Il programma #Cultura5Stelle

Il disegno del governo è chiaro: trivellare e cementificare l’Italia, spazzando via a colpi di leggi e decreti – vedi Sblocca Italia, legge Madia e riforma del Mibact – il sistema che sino ad oggi aveva permesso di tutelare il nostro patrimonio storico, artistico e paesaggistico.

Il popolo dell cultura scende in piazza per dire:

1 – Il patrimonio storico artistico nazionale è un bene comune, come l’acqua, la salute e l’istruzione, il cui uso sociale ha come fine la promozione della conoscenza, la cultura e lo sviluppo della persona.
2 – La tutela del paesaggio e dell’ambiente devono essere l’obiettivo prioritario e più alto di ogni governo. L’unica vera Grande Opera necessaria è la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico e sismico.
3 – No all’accorpamento e alla dislocazione delle Soprintendenze e alla loro sottomissione alla Prefetture. Le Soprintendenze sono infatti le vere ‘sentinelle’ del nostro patrimonio e non possono essere soggette a nessun tipo di condizionamento politico. Sì al ritiro della norma del silenzio-assenso contenuta nella Legge Madia.
4 – Promuoviamo un turismo sostenibile e consapevole, che punti non solo sui grandi musei ma su tutto il nostro patrimonio diffuso fatto di mete meno note ma di grande qualità.
5 – Valorizziamo i professionisti del settore, con retribuzioni adeguate e assunzioni tramite concorsi pubblici trasparenti che assicurino indipendenza e autonomia rispetto al potere politico.
6 – La trasformazione dei musei statali in fondazioni di partecipazione è una forma di lottizzazione politica da condannare.

Questi sono i princìpi che il M5S condivide con il popolo della cultura e da cui sono nate le nostre proposte per una ‘rivoluzione culturale’ che segni un vero cambio di passo:

Riforma della natura giuridica e della governance dei musei
I musei nazionali e locali sono luoghi di conoscenza e strumenti di integrazione e sviluppo sociale, per questo devono restare enti pubblici a tutti gli effetti, dotati però di una loro autonomia. I musei non possono trasformarsi in luoghi da sfruttare per fare profitti, ma da chi li gestisce si può e si deve pretendere efficienza ed efficacia gestionale. Servono più risorse economiche ma anche umane, portatrici di saperi e competenze aggiornati.
Anche le forme di intervento dei privati vanno regolamentate e ripensate in termini etici privilegiando il crowdfunding e le imprese sociali: la sostenibilità economica e l’interesse generale sono gli obiettivi da perseguire.

Internalizzazione dei servizi aggiuntivi riconducibili alla valorizzazione
Servizi come quelli educativi, l’editoria e la produzione di mostre non possono essere considerati aggiuntivi e dunque non possono essere affidati a privati per scopi di lucro.
Viceversa per servizi quali ristorazione, biglietteria, assistenza di sala, guardiania, bookshop ecc., non direttamente legati alle professioni del patrimonio, lo sviluppo e la massima qualità vanno garantiti anche attraverso la concessione a soggetti privati. Ciò che si rende necessario però è rivedere e controllare le condizioni dei bandi di affidamento.

Riforma del sistema di finanziamento degli enti culturali
Stop ai finanziamenti a pioggia, spesso generati da logiche clientelari, in favore di meccanismi virtuosi basati su specifici piani e progetti di investimento. Lo spreco di risorse va reindirizzato in modo proficuo attraverso bandi a cadenze fisse che diventino il modo ordinario di accedere ai finanziamenti. Per questo il Movimento 5 Stelle sostiene la manifestazione di sabato 7 maggio organizzata da “Emergenza cultura. Salviamo l’articolo 9!” in difesa di quel principio della Costituzione, ormai del tutto disatteso, che ci ricorda che è il paesaggio e il patrimonio storico e a artistico della Nazione devono essere tutelati.