A Taranto non è aria

Lettera al premier non eletto Matteo Renzi dei portavoce M5S pugliesi in Parlamento italiano, europeo e in consiglio regionale

A Taranto non è aria, caro Matteo,

sembra sia tutto pronto per la messa in scena della farsa iniziata con Monti, proseguita con Letta e entrata nel vivo grazie a lei. Il suo arrivo a Taranto, annunciato, rinviato, disannunciato come si usa in radio e tv, e adesso ri-annunciato per domani 29 luglio, sembra studiato a tavolino per permettere al premier di camminare sulle acque dei Due Mari di Taranto.

Ma qui a Taranto non è aria, caro Matteo. Dovrebbe esserle giunta notizia che qui non è aria in senso stretto e in senso lato. Lei arriva nella città che la politica del PD contribuisce a soffocare, deprimendone le aspettative di riscatto. Il suo Pd alle recenti elezioni amministrative ha perso in tutti gli 11 Comuni ionici dove si è votato. E altre due giunte della sua coalizione sono cadute ventiquattro ore più tardi. Non è aria. Lo chieda a chi vive in Puglia sin dalla nascita. Il decimo decreto Ilva ha sancito quanto di peggio si potesse ipotizzare per il futuro degli operai Ilva e dei cittadini: chi comprerà potrà violare la legge godendo di una proroga per il risanamento ambientale. Chi comprerà potrà non dare garanzie occupazionali. Chi comprerà (e tra questi c’è Marcegaglia che già presiede Eni!) potrà sentirsi padrone della città proprio come nel 1995 accadde a Riva, con la differenza che almeno Riva la galera la rischiava, e infatti ci è finito. Il Governo Renzi si è inventato l’immunità per chi adesso gestisce e domani acquisterà le acciaierie velenose di Taranto.
Lo scenario è pessimo. Il porto singhiozza in attesa della agenzia pubblica (altro carrozzone in arrivo) con i 500 lavoratori che in queste ore sperano in una proroga della loro condizione precaria. La sanità ridimensionata dalla Regione e dimenticata dal ministero. A Taranto si muore più che altrove (lo studio Sentieri parla chiaro) ma le liste d’attesa sono uguali o peggiori che altrove! A Taranto i bambini non possono giocare sotto casa, il pascolo è impedito in un largo raggio intorno all’industria, alcuni spazi di mare non sono coltivabili, la Soprintendenza viene portata a Lecce, la Banca d’Italia e la sede distaccata della Corte d’Appello preparano le valigie. Taranto svuotata di tutto e riempita di fumi e veleno. Il Governo Renzi gioca sulla pelle dei tarantini. Domani verrà ad inaugurare il secondo piano del museo archeologico, prendendosene i meriti. Oggi i suoi funzionari presentano il sito web del Contratto Istituzionale. Ieri, intanto, ha incassato il Si del Senato al decreto “salva Ilva svenduta” e a Roma i sindacati si sono accontentati delle nuove promesse sul porto, mentre il progetto Tempa Rossa non si ferma. Si aspetta gli applausi. Ma qui non è aria, caro premier. Taranto è stanca ma non vinta. Chieda al suo Pd, quello di Taranto, si faccia spiegare l’aria che tira, sempre che l’abbiano capito.