Domenica 17 aprile #iovotosi, di Alessandro Di Battista

di Alessandro Di Battista

Domenica 17 aprile si vota, c’è il referendum sulle trivellazioni. Vediamo un po’ di cosa si tratta. Attualmente la legge italiana già prevede un divieto di nuove trivellazioni in mare entro le 12 miglia dalla costa. Tuttavia Renzi e il PD, qualche mese fa, hanno modificato il codice dell’ambiente inserendo alcune paroline magiche utili alle compagnie petrolifere.
Queste sono state le paroline che hanno inserito: “I titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento“. Che significa? Significa che oggi, anche se è proibito trivellare entro le 12 miglia, le concessioni per l’estrazione di gas e petrolio in mare – anche entro le 12 miglia – potranno essere prorogate potenzialmente per sempre, per tutta la vita utile del giacimento, quindi fino a quando le società petrolifere lo vorranno. Renzi dice: perché non estrarre quel petrolio se le piattaforme già ci sono? Forse qualche distratto potrà pensarla come lui, il problema però è che queste piattaforme estraggono poco petrolio e gas, pagano royalties da fame all’Italia, e oltretutto oltre una certa soglia di estrazione annua non pagano proprio nulla allo Stato italiano. Quindi le compagnie petrolifere hanno tutto l’interesse ad estrarre poco ma per molto tempo, così pagheranno meno tasse e soprattutto non dovranno smantellare mai le loro piattaforme. E dovete considerare che smantellare una piattaforma petrolifera per loro rappresenta un costo, per la nostra società invece rappresenta una possibilità di nuovi posti di lavoro. Se domenica 17 vincerà il Sì, le piattaforme petrolifere entro le 12 miglia cesseranno di estrarre quando scadranno i loro contratti, quindi non il giorno dopo il referendum. Quindi non si perderanno posti di lavoro, e non aumenteranno le nostre bollette. Se vincerà il No o l’astensionismo, potranno estrarre per decine e decine di anni anche poco petrolio e gas all’anno e così non pagheranno le tasse, i rischi inquinamento aumenteranno anche perché molte piattaforme sono ferrivecchi e soprattutto non dovranno mai tirare fuori qualche milioncino di euro per smantellarle. Un esempio: se dovesse vincere il Sì, la piattaforma di trivellazione Rospo Mare, davanti alle coste abruzzesi, dovrà chiudere nel marzo 2018 e dovrà essere smantellata dalle aziende petrolifere stesse. In queste ore Renzi, un premier non eletto da nessuno, e Napolitano, uno che entra in Parlamento nel 1953 l’anno della morte di Stalin (sono 63 anni che lo paghiamo) vi invitano a non andare al voto. Lo scandalo di Trivellopoli ci ha fatto capire che sono le lobby che governano il Paese, non Renzi. Renzi difende la sua poltrona, quella che le stesse lobby gli hanno dato, e per questo vuol boicottare il referendum. In un Paese come l’Italia le trivellazioni non portano posti di lavoro, al contrario allontanano i turisti, non è un caso che un Paese che vive di turismo come la Croazia, abbia bloccato le trivellazioni nell’Adriatico. Domenica possiamo mandare un segnale a questi politicanti che non rispondono alle richieste dei cittadini. E’ un’occasione per indicargli un altro modello di sviluppo, e per fargli capire che sono fossili dentro.