Ecco la traduzione autentica (a cura del MoVimento 5 Stelle Europa) e non quella fantasiosa inventata dai giornali, dell’intervista che Beppe Grillo ha rilasciato al settimanale francese Journal du Dimanche.
Venerdì scorso, Donald Trump si è insediato come presidente degli Stati Uniti. Quali idee le ispira?
Come prima cosa, dovrebbe andare dal parrucchiere, cambiare look! Più seriamente, mi sento abbastanza ottimista. Ho letto uno dei suoi libri, in cui dice cose abbastanza sensate sulla necessità, ad esempio, di riportare l’attività economica in seno agli Stati Uniti. Ha detto quello che bisognava dire con i cinesi, a riguardo. Trump sembra moderato, è l’informazione a suo riguardo che ha deviato il messaggio, lui si è semplicemente adattato a quello che si diceva di lui. Di conseguenza, ne abbiamo una percezione deformata. Le grandi aziende non andranno più in Messico, ma resteranno negli Stati Uniti, saranno defiscalizzate. Rilancerà la piccola e media impresa e ritirerà l’esercito americano dislocato ai quattro angoli del mondo. Sono d’accordo con tutto questo.
Anche sulla sua vicinanza a Vladimir Putin?
La politica estera degli Stati Uniti è stata un disastro sotto Obama. Se Trump ha voglia di convergere con Putin, di rimettere le cose sulla giusta strada, non può che avere il nostro appoggio. Due giganti come loro che dialogano: è il sogno di tutto il mondo! Eravamo in guerra fredda, con l’arma nucleare. La politica internazionale ha bisogno di statisti forti come loro. Considero questo un vantaggio per l’umanità. Putin è quello che dice le cose più sensate sulla politica estera. L’embargo verso la Russia ci costa sette miliardi di euro l’anno. Siamo a favore della revoca delle sanzioni contro Mosca. E se Donald Trump vuole uscire dalla NATO, che lo faccia!
Quindi lei approva quello che Putin sta facendo in Siria, i bombardamenti sui civili, le trattative di Astana con l’Iran e la Turchia?
Farsi un’idea di quello che sta succedendo in Siria è estremamente complicato: dipendiamo da un’informazione manipolata fin dall’inizio. Il quadro è confuso. Sembra che la situazione si stia risolvendo con l’intervento degli USA e soprattutto della Russia, ma non sono un esperto.
Dopo la vittoria del “no” al referendum italiano, avevate richiesto elezioni anticipate al più presto e un accordo immediato sulla nuova legge elettorale. Adesso, sembra che non ci saranno elezioni fino al 2018…
Né prima del 2019! Cercano di evitare di andare alle urne perché hanno paura di noi. Rappresentiamo un laboratorio politico, un movimento nato da due persone, un comico e un imprenditore (n.d.r.: Roberto Casaleggio, ormai morto) senza fondi, senza sovvenzioni pubbliche e
si tratta di un miracolo! Siamo diventati la prima forza politica del paese. Il partito politico in senso tradizionale è morto: noi eleggiamo i nostri parlamentari, consiglieri regionali e municipali online, sulla nostra piattaforma. Qualsiasi cittadino può proporre una legge, reagire e lasciare la propria impronta nella vita della nazione.
Se vincerete le prossime elezioni, quali saranno le prime misure che adotterete?
La nostra prima misura sarà l’istituzione di un reddito universale incondizionato, equivalente a un minimo per la sopravvivenza, ossia 800 euro al mese, secondo le statistiche. Ma potrebbe essere un po’ più alto. Abbiamo quattro milioni di poveri oggi, che raddoppieranno nei prossimi cinque anni. In dieci anni, la metà delle professioni oggi conosciute spariranno a causa del progresso tecnologico… Potremmo farlo domani, sopprimendo tutti gli ammortizzatori sociali e i sussidi di disoccupazione. Voteremo inoltre leggi anti-corruzione, riforme fiscali a favore delle piccole e medie imprese, misure protezionistiche per difendere il “Made in Italy”. Poi organizzeremo un referendum sull’euro: quale migliore espressione della democrazia, oggi, del referendum? La Brexit è stata un referendum chiaro: sì o no. Sembrava che la Gran Bretagna dovesse affondare, che sarebbe stata una catastrofe
Non è successo niente di tutto questo, anzi: la Gran Bretagna oggi sta ancora meglio!
Il numero due della sindaca di Roma, Raffaele Marra, è stato arrestato per corruzione. La sindaca Virginia Raggi non danneggia il vostro movimento, nato proprio per contrastare questo flagello?
No. Ha commesso un errore e l’ha ammesso. A discolpa di Virginia, bisogna dire che la macchina della corruzione di Roma funziona in modo, diciamo, “democratico”: dal gradino più basso a quello più alto della scala. E Raffaele Marra non era il numero due, ma un funzionario tra tanti. Abbiamo provato a inserire all’interno di questo sistema persone a esso estranee. Virginia Raggi si è fidata di una persona, Raffaele Marra, che governava questa macchina già da diversi anni. Poi, si è resa conto del suo errore e si è scusata. Adesso si passa ad altro.
Questo significa che non siete ancora pronti per esercitare il potere?
Se l’esercizio del potere significa corruzione, è un merito essere accusati di essere dilettanti. A Livorno e a Torino, altre città governate da noi, la situazione è buona. Siamo professionisti, ma non siamo in vendita.
Il summit europeo del mese di marzo si pone l’obiettivo di riformare l’Unione europea, 60 anni dopo il Trattato di Roma. Su Schengen, abbiamo l’impressione che siate vicini a Marine Le Pen. È così?
Abbiamo due storie diverse. Su Schengen, con il terrorismo e la psicosi che esso ha creato, comprendo che si chiudano le frontiere. Ma io sono per la libera circolazione dei beni e delle persone. Sono per una giusta accoglienza degli immigrati, attraverso la creazione di corridoi umanitari. Ma voglio rivedere la Convenzione di Dublino, che prevede l’obbligo di accogliere i migranti nel primo paese in cui viene presentata la domanda di asilo. Abbiamo numerosi immigrati che non vogliono restare in Italia, ma sono obbligati a restare in virtù di questo trattato. Tutto il mondo sta cambiando, la geografia mondiale intera è cambiata. Non possiamo rimanere sempre attaccati alle vecchie idee. Bisogna sedersi attorno a un tavolo e rivedere gli accordi firmati in passato, come la NATO o il Trattato di Maastricht. Sono ancora validi?
Lei si sente europeo?
Sì, ma non ritrovo più lo spirito dell’Europa. Il suo bilancio è un totale fallimento. Si tratta di un apparato enorme, con due parlamenti, a Bruxelles e a Strasburgo, per far piacere ai francesi. L’Europa è nata con Jean Monnet, poi si è trasformata con la CECA, l’Euratom e la CEE. Mi piaceva questa parola, “comunità”. E poi l’abbiamo chiamata “Unione”, per la moneta, che dovrebbe essere comune e non unica. Sono per un’Europa diversa, in cui ogni Stato possa adottare il proprio sistema fiscale e monetario. Auspico l’emissione degli eurobond, un euro svalutato del 20% per i paesi del sud dell’Europa, la protezione dei nostri prodotti rispetto a quelli che provengono dall’estero, una revisione della regola del 3% di deficit budgetario.