#FlopsAct

Eravamo stati facili profeti. Nel 2015 c’è stata una bolla occupazionale, una sorta di doping causato dagli sgravi contributivi previsti nell’ambito del Jobs Act per le assunzioni pseudo-stabili (con le tutele crescenti non esiste più il vecchio tempo indeterminato). E il M5S aveva avvisato che ridurre gli stessi sgravi al 40% per l’anno 2016 avrebbe comportato un fragoroso calo occupazionale, in assenza di misure reali a favore della domanda aggregata.
Oggi Inps certifica che nel primo trimestre di quest’anno il saldo tra attivazioni e cessazioni per i contratti a tutele crescenti è stato di sole 51.087 unità, 173.842 in meno del primo trimestre 2015, ovvero, il 77% in meno rispetto all’anno scorso. Un vero e proprio tracollo.
Ormai è chiaro a tutti che il Jobs Act è una riforma fallita che si è limitata a ridurre diritti ed a creare posti di lavoro artificialmente senza far ripartire la domanda interna e senza dare alle imprese alcuna prospettiva certa di investimento. Ridurre le tasse sul lavoro, in sé, è naturalmente positivo. Ma non serve a nulla se non rappresenta una prospettiva stabile e se non si accompagna a un rilancio strutturale dell’economia che dia coraggio di investire alle imprese e di spendere ai cittadini.
Gli sgravi del Jobs act sono solo una mancetta elettorale. Siamo di fronte a un #FlopsAct.