Il ricatto turco

di MoVimento 5 Stelle Europa

L’Unione Europea deve dichiarare che tipo di rapporti ha intrecciato con la Turchia di Erdogan. La questione turca è prima di tutto un problema energetico: la Turchia è al centro di un crocevia fondamentale per l’approvvigionamento del Vecchio Continente, gioca un ruolo cruciale nel progetto statunitense-qatariano per costruire un gasdotto alternativo a quello russo-iraniano. La partita era ed è tutt’ora finalizzata all’indebolimento del ruolo della Russia nella fornitura di gas all’Europa. I leader europei – Merkel su tutti – vogliono costruire una nuova rete di gasdotti che trasporti il petrolio e il gas dal Medio Oriente, dal Mediterraneo orientale e dall’Asia centrale all’Europa passando proprio per la Turchia.

Erdogan è già stato ricompensato adeguatamente dall’UE per questo suo oscillare tra l’incudine e il martello. Ricordiamo ad esempio i 3 miliardi di Euro che l’Unione ha deciso di concedere alla Turchia per la gestione dell’emergenza migranti. Soldi che provenivano per 0,5 miliardi dal bilancio comunitario e per il resto dagli Stati membri. Per l’Italia si parlava di 281 milioni di Euro, denaro pubblico che poteva addirittura derogare dal Patto di Stabilità. Le concessioni in materia di flessibilità vengono ironicamente concesse solo quando ce n’è bisogno. Pensate che Angela Merkel, un mese prima degli attentati di Parigi, aveva addirittura proposto di accelerare la richiesta di Ankara ad entrare nell’UE, offrendo ai turchi la possibilità di viaggiare senza visto all’interno dei Paesi membri. Follia pura.

La questione del gas è salita alla ribalta (ma non troppo) grazie ai tre gasdotti North Stream, Turkish Stream e South Stream. È altamente probabile che quasi tutte le forze straniere coinvolte nella guerra in Siria rappresentino paesi esportatori di gas che hanno interessi in uno dei due gasdotti che dovrebbero portare il gas qatariano o iraniano in Europa attraverso la Siria. Nel 2009 il Qatar voleva portare il proprio gas in Turchia passando attraverso l’Arabia Saudita, la Giordania e la Siria. Dalla Turchia sarebbe poi stato trasportato in Europa, ponendosi come alternativa all’egemonia russa. Ma Putin si oppose in modo deciso e minaccioso. La Gazprom – colosso russo del gas – vende l’80% del suo “prodotto” all’Europa.

Quindi, nel 2010, la Russia ha avanzato la proposta di un gasdotto alternativo Iran-Iraq-Siria per far arrivare il gas iraniano fino al Mediterraneo. Il fatto che l’esportazione di gas, siriano o iraniano, verso l’Unione Europea possa avvenire attraverso il porto di Tartus, che ha legami inscindibili con la Russia, scontenta il Qatar e i suoi protettori occidentali (USA in testa). Il progetto permetterebbe a Mosca di controllare tutte le importazioni di gas verso l’Europa dall’Iran, dalla regione del Mar Caspio e dall’Asia centrale. Nel luglio del 2011, poi, è stata annunciata la costruzione di un oleodotto Iran-Iraq-Siria da 10 miliardi di dollari, e un accordo preliminare è stato firmato da Assad. Ma qualche mese più tardi gli Stati Uniti, la Francia e Israele hanno cominciato a finanziare in segreto i gruppi ribelli siriani, per facilitare il “collasso” del regime di Assad “dall’interno”.

La Turchia si pone quindi come terminale ultimo per l’approvvigionamento del gas (ma anche del petrolio). Da Nord lo riceve dalla Russia, da Sud arrivano invece le riserve del Medio-Oriente. Una posizione a dir poco strategica che permettere a Erdogan di fare ciò che vuole con gli attuali leader europei, realmente incapaci di immaginare un futuro energetico diverso.

Parliamo di un avvenire rinnovabile e sostenibile, che abbandoni il fossile e la schiavitù che ne deriva. Il Movimento 5 Stelle si sta battendo per cambiare passo anche in questo campo. Sarà una battaglia epocale che c’impegnerà per anni, una lotta che non possiamo affrontare da soli, ma che di certo può vederci in prima linea nel dare il buon esempio al resto del mondo.

TURCHIA/ISIS: I COLLEGAMENTI (fonti: INSURGE Intelligence, 19/11/2015)
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Il percorso del gasdotto Nabucco (mai ultimato):

Il percorso degli altri gasdotti mai ultimati (ad eccezione del Blue Stream):

E del North Stream (ultimato), che collega oggi la Russia alla Germania: