Le nuove regioni dell’#ItaliaFrankenstein

Nuove Regioni. E’ in arrivo la riforma che dovrebbe accorpare Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta; Marche, Abruzzo e Molise; Veneto, Friuli-Venezia-Giulia e Trentino-Alto Adige.

All’Emilia Romagna si aggiungerebbe la provincia di Pesaro, quindi, tutte insieme, Toscana, Umbria e provincia di Viterbo. Il Lazio diventerebbe un distretto con il nome di Roma Capitale, la Basilicata verrebbe soppressa e la provincia di Matera assorbita dalla Puglia. Intoccate Lombardia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Da 20 Regioni si passerebbe a 12, otto sarebbero cancellate. Dalle tre macroregioni di migliana/leghista memoria alle 12 microregioni di oggi. Vediamo alcuni pro e contro. Pro che ci saranno meno cariche da spartirsi (ma non è detto…) e meno regioni con la popolazione di un quartiere di una grande città. Contro che il cittadino sarà ancora meno in grado di controllare e giudicare la spesa pubblica a livello locale (a iniziare ovviamente dalla Sanità).

VIDEO Nell’#Italia5Stelle la sanità è un diritto per tutti

Contro che ci sarà un caos amministrativo enorme nell’accorpare diverse Regioni. C’è poi il sempiterno problema delle regioni autonome con privilegi fiscali negati alle altre (e quindi regioni con maggiore capacità di spesa sul territorio). Se una regione autonoma viene accorpata ad altre non autonome trasmette l’autonomia o la perde? In tutti e due i casi parte dei cittadini potrebbe giustamente lamentarsi. Se si lasciasse la decisione agli italiani le nuove regioni avrebbero una dimensione internazionale. La Lombardia opterebbe per la Svizzera. La Valle d’Aosta per la Francia, il Trentino Alto Adige per l’Austria e la Sicilia per diventare la 51esima stella degli Stati Uniti. L’Italia preunitaria con le sue divisioni era molto più unita di quella attuale. Da questo dato bisognerebbe partire, non da esperimenti degni di Frankenstein. Vanno recuperate le culture e le identità locali e le ragioni dello stare insieme in un’unica nazione. Le tasse a livello comunale e regionale dovrebbero essere oggetto di verifica di spesa da parte dei contribuenti, avviare quindi un bilancio partecipato locale. Un esempio: Milano, Torino sono tra le città più indebitate d’Italia per miliardi di euro. Sono città del Nord sempre citato come esempio a sproposito anche in questi giorni con i famosi anticorpi contrapposti a Roma. Milanesi e torinesi si trovano indebitati senza sapere nulla, senza essere stati consultati, trattati come sudditi. L’Italia comunque la si ricomponga, montando e rimontando le Regioni come un Lego, è ancora monarchica. Siamo sudditi in una repubblica democratica. Resta una domanda finale: “Questa riforma a cosa serve?