La riforma dei beni culturali è fallimentare

“Ricordate il caso della ex parlamentare PD Giovanna Melandri, riciclata come Presidente del museo MAXXI di Roma?
Nel 2012 la Fondazione MAXXI fu commissariata per ben 11 milioni di euro di deficit, e pochi mesi dopo la Melandri fu nominata Presidente dal governo Monti. Per smorzare le polemiche, all’epoca la ex parlamentare dichiarò che avrebbe lavorato con un compenso di 90 euro l’anno. Si era persa tre zeri: percepisce oltre 90 mila euro l’anno lordi, senza contare i bonus vari!
Sono passati tre anni e la Melandri è ancora lì, la biglietteria del Museo è in calo costante, i ricavi da eventi privati e fundraising nonostante vengano gonfiati non assicurano alcuna autonomia economica infatti lo Stato continua ad elargire per legge 5 milioni di euro l’anno senza un suo rappresentate nel CDA della Fondazione e senza che venga garantita la trasparenza della pubblica amministrazione.
Il sistema delle Fondazioni che tanto piace a Franceschini è del tutto fallimentare. Il MAXXI è un laboratorio dove sperimentare il drenaggio di denaro pubblico grazie all’opacità garantita dall’istituzione privata, un modello di mala gestione affidata agli amici dei potenti di turno. É questo il modello che il Ministro sta espandendo a ben 20 musei nazionali.
La trasformazione in Fondazioni dei musei pubblici in nome della valorizzazione, che altro non è che privatizzazione e lottizzazione politica, è un capitolo importante della scellerata riforma del Ministero dei beni culturali attuata da Franceschini. Una riforma contro la quale attraverso lettere, denunce, appelli, sit-in si è sollevata la società civile, professionisti del patrimonio e non solo e hanno protestato gli stessi dipendenti del MIBACT con obiezioni puntuali e condivisibili che Franceschini ignora.
La “deforma” Franceschini, come è stata definita, è uno sconcio e smantella quel che resta delle strutture pubbliche che tutelano i beni comuni:
– riorganizzazioni calate dall’alto con un ingiustificabile spreco di competenze e risorse;
– privatizzazioni selvagge, i musei scollati dai territori e trasformati in fondazioni partecipate;
– soprintendenze accorpate e sottomesse ai prefetti (che sono organi di governo), cioè la fine della loro indipendenza tecnico-scientifica nella gestione dei Beni Culturali.
Con la “deforma” Franceschini il Governo persegue la sua politica di prendere in mano il controllo di organismi indipendenti. Lo ha fatto con la Forestale, lo sta facendo con la RAI, e ora anche con i Beni Culturali. “Non è una semplice riforma, si tratta di un disegno politico-culturale“, proclamano tutti tronfi dai vertici del Ministero.” Commissione Cultura M5S Camera