La nuova Polizia di Frontiera europea

“Adottare misure per contrastare il rifiuto di registrazione, aprire nuovi hotspot, far partire i ricollocamenti e decidere entro sei mesi sulla proposta di istituire una polizia di frontiera Europea. Questo in sintesi l’orientamento espresso sul problema immigrazione, nel vertice pre natalizio dei capi di Stato dell’Unione Europea a Bruxelles. Tra gennaio e novembre del 2015 circa 1 milione e mezzo di migranti sono entrati in Europa. Decine di migliaia dei quali non sono stati mai identificati. Pochi giorni fa è cominciata una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, colpevole di comunicare a rilento i dati dei nuovi entrati al sistema centrale Europeo. Italia dove migliaia di migranti entrati, circa 1/3 non sono stati mai censiti e vagano senza una identità nota. Nota, almeno, ai governi europei.
Soprattutto dopo gli attentati di Parigi, l’Unione Europea ritiene, giustamente, che il livello di guardia vada innalzato e che il censimento dei nuovi entrati sia fondamentale. E allora ecco l’asso nella manica: la creazione di una nuova agenzia europea per il Controllo dei confini e delle coste (new European Border and Coast Guard Agency). Un sistema integrato di gestione e controllo delle frontiere europee, che può intervenire, se necessario, anche in paesi non dell’Unione Europea.
La dotazione di uomini di questa nuova polizia di frontiera si aggirerà attorno alle 1500 unità, pronte a intervenire entro tre giorni in un teatro di crisi, con personale proveniente da una riserva appositamente fornita dalle polizie degli stati membri. Anche dotazioni e mezzi saranno cospicui: avrà a disposizione aerei, navi, elicotteri e droni per sorvegliare le frontiere. La agenzia può intervenire, su richiesta, per dare una mano allo Stato dell’Unione che affronta situazioni di emergenza improvvise alle frontiere. Oppure, e questa è la parte più controversa, potrebbe intervenire autonomamente nel caso in cui l’azione dello Stato in difficoltà tarda o appare inadeguato alla difesa dei confini. Sarà possibile intervenire, dunque, anche se non c’è richiesta di assistenza o anche qualora tale Stato membro ritenga che non vi sia alcuna necessità di intervento.
Un altro punto di forza sarà quello di agevolare l’uscita degli stranieri illegalmente presenti in Europa. l’Agenzia dovrebbe essere in grado di avviare operazioni di rimpatrio e assistere gli Stati membri con l’acquisizione dei documenti di viaggio. Per questi scopi, verrà appositamente creato un Return Office ed è prevista la possibilità di maggiori controlli sugli stessi cittadini europei.
Una super agenzia così strutturata ha l’indubbio merito di fare diventare centralizzata e coordinata la questione immigrazione in Europa. Trasformando un problema fino ad oggi catastrofico solo per i paesi “portone” (come Grecia, Italia e Ungheria), in un problema invece comune a tutta l’Unione.
Certo qualcuno si è chiesto perché sarebbe necessario cerare una nuova agenzia, con annessa nuova banca dati: creare una nuova struttura così possente e costosa, se già ce ne sono altre che potrebbero essere potenziate o modificate. Che, rapporto, ancora tra questo progetto e la ricollocazione dei migranti all’interno degli stati Europei. Da Italia e Grecia verso altri paesi dell’Unione era prevista la ricollocazione di 160 mila persone, ma ne sono stati ricollocati solo 159!
Chiaro poi che se da un lato è giusto che l’Unione Europea intervenga finalmente in maniera decisa, dall’altro lato il fatto di ipotizzare un intervento anche senza richiesta del paese con problemi ai confini significa limitare, di fatto, la sovranità nazionale di uno Stato sovrano. E Paesi come la Polonia e l’Ungheria sembrano non essere felici di potere subire tali limitazioni
E l’Italia come ne esce? Da vittima principale di questo esodo, con enormi difficoltà a gestirlo, adesso rischia di essere commissariata di fatto nella difesa dei propri confini.
Confini che adesso, dopo Parigi, qualcuno si è accorto non essere più solo dell’Italia, ma dell’Europa intera! Ma le scelte su questo nuovo strumento, hanno deciso a Bruxelles, verranno prese entro i prossimi sei mesi.” Igor Gelarda, dirigente Consap