Passaparola: Europa o no? di Luigi Zingales

il Passaparola di Luigi Zingales, economista, accademico e blogger. Per approfondimenti consulta il sito del libro “Europa o no”.

Europa o no? L’Italia deve rimanere in Europa o uscire, se non dall’Europa, almeno dall’Euro? L’Europa è quel meccanismo che costringe l’Italia a fare la cosa giusta o una pressione che forza l’Italia a fare delle scelte sbagliate o peggio distrugge le imprese italiane a vantaggio di quelle tedesche? Ideologicamente e amministrativamente l’Europa è governata dal binomio franco – tedesco che è sempre più tedesco e sempre meno franco.

Un sistema migliore per la nostra economia
La domanda importante è se riusciamo a trovare un sistema per migliorare la nostra economia. Bisogna partire da un dibattito economico e istituzionale che cerchi di aggregare consenso intorno all’idea della fiscal redistribution che è ovvia per qualsiasi economista e diventa non ovvia quando si entra nelle stanze del potere a Bruxelles.
Sono favorevole a un’Europa che porta alla libera circolazione dei beni, servizi, capitali all’interno del continente europeo, un’Europa che difende la libertà e che ha aiutato molti Paesi che sono emersi dalla dittatura a darsi delle istituzioni che siano democratiche e civili
In questo secondo me l’Europa ha dato un contributo positivo, come positivi sono stati i benefici del libero scambio all’interno dell’Europa.

Uscita unilaterale o divorzio consensuale?
Dove sono i problemi? In parte i problemi nascono dalla moneta comune che è stata fatta prima di fare le istituzioni per sostenerla. Si è buttato il cuore oltre l’ostacolo sperando che poi il corpo seguisse. Il corpo non ha seguito e quindi dobbiamo trarne le conseguenze. La mia visione, nel libro, è di dire: proviamo a cercare di salvare questa Europa, questa unione monetaria e questo ha delle implicazioni molto chiare su cosa bisogna fare, se non se ne esce bisogna pensare a un’alternativa, a quello che chiamo un divorzio consensuale. Secondo me è estremamente pericoloso e dannoso fare un’uscita unilaterale dall’Euro perché richiede tempi, richiede molte manovre di aggiustamento e finirebbe per essere precipitata da una fuga di capitali che proteggerebbe le persone più abbienti che hanno la capacità di portare ai capitali all’estero e penalizzerebbe gli altri.

La redistribuzione fiscale
Per questo io nel mio libro e continuo a essere su queste posizioni. Dobbiamo cercare di rendere funzionante il sistema che c’è, purtroppo non possiamo farlo da soli, dobbiamo avere la cooperazione degli altri paesi, in particolar modo della Germania. Tutti gli economisti degni di questo nome riconoscono che per avere un’unione monetaria funzionante sono necessari dei meccanismi di redistribuzione fiscale. L’Unione Europea (o l’Euro zona) non ce li ha questi meccanismi e i tedeschi sono contrari a avere questi meccanismi.
La mia prima posizione è di combattere in Europa una battaglia anche di principio dicendo: “se voi siete contrari al principio della redistribuzione, siete contrari alla moneta unica, se siete contrari alla moneta unica parliamone a come arrivare a un divorzio consensuale, se invece siete favorevoli alla moneta unica dovete essere favorevoli alla redistribuzione e allora parliamo quale meccanismo di redistribuzione è più adeguato” . Nel libro sostengo che il più semplice e il più efficace sarebbe una forma di assicurazione contro la disoccupazione, pagata con fondi federali.

Il piano B
Se effettivamente questa offensiva politica fallisce, il piano B è quello di cercare di ottenere un divorzio consensuale. Un’uscita unilaterale è devastante. Un divorzio consensuale in cui sia la Germania a uscire dall’Euro dall’alto, è molto più fattibile, perché? Perché i costi di uscita di una moneta forte sono molto più bassi che i costi di uscita di una moneta debole. Il problema è che richiede il consenso di entrambe le parti. Quindi richiede la Germania che sia d’accordo in una manovra di divorzio, solo che la Germania in questo momento non ha nessuna intenzione di farlo perché ha il migliore dei mondi possibili, nel senso che non paga nulla per la sopravvivenza dell’Unione. Anzi abbiamo una forma di redistribuzione al contrario perché i tassi di interesse in Germania sono bassi anche perché è un rifugio per tutta l’area Euro, quindi la Germania beneficia da un lato e l’Italia perde dall’altro. La Germania non ha nessun costo e ha dei chiari benefici. Un Euro che è molto più svalutato di quella che sarebbe una valuta tedesca senza il resto dell’Euro favorisce l’export tedesco e favorisce la piena occupazione tedesca, quindi in questa situazione la Germania non ha alcun interesse a cambiare e ci vorrebbe una pressione politica per forzarla a scegliere dicendo: “scegli tu quali delle due opzioni, questa opzione non è sostenibile“.

Helicopter Money e il rischio inflazione
O una politica fiscale redistributiva o un divorzio consensuale e la formazione di due Euri. Una manovra relativamente semplice dal punto di vista economico ed estremamente difficile dal punto di vista politico è l’uso di nuova massa monetaria per acquisti diretti di beni e servizi, quello che si chiama in termini deficit financing cioè finanziare il deficit stampando moneta: è la cosa che tutte le istituzioni temono nella maniera assoluta perché quando fu fatto negli anni 70, primi anni 80 portò a inflazione a doppia cifra, addirittura al 22% in Italia. Oggettivamente non è una manovra da usare in modo leggero e in tutti i casi, ma a estremi mali, estremi rimedi. Lo stesso Milton Friedman diceva che di fronte a una crisi prolungata, bisogna paracadutare o gettare il denaro dall’elicottero, una metafora per dire: bisogna usare acquisti diretti di beni e servizi con moneta della Banca centrale. Questo è proibito dalla costituzione della Bce perché la Bce è stata creata per combattere l’inflazione. La guerra del passato e quindi è completamente sprovvista per la crisi attuale.