) all’agricoltura. Il bello di questi impianti è che sono reversibili, il fotovoltaico non ha un impatto devastante; è semplicemente appoggiato. Questo è un grosso vantaggio rispetto alla cementificazione e anche rispetto all’energia eolica. A mio avviso non dovremmo farci un eccessivo scrupolo nell’utilizzare queste risorse; in questo modo evitiamo di utilizzare quantità equivalenti in termini di energia prodotta di petrolio, gas e carbone che invece fanno dei danni notevoli, evidenti e noti.

LO SFRUTTAMENTO INTELLIGENTE DEL TERRITORIO
Cosa vuol dire sfruttare l’energia solare in Italia? Vuol dire arrivare a qualche compromesso nella pratica, perché dobbiamo utilizzare una certa frazione di territorio per raccogliere l’energia solare che ci arriva gratis e che possiamo sfruttare per nostro beneficio. Quanto si parla di sfruttamento del territorio ci si trova spesso davanti a un piccolo tabù che è tipico di certe frazioni del movimento ambientalista: non si può, secondo alcuni, mettere impianti solari sul territorio agricolo. C’è qualche resistenza corretta perché bisogna stare attenti a quello che facciamo, visto che il territorio italiano è limitato e la popolazione invece è numerosa. Quindi dobbiamo fare il possibile per gestire questi territori marginali al meglio. Quando si parla di consumo di territorio si parla però di consumo per edifici e cementificazione in generale. Abbiamo cementificato molto, siamo sull’ordine del 7-8% del territorio italiano. Questo sfruttamento è quasi irreversibile, almeno sul breve periodo e a un certo costo. In pianura padana siamo oltre il 10% che ancora non è moltissimo rispetto ad alcuni Paesi del Nord Europa dove si tocca il 15%.

GLI INVESTIMENTI SUL FOTOVOLTAICO E L’INDIPENDENZA ENERGETICA
Per passare all’energia rinnovabile – e soddisfare il 100% del nostro fabbisogno – si parla di una richiesta di territorio nell’ordine dell’1%. Che è perfettamente possibile, nell’ambito di strutture già cementificate e comunque anche se utilizziamo terreni agricoli marginali che non producono più molto. I terreni agricoli italiani sono soggetti a ben peggiori oltraggi rispetto al fotovoltaico, come quelli di tipo idrogeologico, l’erosione e altro: ce ne accorgiamo quando piove più del solito e il terreno cede. Il danno di un impianto fotovoltaico su un terreno marginale è ridotto, anzi quasi trascurabile. Anche perché il processo di cementificazione del territorio sta continuando, si parla a livello legislativo di fermarlo con dei provvedimenti che si stanno rivelando inefficaci, perché gli interessi economici sono più forti.
A mio avviso dovremmo fare tutto il possibile per renderci indipendenti dalle importazioni di combustibili fossili dall’estero, che sono un peso notevole per la nostra bilancia dei pagamenti. Questo lo possiamo fare muovendoci alla velocità massima possibile verso l’energia rinnovabile, che vuol dire sviluppare energia principalmente fotovoltaica, in parte anche eolica, idroelettrica. Ma l’Italia si presta più al fotovoltaico perché ben soleggiata. Quindi dobbiamo lavorarci senza atteggiamenti assolutistici, se mi permettete, visto la situazione di emergenza.