Il glifosato è anche nell’acqua #StopGlifosato

di Mirko Busto, portavoce M5S Camera

In Europa persegue a porte chiuse il tentativo di legittimare il glifosato per altri dieci anni. Si tratterebbe di un fatto gravissimo che stiamo già pagando più caro di quel che pensiamo.
Perché? Perché da sempre più studi risulta che questa sostanza, estremamente tossica e pericolosa, è ormai presente ovunque: dalle birre tedesche alle urine della maggior parte dei cittadini, dal latte materno delle donne statunitensi a molti prodotti alimentari che troviamo ogni giorno sulle nostre tavole. Basti pensare che secondo un’analisi del Salvagente, condotta su 100 alimenti a base di cereali, vi sono tracce di glifosato in molti tipi di pasta, fette biscottate, corn flakes e farina.
E secondo quanto riporta l’edizione 2016 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque presentata in queste ore dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) per le acque la situazione non è migliore, anzi.
Secondo le analisi dell’Istituto, le acque superficiali di fiumi, laghi, torrenti italiani contengono pesticidi nel 64% dei 1.284 punti monitorati (nel 2012 erano il 57%), quelle sotterranee nel 32% dei 2.463 punti studiati (erano il 31% nel 2012). E si tratta di analisi parziali. L’Istituto ha, infatti, precisato che la copertura del territorio è tutt’altro che omogenea e che molti dati relativi al centro-sud non sono mai arrivati. Questi numeri, già allarmanti, con una copertura capillare del territorio non potrebbero che peggiorare.
Sempre dallo studio risulta che fra le sostanze rilevate più spesso c’è proprio il glifosato, insieme al suo prodotto di decadimento, l’Ampa. Per l’Ispra il diserbante della Monsanto risulta “fra i principali responsabili del superamento dei limiti di qualità ambientale“.
Un erbicida classificato come probabile cancerogeno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E’ bene ricordare a chi oggi afferma che “i residui di glifosato riscontrati sono inferiori ai limiti di legge!” che il cancro, in genere, non è abituato a confrontarsi con i parametri legislativi.
Malgrado le evidenti correlazioni tra esposizione al glifosato cancerogenicità, danni al Dna, danni celebrali e molte altre patologie, c’è ancora infatti chi lo difende: per esempio l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha valutato la sostanza come sicura, senza però pubblicare le ricerche su cui si è basata, né i nomi degli esperti che le avrebbero accolte come valide. Conducendo, oltretutto, questi studi insieme alle imprese interessate da questo business. Quindi in evidente conflitto di interesse.
Nel dubbio, comunque, l’Unione Europea dovrebbe muoversi seguendo il Principio di precauzione secondo cui, in caso di informazioni scientifiche insufficienti o incerte e in caso di possibile rischio per la salute umana, animale e vegetale, un processo o un prodotto devono essere bloccati.
Quindi, delle due l’una: o ci sono prove certe che il glifosato non ha conseguenze sulla salute o, invece, i dubbi ci sono e allora è indispensabile rispettare il principio di precauzione e vietare del tutto l’erbicida, perlomeno fino a quando non sarà conclusa una valutazione scientifica indipendente sulla sostanza.
Ma ovviamente in Europa dei cittadini, della precauzione e della salute se ne fregano e così prima hanno optato per un rinnovo di 7 anni invece dei 15 canonici e ora, secondo quanto riportato dal Guardian, stanno provando ad alzare l’asticella addirittura ai 10 anni (anche se gli unici studi non secretati dicono che ci sono buone probabilità che provochi il cancro).
Una vera ipocrisia fatta, ovviamente, per non scontentare le grandi multinazionali che guadagnano miliardi dalla vendita di questi prodotti. Monsanto in primis.
Più volte abbiamo chiesto alla Commissione Europea e al nostro Governo di tutelare i cittadini prima che le lobby dell’agroindustria. Ma fino a ora niente è servito. Le istituzioni comunitarie sono decise ad andare avanti a scapito di tutti noi. Non lo possiamo permettere.
A giorni in Europa si prenderà questa importante decisione, facciamo girare le informazioni. Uniamoci tutti alla campagna #stopglifosato!