Lo chiamavano “Renzie, la mia scorta sarà la gente”

di Giancarlo Cancelleri, M5s Sicilia

Fischi, urla, spintoni, contestazioni. Si capisce subito quando c’è Renzi in visita da qualche parte.
Prima di diventare premier diceva “la mia scorta sarà la gente“, ma forse voleva dire: “l’agente“.
Battuta vecchia per episodi recenti. Recentissimi. Ieri ad esempio, a Ragusa, al di là del pesante ritardo (ben 2 ore), Renzi è stato accolto molto “calorosamente“. Si, calore composto prevalentemente dalle parole “buffone” e “a casa”. Il bomba, con battute più o meno scadenti, ha cercato di domare il pubblico chiedendo di non esprimersi su di lui ma sulla riforma. Dimenticando forse che è stato lui stesso a dire che, in caso di vittoria del no, si sarebbe dimesso, dando vita alla famosa “personalizzazione” del referendum.

“Renzi sta sui cogl… a 9 italiani su 10”, diceva Alessandro Di Battista qualche giorno fa sul palco di Catania, e a vedere da come viene accolto sembra una statistica molto attendibile. Solo un pazzo gli suggerirebbe dunque di metterci così tanto la faccia (soprattutto se l’obbiettivo è spersonalizzare). Questo pazzo pare sia un certo Jim Messina, un esperto di campagne elettorali (lo stesso che ha curato quella di Obama) pagato dal Pd ben 400 mila euro. Santi rimborsi elettorali direbbe qualcuno.
Cosa c’è di vero in tutto questo? Probabilmente tutto. Una cosa è certa: se Renzi pensava di poter usare la Sicilia come passerella per raccattare consensi e sparare promesse a salve, ha avuto l’accoglienza che meritava… Guardare per credere.