Lettera al Presidente dell’Ecuador Rafael Correa

di Beppe Grillo e Manlio Di Stefano

All’attenzione del Presidente dell’Ecuador Rafael Correa,

A nome del Movimento 5 Stelle, Le diamo il benvenuto in Italia. Questa è, e sarà sempre, la Sua casa.
Vogliamo esprimerLe con viva sincerità la vicinanza della nostra forza politica che, per molti aspetti, prende spunto proprio dalla “Revolucion Ciudadana” e dai principi della democrazia partecipativa oggi in vigore in Ecuador.

Quando divenne Presidente, Lei ereditò un paese in macerie per il debito estero e nel 2006 decise di non continuare ad uccidere la sua popolazione, considerando persone non grate i rappresentanti della Banca Mondiale e del FMI; imponendo poi un audit sul debito che ne certificò l’immoralità e le irregolarità manifeste da parte degli istituti finanziari nord-americani ed europei.

Quando noi andremo al Governo prenderemo a modello queste Sue parole nei futuri rapporti con la Troika europea e del FMI: “Abbiamo degli obblighi nazionali urgenti. E noi poniamo gli obblighi nazionali prima degli obblighi internazionali. Al momento giusto se potremo li rispetteremo, ma la nostra priorità è molto chiara: prima la vita e dopo il debito. La burocrazia internazionale corrotta e incompetente dovrà rispettare il nostro paese”.

Con la sua presidenza, l’Ecaudor è tornato ad essere uno Stato sovrano, non più dipendente dai massacri sociali prodotti dalle “rigorose condizionalità” del Fondo Monetario Internazionale.
Presto lo sarà anche l’Italia.
Seguiamo con vivo interesse, inoltre, anche il referendum da Lei indetto il 19 febbraio per impedire che pubblici ufficiali o candidati a cariche elettive possano avere società o conti in paradisi fiscali. Una scelta giusta che potrebbe essere seguita da tanti Paesi in futuro.

Infine, è per noi importante ribadirLe che lo sforzo che sta compiendo nella costruzione di un nuovo mondo multipolare in rispetto della sovranità, dell’autodeterminazione dei popoli e per un modello di globalizzazione più equa è anche il nostro sforzo.
Non si arrenda. La stampa internazionale continuerà ad attaccare Lei, come attacca noi in modo infame ogni giorno, ma è proprio il segno più tangibile che la strada intrapresa è proprio quella giusta.