Output gap: il Bomba non ne azzecca più una

di MoVimento 5 Stelle

Dopo la serie infinita di dati economici negativi (lavoro, Pil, fiducia delle imprese, vendite al dettaglio), per il Bomba arriva un’altra terribile mazzata: la Commissione Europea ha respinto la richiesta di 8 Paesi, Italia in testa, di modificare il calcolo del cosiddetto “output gap“.

Di cosa si tratta? L’output gap è la differenza tra il Pil prodotto da un Paese nell’anno in questione e il Pil che lo stesso Paese potrebbe raggiungere utilizzando tutti i fattori produttivi disponibili (lavoro, capitale, terra). Se l’output gap è negativo, quindi, significa che c’è forza lavoro disoccupata e capitale inutilizzato o non investito. In breve, l’economia cresce meno di quanto potrebbe e dovrebbe.

Il Governo italiano chiede da tempo di modificare il calcolo dell’output gap, in modo che il Pil potenziale risulti più alto di quanto sostiene oggi la Commissione Europea. Dato il Pil effettivo, infatti, se cresce il Pil potenziale significa che il Paese sta producendo molto meno di quanto potrebbe ed è quindi necessaria una ulteriore spinta all’economia. In questo modo il Bomba cerca di guadagnare anche per il prossimo anno la flessibilità di bilancio che è riuscito a strappare quest’anno, portando il rapporto deficit/Pil dall’1,4% previsto al 2,4%. Più deficit disponibile significa meno tagli e meno tasse aggiuntive. Il Governo vorrebbe attestarsi nel 2017 al 2,3% di deficit rispetto al Pil, praticamente sugli stessi livelli di quest’anno. Il referendum si avvicina, e il Bomba non può permettersi un’altra dose di tagli lineari e maggiori tasse.

La battaglia per rivedere al rialzo il Pil potenziale in sé è corretta. Il problema è che il Bomba ha sempre usato tutta la flessibilità ottenuta per finanziare costosi e inutili mancette elettorali, quando servirebbero come l’ossigeno investimenti produttivi e misure decise di sostegno al reddito. Ciò che interessa al premier è solo comprare un po’ di consenso anche nella prossima legge di Stabilità, in modo da frenare l’emorragia di voti e tentare il tutto per tutto al referendum natalizio.

Dalle istituzioni europee, però, è arrivato un no secco, che ha provocato la sceneggiata del Bomba di ieri al vertice di Bratislava. Per gli italiani, anche nella legge di Stabilità di quest’anno ci saranno inutili sacrifici: oltre all’attacco alla sanità pubblica, che è ormai una costante, si parla di altri 5 miliardi di tagli a tutti i ministeri, senza contare le maggiori entrate che dovranno compensare la magrissima crescita prevista. Non si tratta certo di tagli agli sprechi, ma di sforbiciate lineari, e quindi recessive.

Il M5S non concepisce una politica così cinica e di corto respiro. L’austerità non è sbagliata solo a ridosso del referendum o di un appuntamento elettorale, è sbagliata sempre! L’euro è una gabbia soffocante per l’economia italiana; i trattati europei, Fiscal Compact su tutti, impediscono al Paese di produrre lavoro e ricchezza quanto potrebbe. Sull’altare dell’austerità stiamo sacrificando un’intera generazione, ormai abituata al precariato, alla disoccupazione e all’emigrazione.

Euro e trattati vanno quindi ripudiati mettendo l’Unione Europea davanti ad un bivio: o si cambia o si muore. Altro che battaglie mediatiche sugli zerovirgola di deficit in più.