Te lo ricordi il Pil?


di MoVimento 5 Stelle

Il Pil è di nuovo fermo. Dopo la fortunata parentesi internazionale del 2015, che consentì all’Italia di uscire dalla recessione grazie al crollo del prezzo del petrolio e al Quantitative Easing di Draghi, nel secondo trimestre 2016 i nodi vengono al pettine: variazione nulla rispetto al primo trimestre e variazione acquisita per il 2016 di un misero 0,6%. Significa che se nei prossimi due trimestri il Pil restasse ancora fermo la crescita di quest’anno si fermerebbe 1 punto percentuale sotto le previsioni del Governo (+1,6%). Lo aveva anticipato il M5S, lo confermano i dati ufficiali.

Questo “errore” da matita rossa potrebbe costare alle casse pubbliche 17 miliardi di euro. Considerando che ci sono già 10 miliardi di nuove tasse pronte dal 1 gennaio 2017, il Governo dovrebbe fare una manovra da 27 miliardi solo per salvare i conti pubblici dalla bocciatura della Ue ed evitare l’aumento dell’Iva (clausole di salvaguardia). Significa che la legge di Stabilità di ottobre sarà l’ennesimo massacro per i cittadini: nuove tasse e altri tagli selvaggi ai servizi primari, a partire dalla sanità pubblica, già messa nel mirino.

Se a questo su aggiungono i dati Istat di luglio sulla povertà assoluta record (4,6 milioni di persone) si capisce perché il Bomba preferisca parlare di riforme istituzionali, accentrando l’attenzione sul suo futuro politico. È una strategia disperata per nascondere i suoi tragici fallimenti economici, che stanno abituando alla miseria milioni di persone e famiglie.

Le riforme costituzionali sono un diversivo politico, mentre all’ordine del giorno dovrebbero esserci misure espansive per l’economia e a sostegno di poveri e disoccupati. In due parole: investimenti pubblici e reddito di cittadinanza. Ma le regole europee non lo permettono e il Bomba, che in patria si è venduto come paladino anti-austerità, a Bruxelles continua a calare le braghe. Di questo passo delle eccellenze industriali italiane non rimarrà nulla. Il nostro Paese diventerà un bacino di manodopera sottopagata e precaria a disposizione dei capitali del nord europa. Povertà, fuga di cervelli e immigrazione non qualificata sono il presente e il futuro dell’Italia. C’è una sola possibilità di salvarsi: rompere il sistema e sostituire l’attuale classe dirigente con i cittadini prestati alla politica.