Il sistema bancario italiano ha i giorni contati #fondoatlante

di M5S Europa

Il sistema che ha portato alla crisi delle banche popolari venete e alle perdite per centinaia di migliaia di piccoli azionisti è la più grande truffa strutturata cercata e voluta da un sistema imprenditoriale. La Banca d’Italia sapeva e non ha mosso un dito: per questo chiediamo le dimissioni immediate di tutti i vertici della Banca centrale.
Fondo Atlante è un buco nero. Dovrebbe risolvere ogni male, risanare le malefatte di questo impresentabile Governo, risarcire i cittadini truffati dagli istituti di credito. Ma cosa contiene in realtà? Da dove vengono i soldi che dovrebbero costituirlo? Ne parliamo oggi dal Parlamento Europeo di Strasburgo a partire dalle 11.30 con i portavoce Luigi Di Maio, Marco Zanni, Jacopo Berti, Piernicola Pedicini e David Borrelli.

VIDEO L’intervento di Jacopo Berti a Strasburgo

La banca popolare di Vicenza è tecnicamente fallita a causa dell’uso scellerato dell’istituto di credito da parte del CDA e del presidente Zonin: è stata utilizzata come un bancomat personale. Hanno speso i soldi di 119 mila azionisti per creare una delle più grandi truffe della storia d’Italia. Chiunque avesse la necessità di accendere un mutuo, veniva invitato all’acquisto di azioni della banca stessa. Questi titoli, che corrispondono ad una truffa architettata ad arte, sono divenuti carta straccia creando un immenso danno ai cittadini.

LA VICENDA DELLA BPVI
Lo schema utilizzato è semplice:
– dopo averla spolpata per vent’anni, la BPVI si è ritrovata con un buco insostenibile da miliardi di Euro;
– vengono erogati prestiti che hanno bassissime probabilità di essere restituiti;
– per sostenere questa politica occorre però continuare a vendere azioni, a gente comune ed a grandi investitori;
– per continuare a vendere azioni occorre tenere il valore del titolo artificialmente alto, sopravvalutandolo. In questo modo si sopravvaluta la “solidità apparente” della banca, e contemporaneamente si guadagnano molti più soldi;
– quando la naturale richiesta di azioni finisce, non è però finito il bisogno di soldi freschi per alimentare il sistema dei prestiti “facili”. Si comincia a concedere prestiti a patto che con una parte dei soldi si acquistino azioni della stessa Banca.

VIDEO L’intervento di Marco Zanni a Strasburgo

LA BCE SI ACCORGE DELLA TRUFFA
Quando la sorveglianza è passata alla BCE è stato scoperchiato il vaso di Pandora. Ora la banca non vale ufficialmente nulla e il capitale dei soci è stato completamente mangiato dai crediti deteriorati, i famigerati NPLs. Insomma, è stato un bail-in mascherato. Dal canto suo il “Fondo Atlante”, che si professa ora come salvatore delle patria, in verità è solo uno strategemma del Governo per coprire una voragine che rischia di trascinare nel baratro l’intero sistema bancario italiano. In Europa abbiamo più volte messo in evidenza il doppiogiochismo delle istituzioni e del PD, complice e autore di quello che potrebbe essere definito il decennio finanziario più disastroso della storia.

I PARADOSSI DEL TESSUTO BANCARIO EUROPEO
Anzitutto partiamo dal principio: la supervisione della BCE, detta anche SSM. Quest’ultima ha sotto vigilanza diretta 130 banche che hanno ognuna asset a bilancio per almeno 30 miliardi. Solo 21 di queste sono banche tedesche, ma cosa ancor più grave sono i criteri totalmente fuorvianti con cui vengono fatte le valutazioni. La totalità delle sue indagini si concentrano infatti sui rischi del credito, tralasciando i rischi sui derivati e le attività speculative. Una follia totale che danneggia le banche del Sud Europa, in quanto quelle tedesche sono imbottite di titoli esplosivi e ad alto rischio. La sola Deutsche Bank ha 75 mila miliardi di Euro di derivati, una bomba ad orologeria. Inoltre, la Germania ha più di 1500 banche fuori dalla supervisione diretta BCE. Le Landesbanken sono banche del territorio che forniscono benzina al tessuto industriale tedesco. Hanno quattro problemi: sono gestite in modo discutibile come le nostre banche del territorio; si avventurano in operazioni finanziarie; i bassi tassi della BCE minano la loro redditività; sono indebitate in dollari e la FED ha iniziato a rialzare i tassi. Non a caso, dopo la crisi americana, i tedeschi hanno utilizzato più di 200 miliardi di soldi pubblici per salvarle (il 7% del PIL). Se poi si contano anche le garanzie e le linee di liquidità si passa al 17% del PIL, ovvero 465 miliardi.

LE FOLLIE DEL PD (ANCHE) IN EUROPA
Un’altra questione controversa è rappresentata dalla possibile ponderazione ai titoli di stato detenuti dagli istituti bancari di ogni Paese. Il Movimento 5 Stelle è stato il primo a denunciare come il PD abbia votato a favore del “report Balz” che prevedeva questa pratica. Il Governo è infatti recidivo nell’attuare le politiche della Troika. Il testo comprende due paragrafi interessanti che PD, Forza Italia e NCD, con tutta probabilità, non hanno nemmeno letto. Nella prima parte si inneggia alla bontà del bail-in, nella seconda parte si prende atto del contributo del Comitato di Basilea per ridurre l’esposizione bancaria al debito sovrano. Nel paragrafo 24 si è ancora più espliciti: l’Unione Bancaria deve affrontare le interdipendenze tra rischio sovrano e rischio bancario e ridurre i rischi attraverso un’azione congiunta. Avete capito? Vogliono che i titoli di stato non siano più considerati risk-free, cioè a rischio zero. L’impatto sulle banche italiane (anche quelle virtuose) di un simile provvedimento sarebbe disastroso. I nostri istituti, secondo i dati Banca d’Italia di novembre, hanno in pancia più di 400 miliardi di Euro di titoli di stato. Non considerarli più risk-free equivale ad aprire voragini nei bilanci, perché i titoli a rischio zero hanno un coefficiente di ponderazione zero (secondo approccio RWA, cioè Risk-Weighted-Asset) e non richiedono assorbimento di capitale. In soldoni: se detengo titoli di stato a bilancio, non devo accantonare riserve patrimoniali.

LE SOLUZIONI DEL M5S
Per evitare che questo desolante quadro diventi realtà, l’Italia ha bisogno di cambiare rotta politica. Lo spartiacque per salvare il Bel Paese dal baratro è l’uscita dalla moneta unica, che così strutturata è un semplice vincolo di cambi fissi appannaggio delle economie del Nord Europa, soprattutto la Germania. A questo bisogna affiancare una banca centrale che funga da prestatore d’ultima istanza, derogando dagli assurdi vincoli dell’UE, incarnati dall’Euro. Successivamente è imperativo ricreare un sistema bancario sano e focalizzato esclusivamente sull’economia reale, cioè tornare al modello del Glass-Steagall Act di Roosevelt: da una parte le banche tradizionali che svolgono solo attività di supporto all’economia e dall’altra le banche di investimento che continuano a fare le loro attività speculative libere di fallire senza salvataggi fatti con i soldi dei contribuenti.