di Manlio Di Stefano
Il lupo perde il pelo ma non il vizio, così, come era solito fare Renzi, anche il Governo Gentiloni (o meglio Renzi Bis) prova ad accreditarsi a suon di fantasiose e altisonanti dichiarazioni a mezzo stampa sulla gestione della crisi libica e, ovviamente, il tutto senza passare dal Parlamento italiano.
Questa volta è il turno del neo Ministro degli Interni Minniti che si è impegnato a garantire non precisati “aiuti” al fantomatico governo di al-Serraj. Aiuti che, secondo alcuni organi di stampa, non sarebbero solo economici, ma addirittura droni, radar e addestramento militare.
Ma quanto efficaci potranno essere questi aiuti? Zero.
Si tratta, infatti, di una decisione che alimenta e non migliora il disastro libico prodotto dall’invasione occidentale del 2011. Questi aiuti andranno infatti ad al-Serraj, l’uomo che la “comunità internazionale” aveva scelto come il nuovo capo del “governo nazionale libico” e che oggi è un premier in ostaggio, con un controllo quasi nullo del paese. Un Presidente scelto da un’oligarchia occidentale che, non solo non è riuscito a unire i due Parlamenti di Tobruk e Tripoli in lotta, ma ha creato enormi spaccature e addirittura l’occupazione di sedi istituzionali a Tripoli, con le milizie fondamentaliste che si stanno rafforzando ogni giorno di più.
Un disastro esattamente come con la “Missione Ippocrate“con cui l’Italia si è impegnata ad inviare 300 uomini di cui circa 100 paracadutisti della Folgore, 65 tra medici e infermieri e 135 a supporto logistico, oltre allo “schieramento di un C27-J per una eventuale evacuazione strategica e lo stazionamento di una nave attualmente impegnata nel dispositivo di Mare sicuro con funzioni di supporto”.
Il nostro Paese viene ancora una volta portato allo sbaraglio dagli “alleati“: l’apertura dell’unica sede diplomatica occidentale a Tripoli pone a serio rischio l’incolumità del nostro personale e non aiuterà a limare i contrasti nel paese.
In Libia, infatti, la situazione è evoluta sul campo a favore della parte avversa a Tripoli. L’attacco alla Mezzaluna petrolifera libica condotto recentemente dal generale Khalifa Haftar, l’uomo forte di Tobruk e della Cirenaica, ha portato alla conquista di due obiettivi strategici: i terminal petroliferi di Sidra e Ras Lanuf e due porti tra Sirte e Bengasi, da cui viene esportato quasi la metà del greggio libico. Si sono generate sul territorio, da allora, due condizioni critiche che l’accordo di Minniti alimenta ulteriormente: la prima è lo scontro tra Tripoli e quello di Tobruk che allontana l’adempimento delle condizioni previste dalla risoluzione ONU 2215; l’altra è quella meno visibile degli interessi contrastanti delle potenze in campo: Francia, Russia ed Egitto continuano ad appoggiare Haftar, con implicazioni anche sul fronte siriano.
Un disastro drammatico su tutta la linea di cui Gentiloni è triste protagonista da Premier ma, soprattutto, da ex Ministro degli Esteri, avendo per anni avallato la linea dell’imposizione di un Premier mai riconosciuto dalla società libica. Linea portata avanti anche dal neo Ministro Minniti nelle vesti di responsabile dell’Intelligence italiana per gli ultimi 3 anni e mezzo. Gentiloni e Minniti, una coppia che ha già sbagliato tutto, ogni previsione ed analisi, oggi ci propone, a spot, un accordo? Un documento? E con chi? Con chi in Libia non può nemmeno entrare nei palazzi del governo perché rischia di essere cacciato a fucilate dagli altri gruppi? Siamo nel ridicolo…
Il piano ONU/USA/Italia per riunificare le diverse formazioni militari dell’Est e dell’Ovest della Libia, sotto l’autorità del governo di Tripoli è fallito miseramente. Tutti i protagonisti ne prendano atto, invece di siglare accordi inutili con il simbolo più visibile di quel fallimento.
Il M5S da tempo propone accordi con le municipalità libiche, gli unici rappresentanti credibili per la popolazione, con l’obiettivo di far ripartire la ricostruzione del paese e garantire i servizi minimi essenziali ai cittadini, impiegando, a tal fine, parte della manodopera migrante diretta verso l’Europa.
Invece di finanziare chi ha come sue “milizie” i ribelli di Misurata, tristemente noti per episodi fondamentalisti e razzisti nel paese, Minniti ascolti il Movimento 5 Stelle per arrivare ad un dialogo effettivo tra tutte le componenti presenti nel paese.
Non c’è più tempo da perdere.