Spiagge italiane, il fallimento di una classe politica

 

Le concessioni per gli stabilimenti balneari non possono essere rinnovate automaticamente: è richiesta una selezione trasparente attraverso gare d’appalto”. A stabilirlo è la Corte di Giustizia europea in una sentenza che boccia le proroghe automatiche, tanto volute dal Governo italiano per far felici i soliti amici degli amici. Per il Movimento 5 Stelle le spiagge sono di tutti. Si deve fare in modo che parte dell’economia del nostro Paese possa ripartire dal turismo balneare, dando la possibilità a chi ne ha le capacità di lavorare nel settore.

di Marco Zullo, portavoce M5S in Europa

Questa volta non è colpa dell’Europa. Non è colpa di Bruxelles se la Corte di Giustizia Europea ha bocciato le proroghe automatiche volute dal Governo italiano fino al 2020 sulle concessioni demaniali dei balneari. Queste proroghe sono state lo strumento più sbagliato per opporsi alla Bolkestein. Una direttiva europea non certo positiva, approvata quasi 10 anni fa in Europa con la compiacenza delle forze politiche italiane che poi l’hanno criticata.

In questa vicenda va però ricordata una cosa, la Bolkestein ha acceso i riflettori su una peculiarità tutta italiana, quella di ignorare completamente le dinamiche di concorrenza equa in un settore intero: quello delle concessioni balneari. Un’intera classe politica si è affannata a difendere una situazione indifendibile, che in altri settori della nostra economia non sarebbe neppure ipotizzabile.

Con il pretesto di difendere pochi soggetti, non ha permesso a nessun altro cittadino di entrare in un mercato chiuso a doppia mandata. Non ha permesso il fiorire di nuove attività, nuovi progetti, nuovi investimenti. Ma soprattutto, con questo atteggiamento, la nostra cara classe politica non ha difeso i balneari, che nella loro attività hanno messo tempo, sudore e denaro.

Proprio i balneari che i Governi che si sono susseguiti dicevano di difendere, sono stati in realtà i più danneggiati da questo atteggiamento. Nei loro confronti la classe politica ha mentito sapendo di mentire, a loro è stato promesso che la situazione fosse rimediabile quando non lo era, che la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia da parte di Bruxelles fosse un´ingiustizia da ignorare che tanto sarebbe passata in cavalleria.

Ora che la sentenza della Corte di Giustizia Ue è arrivata, pensiamo a come scrivere i bandi per l’assegnazione delle spiagge per non creare un terreno di caccia fertile per le multinazionali, tutelare le piccole attività, le famiglie, dando futuro a un settore tenuto in ostaggio per 10 anni dall’incapacità conclamata dei nostri politici.