Disastro dell’anno

Da Vocidallestero.it Il Telegraph scrive un tagliente articolo sulla decisione del Time di nominare la Merkel “Persona dell’Anno”. Di fatto, la Cancelliera tedesca ha recentemente collezionato una serie di errori politici clamorosi: dalla pessima gestione della crisi greca al caso Ucraina, dall’apertura illimitata delle frontiere ai profughi, alla successiva penosa marcia indietro, nella quale ha coinvolto anche il premier turco Erdogan, avanzando promesse decisamente affrettate. Se già la Merkel aveva creato astio e malcontento in tutta Europa, ora sta precipitando nei sondaggi anche in Germania, e con lei il suo partito.

di Daniel Johnson

“Angela Merkel è appena stata nominata “Cancelliera del Mondo Libero” e Persona dell’Anno dalla rivista Time. Ma la realtà è che non sta affatto volando in alto. Dopo oltre un decennio in carica, il capo del governo tedesco sta trascinando il suo partito verso il basso nei sondaggi, è criticata apertamente dal suo ministro delle finanze, non è in sintonia coi suoi partner europei, e ha riempito le strade di manifestanti arrabbiati.

Il suo rivale più potente, il ministro delle finanze Wolfgang Schauble, l’ha paragonata a una “sciatrice imprudente”, che fa precipitare le valanghe. La sua ribellione contro la politica migratoria delle “porte aperte” avviata dalla Merkel è largamente condivisa dai tedeschi, che ora sono decisamente allarmati al vedere un’afflusso di immigrati che non accenna a fermarsi. Le proteste contro le politiche della Merkel sono sempre crescenti, ma finora lei si è rifiutata di dargli ascolto.

Com’è possibile che sia andato tutto così storto per la donna più potente del mondo? Appena all’inizio di quest’anno la Merkel aveva celebrato l’anniversario dei suoi 10 anni in carica, ma subito dopo la sua fortuna è sembrata esaurirsi. Prima, riguardo la crisi dell’euro, c’è stata la decisione di imporre un duro regime di austerità alla Grecia, nonostante i greci avessero mostrato di voler rifiutare questa politica nelle elezioni – non una volta, ma ben due in un anno.

Lo spettacolo di una Germania che bullizzava i paesi più piccoli per mantenere una moneta unica di cui era la principale beneficiaria ha suscitato i ricordi di un passato nazista che la Merkel e i suoi predecessori avevano cercato di farsi perdonare.

Poi è arrivata la crisi migratoria, che si è dimostrata essere un test ancora più decisivo per la politica europea in generale e per la capacità politica della Merkel in particolare. La sua decisione di spalancare le porte ai profughi siriani è stata accolta inizialmente con grande plauso dai media, specialmente nel suo stesso paese, dove è stata soprannominata “Mutti” (“la mamma”). Il giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung la ha salutata come “la madre d’Europa”. L’Economist l’ha definita “l’europea indispensabile”.

L’euforia però è durata poco. Perché il segnale della Merkel è giunto forte e chiaro non solo in Siria, ma in tutto il mondo musulmano, dalla Nigeria al Bangladesh, dall’Albania all’Afghanistan. Nel giro di poche settimane, c’erano milioni di persone in marcia. Non solo rifugiati, ma anche migranti economici. Per un uomo – e si trattava soprattutto di uomini giovani – quelli che non vogliono venire in Gran Bretagna hanno una destinazione ben precisa in mente: la Germania.

L’immigrazione è sempre una questione di numeri. La Merkel aveva già permesso ad oltre un milione di immigrati di ogni genere di insediarsi in Germania nel 2014, più di quanto avessero fatto gli Stati Uniti (un paese che però ha quattro volte la dimensione della Germania, e ha una lunga storia di immigrazione alle spalle).

All’inizio la stima era che sarebbero arrivati mezzo milione di rifugiati nel corso dell’anno, e altrettanti ogni anni per i prossimi anni. Ma i numeri sono stati rivisti costantemente al rialzo, ed è verosimile che almeno un milione di persone avranno cercato asilo in Germania entro la fine di quest’anno, escludendo gli altri tipi di immigrati.

Questo tsunami umano ha avuto effetti in tutta Europa. Prima c’è stato il tentativo di imporre le quote agli altri paesi UE, che ha sollevato solo astio e resistenza. Essendo arrivato così, subito dopo la crisi dell’euro, il ditino puntato della Merkel e (nel caso dell’Ungheria) anche la minaccia di sanzioni su un tema che va al cuore dell’identità nazionale, ha fatto un danno ancora più grande alla reputazione della Germania.

È stato anche controproducente. La Polonia, per esempio, è arrivata ad eleggere un partito che è fieramente anti-immigrazione, sostituendo un governo che aveva obbedito alla richiesta della Merkel, in realtà solo simbolica, di accettare 5.000 immigrati.

La Merkel ha dovuto volare ad Ankara poco prima delle elezioni turche dello scorso mese per implorare il presidente Erdogan di rallentare il flusso dei migranti verso il suo paese. In cambio, gli ha dato tutto ciò che voleva, perfino offrendo la possibilità di una corsia preferenziale per l’ingresso della Turchia nell’UE, o quantomeno della libertà per 80 milioni di cittadini turchi di viaggiare liberamente e lavorare in Europa.

Questo trionfo diplomatico ha permesso a Erdogan di ottenere la maggioranza decisiva, che lo aiuterà a raggiungere il suo obiettivo finale: instaurare una dittatura islamista.

In Germania, la popolarità della Merkel è crollata assieme a quella del suo partito. Anche se è troppo presto per suggerire che la grande coalizione tra Cristiano-Democratici e Social-Democratici si possa rompere, se le lotte intestine nel suo partito dovessero andare fuori controllo, la Merkel potrebbe essere costretta a rompere la coalizione, come fece Helmut Schmidt alla fine della sua carriera nel 1982.

Come per la Thatcher negli ultimi anni, anche alla Merkel sembra venire meno il giudizio. La sua mania di protagonismo sull’immigrazione è stata una caduta di rara gravità per una cauta pragmatista che preferisce seguire le opinioni dell’elettorato piuttosto che guidarlo. È stata punta dalle critiche anche per la sua vile decisione di tirarsi fuori dalla produzione di energia nucleare.

La sua gestione della crisi ucraina è sembrata altresì insensibile ai timori dei paesi più piccoli di fronte alle minaccie di Putin.

Anche se ha sempre saputo cavarsela, e ha solo 61 anni, sembra che il suo tempo si sia esaurito. Si trova improvvisamente sola al vertice. Anche suo marito e collega, il fisico Joachim Sauer ha detto a un gruppo di studenti tedeschi, in una recente visita a Oxford, di avere dei dubbi sulle politiche della moglie.

Konrad Adenauer, l’uomo che ha ricostruito la Germania ovest dopo il 1945, aveva per slogan “No esperimenti”. Angela Merkel ha dimenticato quello slogan quando si è imbarcata nel suo esperimento di accettare milioni di immigrati in un paese che non li vuole. Se non fa attenzione, la “Cancelliera del Mondo Libero” potrebbe molto presto non essere più nemmeno la Cancelliera della Germania”.