iPhone 7? Ai contribuenti europei costerà 20 miliardi di evasione

di MoVimento 5 Stelle Europa

Siamo tutti pronti ad accogliere sul mercato il nuovo iPhone 7? Sarà meglio prepararsi adeguatamente visto che il melafonino di Apple potrebbe costare ai contribuenti europei circa 20 miliardi di Euro e, per i soli italiani, 381 milioni. L’azienda di Cupertino, infatti, è una delle tante multinazionali individuate dalla Commissione europea a godere di accordi fiscali privilegiati con alcuni Stati membri dell’UE. Questo scandalo è divenuto palese grazie al Lussemburgo del presidente Jean-Claude Juncker, ma attanaglia altri paesi come l’Irlanda (il caso in questione) e l’Olanda, che gode anche di un surplus eccessivo mai sanzionato.

Ora, però, gli americani si sarebbero arrabbiati. Secondo il Tesoro, l’USA si starebbe schierando apertamente dalla parte di Cupertino, accusando la Commissione europea di volersi erigere ad “autorità fiscale sovranazionale”. Dove sta la verità? Probabilmente nel mezzo. È assurdo e ingiustificabile, infatti, che esistano ancora paradisi fiscali legalizzati all’interno dell’UE. Non si può rimanere fermi a guardare aziende multimilionarie che spostano i loro profitti in paesi cuscinetto (costruiti ad hoc per evadere le tasse e danneggiare la stessa Unione di cui fanno parte).

Ma il reale problema è un altro: questa pratica danneggia in particolare l’Italia, dove il numero e la concentrazione di PMI è altissima, quasi quanto la pressione fiscale che grava su di esse. Invece di lottare contro un sistema elusivo che premia Olanda e Lussemburgo (solo per fare due esempi), il Governo italiano in Europa non ha mai fatto nulla. I Paesi di cui sopra, inoltre, beneficiano dei proventi dell’evasione due volte. Primo: incassano i soldi tramite accordi fiscali privilegiati. Secondo: scoperto l’inganno, la Commissione Europea sanziona le multinazionali, costringendole a risarcire sempre quegli Stati che hanno beneficiato e incoraggiato il trattamento fiscale agevolato. Un meccanismo che, invece di vietare, incentiva nuovi accordi futuri per aggirare il fisco dei paesi “diligenti”.

Le lacune dell’esecutivo italiano sono fin troppo evidenti. Il mostruoso caso lussemburghese è scoppiato proprio quando il Governo Renzi era al massimo del suo “splendore”, ovvero subito dopo le europee seduto in sella della presidenza semestrale del Consiglio. I suoi segugi a Bruxelles hanno scagionato Juncker, mentre il PD compatto nel gruppo dei Socialisti e Democratici ha sempre impedito l’istituzione di una vera commissione con poteri di inchiesta, proponendo – e ottenendo – una sterile commissione senza alcun vero potere. Finché questo Governo non eletto guiderà l’Italia i problemi delle PMI italiane non saranno mai risolti.