L’economia del buon senso, di Walter Stahel

Quando nel 1976 il professor Walter Stahel pubblicò “L’occupazione di domani: sostituire l’energia con il lavoro” (1976) forse non immaginava che ciò lo avrebbe portato a Palermo sul palcoscenico di Italia 5 stelle, a parlare davanti a migliaia di persone. Nel 1993 Stahel fu colpito da come Beppe Grillo propugnava la riforma ecologica dell’economia con uno spazzolino da denti a testina cambiabile: tieni il manico e cambi solo la testina, compri dieci volte meno spazzolini e usi dieci volte meno plastica. Il valore economico è creato dall’uso dei manufatti, non dalla loro vendita. E’ questo il credo di Stahel. Più un manufatto è durevole, riparabile, riusabile, meno pezzi ne compri, meno inquini, più lavori per mantenerlo funzionale. I kilowatt e le tonnellate diventano disoccupati, non le persone. Economia del buon senso, la chiama Beppe Grillo, economia circolare la chiamano i tecnici, economia della prestazione (performance economy), la chiama il professor Stahel.

Intervento di Walter Stahel al foro italico di Palermo per Italia 5 Stelle

La prima cosa che dobbiamo sapere è che l’economia circolare punta sull’uso, sull’utilizzo dei prodotti. Uno degli obiettivi dell’economia circolare è proprio la gestione del capitale. Per capitale intendiamo il capitale umano, le risorse naturali, la produzione, tutti questi elementi che possono avere valore. La strategia che sta alla base dell’economia circolare è il riutilizzo e anche l’allungamento della vita dei prodotti, siano essi merci o materiali. Alcuni esempi di oggetti che possono essere riutilizzati più volte sono i container, ma anche le banconote, e se ci pensiamo i soldi sono degli oggetti che girano continuamente di mano in mano. Il principio su cui si basa l’economia circolare è la cura. Per prendersi cura degli oggetti e delle persone ci vogliono le persone stesse, non possiamo affidare la cura a un robot. In particolare ci soffermiamo sulla grande importanza che ha la manodopera, il lavoro. La durata di un oggetto dipende dal desiderio che noi ne abbiamo: nel caso di un orsetto di peluche chi decide quanto deve durare quell’oggetto sei tu, non è il produttore, è l’utilizzatore che fa la differenza. Uno studio recente ha evidenziato che la transizione verso un’economia circolare potrebbe ridurre le emissioni inquinanti del 70%, lo ripeto 70%, e potrebbe portare a un 4 o 5% in più di posti di lavoro su base nazionale. Quindi la cosa importante è continuare ad usare questi oggetti. La mia Toyota, è una macchina del 69 che continuo ad usare e che funziona perfettamente. Quindi con l’economia circolare noi sostituiamo l’energia con la forza lavoro e creiamo dei lavori su base locale. Una politica che potrebbe immediatamente aiutare la transizione verso un’economia circolare prevede una mancata tassazione della forza lavoro: non bisogna tassare il lavoro, ma bisognerebbe tassare le risorse utilizzate. L’economia circolare è ecologica perché si basa sul lavoro delle forze locali, consuma poche risorse e soprattutto non innesca la catena dei trasporti, la catena dei rifornimenti, su base nazionale o internazionale. L’economia circolare è anche economica, perché rifabbricare un oggetto o restaurare un edificio permette di risparmiare almeno il 40% delle risorse. Infine l’economia circolare ha un impatto sociale molto positivo perché permette di creare posti di lavoro a livello locale, senza il bisogno di andare in Bangladesh, e si può spaziare su una grande varietà di posti di lavoro. L’economia circolare è un concetto che non non vuole abbandonare il progresso, il progresso ci serve. Lo Shuttle è il primo esempio di motore che è stato riutilizzato da un aereo ed è stato montato sullo Shuttle. Infine adesso si utilizza un razzo che può anche atterrare, per cui si può riutilizzare molte volte. Il progresso tecnologico fa parte e rientra nell’ economia circolare. E’ molto importante in un’ottica di economia circolare e di sostenibilità puntare sull’ efficienza e sulla sufficienza, il modo migliore per non sprecare energia è non usarne quando non ce n’è bisogno. La stessa cosa vale per i materiali: vi ho fatto vedere uno spazzolino da denti, quando ho finito di usarlo mi basterebbe buttare via le setole e rimpiazzarle con altre nuove, non c’è bisogno di buttare questo oggetto.
Grazie e buonasera.