Il MoVimento 5 Stelle sta con Giarrusso. E lo Stato?

di Luigi Gaetti, capogruppo M5S Senato

Vergognati pezzo di merda, tu solo un cesso che hai rovinato i funerali di un bambino di 16 anni. Cesso pezzo di merda, ti auguriamo lo stesso dolore…. anche quel cesso di giornalista che ha scritto più minghiate di te e ne dovrete dare conto di tutto questo“.
Queste sono le gravi minacce che Giuseppe Ruscica, secondo la Direzione Investigativa Antimafia presunto reggente del clan mafioso dei “Cursoti Milanesi” di Catania, ha indirizzato al cittadino e portavoce del Movimento 5 stelle in Senato Mario Michele Giarrusso e ai giornalisti coinvolti nella vicenda, verso i quali il M5S esprime massima solidarietà e vicinanza.
La “colpa” di Mario Giarrusso, a dire del Ruscica, sarebbe stata quella di essere intervenuto per richiedere l’intervento del Ministero dell’Interno, al fine di evitare il funerale “show” stile Casamonica che lo stesso Ruscica con la complicità dei propri “picciotti” che pare avrebbero intimato addirittura la chiusura dei negozi dell’intero quartiere come dimostrazione di forza di una cosca in forte scesa, stava preparando per il nipote prematuramente scomparso a soli 16 anni in un incidente stradale. Funerale che, grazie all’intervento della Questura, si è tenuto in forma privata.

Le gravissime minacce al portavoce Giarrusso, membro del Senato e componente della Commissione antimafia, alla sua famiglia ed ai giornalisti coinvolti, proferite per iscritto su Facebook da una persona sospettata di essere un capomafia, non sono ammissibili, né tollerabili, né tantomeno possono essere considerate normali in un Paese civile. Il Portavoce Giarrusso ha già provveduto a sporgere denuncia alla autorità giudiziaria per questi fatti e si attendono adesso le reazioni della società civile che non può restare inerte di fronte alla tracotanza ed arroganza della mafia. Il MoVimento 5 Stelle è con Mario Giarrusso e con i giornalisti minacciati. La mafia va sempre e comunque condannata in tutte le sue forme e manifestazioni. Adesso è necessario l’intervento dello Stato.