Un’eredità di macerie

di M5S Europa

Ancora una volta la propaganda del terrore non ha funzionato, il popolo italiano se n’è infischiato delle minacce arrivate da più parti. Il ritornello era semplice: se non vince il “Sì”, mille anni di sciagure, borse in crollo, spread alle stelle e invasione delle locuste. Nulla di tutto questo è avvenuto il giorno dopo al NO del 4 dicembre. I soloni dell’economia internazionale, quelli che non ne hanno beccata una negli ultimi vent’anni, hanno sbandierato pronostici apocalittici che non si sono verificati. Esattamente come per la Brexit e per l’elezione di Donald Trump. Quello che resta del Governo Renzi, però, è un’eredità di macerie. Il disastro del terremoto e il referendum costituzionale sono stati i pretesti per presentare un decreto fiscale e una legge di bilancio illeggibili ed infarciti di mancette elettorali. Per non parlare della grana Monte Paschi di Siena, un capitolo irrisolto su cui il PD ha banchettato per anni.

Avevamo detto che l’Eurogruppo, assieme alla Commissione europea, non vedeva l’ora di stroncare la manovra. Ma che semplicemente non si pronunciava in attesa dell’esito del referendum in modo da dare l’ennesimo vantaggio al premier italiano. Ebbene, ieri è arrivata la prima conferma: secondo i ministri delle finanze della Zona Euro, il bilancio 2017 del nostro Paese è a rischio di non conformità con le regole prescritte dal “Patto di Stabilità e Crescita” e dalla sua revisione. Non aspettavano altro. Col passare del tempo e con i sondaggi sempre più avversi, Renzi e Padoan hanno alzato la posta del populismo sfidando Bruxelles, ma solo per finta. Se davvero avessero voluto cambiare l’Europa, si sarebbero anzitutto comportati in modo diverso al Parlamento europeo, evitando di promuovere tutte le manovra pro-austerità (a braccetto col nuovo centro-destra) in questi due anni e mezzo di legislatura.

Attaccare l’Unione Europea in caso dovesse bocciare definitivamente il duo Padoan/Renzi sarebbe un errore: la loro manovra è tanto illeggibile e senza senso quanto lo era la riforma costituzionale. La rigidità e l’interpretabilità delle regole europee, promosse dal PD, stringe però l’Italia in una gabbia senza via d’uscita. Pensiamo al bail-in e al Monte Paschi di Siena e ricordiamoci dei risparmi polverizzati delle quattro banche saltate. Una legge europea votata dal Partito Democratico prima in Europa e poi in Italia rischia di distruggere il risparmio del più antico istituto di credito al mondo, perché non è ancora certo che l’aumento di capitale di MPS (che vi abbiamo raccontato qui) sia sufficiente e idoneo ad evitare un mastodontico bail-in della banca senese. Chi ha supinamente accettato le indicazioni di Bruxelles è altrettanto responsabile della situazione bancaria (e dei conti pubblici) che si è incancrenita col tempo. Per vili tornaconti personali non hanno mai messo al primo posto l’interesse nazionale, chi ci ha rappresentati fino a qui non ha mai avuto il coraggio – come invece i cittadini italiani – di dire NO ai falchi dell’austerità che vorrebbero tenere in scacco il nostro Paese. L’Italia si solleverà solo con un Governo che rappresenterà legittimamente il volere popolare, combattendo in Europa per i suoi cittadini.

Nelle banche e nella governance economica risiede quindi il fallimento più totale e, cosa ben più preoccupante, l’eredità di un partito allo sbando che ha portato l’Italia sull’orlo del baratro. Gli italiani, assieme alla riforma costituzionale, hanno voluto bocciare questo tipo di manovre calate dall’alto, che puntualmente si sono rivelate un boomerang per i cittadini. E se sia a Ferrara sia a Chieti (due teatri del prosciugamento del salva-banche) ha vinto il NO, è perché la propaganda della paura e del terrore – assieme a quella del ricatto – messa in piedi per piegare il raziocinio non ha funzionato. E, statene certi, non funzionerà più. Oggi, finalmente, i fautori del disastro hanno un nome e un cognome.