Il risparmio dei veneti bruciato #VenetoBanca

“A due giorni dall’assemblea della vergogna di Montebelluna, le proteste di 88 mila azionisti di Veneto Banca non accennano a calmarsi. Il Consiglio d’amministrazione ha tagliato il valore delle azioni da 30 a 7,3 euro, mandando in fumo i risparmi di una vita di famiglie e piccoli imprenditori. “Un colpo pesante per l’economia veneta” dice uno degli azionisti, “tantissima gente, famiglie, imprenditori, non sapeva di giocare in Borsa, altrimenti avrebbero diversificato gli investimenti” non mettendo tutti i risparmi solo su questa banca. Ma come è stata possibile una cosa del genere? E’ il sistema bancario veneto. La storia di come i grandi colossi bancari riescono a metter mano sui nostri risparmi, mandandoli in fumo per i loro interessi.

VIDEO Draghi ingrassa le banche

Le banche popolari spolpate dagli speculatori
Iniziamo dal principio. Nel Nordest italiano, dopo la guerra, imprese e artigiani sono riusciti ad uscire dalla crisi grazie ad un sistema bancario formato da piccoli istituti vicini al territorio e ai cittadini. Sono le banche popolari, cooperative, di credito artigiano e così via. In queste banche non finivano i soldi dei magnati internazionali, ma i risparmi di una vita, il Tfr e le pensioni dei lavoratori veneti ed italiani. Oggi, cosa resta di queste banche popolari? Gli speculatori internazionali affamati di denaro hanno deciso, in combutta coi vertici delle stesse banche, che è arrivata la loro ora. Nel loro mondo in cui il profitto viene prima del bene comune e in cui i soldi sono uno strumento di potere, non un mezzo per comprare il necessario, hanno messo in piedi il meccanismo che ieri ha portato gli azionisti di Veneto Banca, esattamente come quelli di Banca popolare di Vicenza, a veder bruciati i loro risparmi di una vita.

Come VenetoBanca ha bruciato i risparmi dei suoi azionisti
In che modo? La banca aveva mentito agli azionisti proponendo azioni ad un prezzo alto e fuori da ogni canone realistico. Gli azionisti non potevano sapere, si sono semplicemente fidati di quelli che si sono rivelati poi dei pirati in giacca e cravatta. Il prezzo iniziale delle azioni era stato gonfiato in base a valutazioni personali di un tecnico esterno di Veneto Banca. Calcoli dei quali non ci è concesso approfondire il metodo perché “riservati“, nonostante le nostre richieste. Ma ieri, dato che la banca sta per diventare Spa, il Consiglio d’amministrazione è stato costretto a rivelare il reale valore di mercato delle azioni. Una confessione obbligata (data la trasformazione imminente della banca) e sudata, che è arrivata dopo una riunione durata 11 ore!

81% di perdita per i piccoli soci
Ecco l’annuncio: ai fini del recesso le azioni sono state valutate 7,3 euro contro i 30,50 euro fissati dall’assemblea di aprile, vale a dire il 76% in meno. Tenendo conto del fatto che il prezzo di 30,50 euro rappresentava già un taglio di oltre il 22% rispetto ai 39,50 euro degli anni precedenti, la perdita per i soci si aggira intorno all’81,5%. Un’enormità, ma non è detto che sia finita perché bisognerà vedere come la Borsa valuterà l’istituto di Montebelluna, che peraltro deve varare una nuova ricapitalizzazione da un miliardo di euro. Avete capito bene, l’81% dei risparmi di una vita andati in fumo per quella che potrebbe essere una truffa colossale da parte di una banca ai suoi risparmiatori.

I banchieri complici vanno puniti
Ecco svelato dunque il disegno dei grandi speculatori internazionali: le mega banche, con la complicità dell’Europa e del premier Pd vogliono distruggere e azzerare le banche del territorio per fare posto ai grandi gruppi internazionali. Una volta affondate queste piccole banche infatti, come accaduto per Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca, i grandi istituti finanziari potranno comprare per pochi spicci i loro cadaveri. Come le affondano? Obbligando le banche popolari alla conversione in Spa, come ha fatto il Pd con il suo decreto. Che speranza hanno nel mercato questi piccoli istituti al cospetto dei colossi mondiali? I vertici di queste banche sono complici, non vittime, di questo disegno diabolico: le indagini e gli arresti, le menzogne, i favoritismi e la volontà di andare in borsa ne sono la prova. Le uniche vittime sono gli azionisti ingannati. Lo conferma oggi Confedercontribuenti: “E’ una rapina. Rimangono impuniti i veri colpevoli che hanno diretto la banca e che in questi anni ne hanno combinate di tutti i colori“.

Dov’è Bankitalia quando serve?
Questo sistema marcio deve essere fermato. Il sistema bancario veneto è l’emblema della speculazione ai danni dei cittadini. Noi del M5S lo contrastiamo con coraggio e determinazione, al fianco dei piccoli risparmiatori. Chiediamo alla Banca d’Italia, che ammette che il M5S è l’unico a fare pressione contro queste banche, dov’era quando si trattava di vigilare? Se oggi la ricapitalizzazione di Veneto Banca la facesse la Banca d’Italia eviteremmo che lo faccia Intesa San Paolo, col finale che abbiamo appena descritto. Sarebbe un modo dignitoso di rimediare – solo in parte- all’errore commesso.

Fuori i nomi dei colpevoli!
Vogliamo che la verità venga a galla e che chi ha preso in giro e bruciato i risparmi di una vita dei cittadini azionisti venga punito. Il 19 dicembre saremo all’assemblea soci per far sentire la voce dei cittadini e gridare: fuori i nomi! Tirate fuori il libro soci di queste banche e i nomi di coloro che ai quali è stato permesso vendere le azioni quando ancora valevano tanto. Chi sono questi privilegiati che sono stati avvisati in tempo? Sì, giusto in tempo per salvarsi ad un passo dalla bufera. Un atteggiamento massonico e iniquo che ci nausea e sul quale pretendiamo chiarezza.” Jacopo Berti Capogruppo M5S Regione Veneto