Mobilità sostenibile, siamo gli ultimi della classe

di Gianni Girotto

Sulla mobilità elettrica l’Italia è ferma al palo. Troppa burocrazia. Talmente tanta che non si riescono a spendere neanche i soldi pubblici già stanziati. Infatti, dei 50.000.000 di euro stanziati in tre anni per le ricariche delle auto elettriche, dal 2013 al 2015, finora lo Stato è riuscito a spenderne meno di 6.300 di tipografia per stampare i bandi.
A segnalarlo è la Corte dei Conti in un documento di accusa alla politica di grave inefficienze in un settore strategico per il futuro della sostenibilità in cui il cittadino italiano è doppiamente scoraggiato dai prezzi alti delle vetture elettriche e da un numero di colonnine di ricarica non adeguato.

Le colonnine attualmente esistenti infatti sono tutte dovute ad iniziative private. Un’ennesima storia di ritardi e palleggiamenti, che inizia nel 2009 con l’UE che vara un programma per “veicoli puliti ed efficienti”, ma che da allora vede accumularsi, anziché la sua attuazione, ritardi su ritardi. Gravissime le responsabilità della politica e del Governo, che in questi tre anni è passato da una consultazione all’altra, senza però arrivare ad installare una sola colonnina. Ricordiamo che presso la presidenza del Consiglio dei Ministri venne istituito il tavolo Tiscar sulla mobilità sostenibile che con la partecipazione dei diversi stakeholders (portatori di interesse) avrebbe dovuto dar luce ad una road map (pianificazione) di cui non vi è traccia per l’opposizione anche di alcuni grossi gruppi industriali, Fiat ed Eni in primis. Il documento doveva servire per condividere delle proposte in sostegno della mobilità sostenibile che sarebbero state presentate già nella discussione della legge di bilancio tenuta a dicembre. Le dimissioni di Renzi durante l’esame della legge di bilancio hanno congelato la discussione anche delle proposte di modifiche presentate dal M5S per inserire alcuni miglioramenti in questo ambito.

Parallelamente a questo percorso, un mesetto fa il Parlamento Italiano ha recepito la direttiva europea sui combustibili alternativi dove ha “scelto” di privilegiare le infrastrutture gas anziché appunto quelle elettriche. Con l’aggravante che viene previsto un sistema di scelta dei fornitori di colonnine che, come al solito, privilegerà i grandi oligopolisti, col rischio quindi di incorrere in un’ennesima procedura di infrazione della direttiva europea che impone ai distributori di favorire e non limitare la concorrenza nel settore le infrastrutture di ricarica. Indovinate chi ci guadagna?

Bisognerebbe “accelerare al massimo” lo sviluppo delle elettrificazione della mobilità, come sostiene la Corte dei Conti. Ma non è sufficiente. E’ il Governo, anche per tutelare la salute dei cittadini, che deve impegnarsi quotidianamente per lo sviluppo di questo settore fortemente innovativo. Non può continuare a rimanere indifferenti alle estreme e drammatiche conseguenze: l’Italia paga un tributo di 85mila morti all’anno dovute all’inquinamento dell’aria. In 32 città italiane capoluoghi di provincia siamo con l’aria fuorilegge, con le polveri sottili che hanno superato, nell’anno che si è appena concluso, la soglia massima consentita. Ora poco più di 1/4 di questo inquinamento proviene dal settore dei trasporti, precisamente il 72% auto/camion, 11% navi, 10% aerei e 3% treni (dati ufficiali UE da cui l’Italia si discosta di pochissimo).

Nonostante tutto questo inquinamento cosa succede invece in Italia? Le Ferrovie varano un piano di investimenti in cui la parte del leone la fanno i trasporti su gomma (sì avete capito bene, gomma!). Ed intanto ci sono almeno 1.000 Km di ferrovie locali sospese, che meriterebbero progetti di recupero. Indovinate chi ci guadagna?

Sarebbe opportuno adottare subito norme “tecniche” per permettere alle auto elettriche di connettersi agli edifici e partecipare al mercato elettrico. Le auto elettriche infatti sono letteralmente delle “batterie elettriche mobili”, che potrebbero contribuire alla sicurezza e alla stabilità del sistema elettrico, oltre che a funzionare appunto come accumuli nel momento in cui le fonti di energia rinnovabili producono più del richiesto. Attualmente nei momenti di picco di produzione alcune rinnovabili devono purtroppo essere scollegate perché non vi sono accumulatori a sufficienza per immagazzinare la loro energia. Uno spreco ed un’inefficienza incredibile. Ed indovinate chi ne guadagna? Ciliegina sulla torta, si fa per dire, l’Italia è il peggior Paese UE in termini di incentivi alle auto elettriche! Negli altri Paesi esistono tutta una serie di misure che potrebbero essere replicate in Italia, selezionando le migliori.

Ed ovviamente ricordiamo che, quando si parla di mobilità sostenibile non si deve compiere l’errore di pensare alla mera sostituzione del parco auto benzina/gasolio/gas con altrettante auto elettriche. Certamente queste ultime devono sostituirsi alle precedenti (parlando alle tasche dei consumatori, ricordiamo che, a livello di combustibile, si spendono circa 8 centesimi di euro al Km con le auto comuni, contro circa 1 centesimo al km delle elettriche), ma si deve implementare un sistema con molto, molto più trasporto pubblico (sopratutto su rotaie; l’Italia ha il 52% in meno di di metropolitane e il 68% in meno di reti tramviarie rispetto alla media europea – fonte), molta più condivisione (il cosidetto car sharing/car pooling) e molta più mobilità leggera (almeno urbana), recuperando quello che nel resto d’europa è stato recuperato da tempo, cioè le bici, che però ovviamente devono poter circolare in sicurezza.

Assistiamo invece ad una politica sulla mobilità pessima, di cortissimo respiro, che tra l’altro non favorisce affatto quell’enorme tessuto di aziende italiane che hanno enormi capacità nel settore. A titolo di esempio pensate che il Governo cinese ha recentemente ordinato ad una ditta italiana 650mila motori elettrici per equipaggiare altrettante vetture di servizio cinesi.

Il M5S invece continua e continuerà a perseguire politiche di efficienza energetica, fonti rinnovabili e modalità sostenibile, ed a tenervi informati, e se personalmente volete valutare l’acquisto di un’auto elettrica, vi ricordo che esistono già degli efficaci Gruppi d’Acquisto che permettono risparmi di qualche migliaio di euro, mentre da gennaio 2016 è possibile anche effettuare il cosidetto “retrofit” delle vetture, cioè togliere il motore a scoppio sostituendolo con quello elettrico.