Il referendum in UK spaccherà l’Europa, prepariamoci al piano B #brexit

“Il referendum in Gran Bretagna sulla permanenza in Europa avrà delle conseguenze deflagranti sulla futura evoluzione dell’assetto istituzionale europeo. Qualunque risultato esca dalle urne sarà l’inizio di un cambiamento epocale.
Le proposte di maggior autonomia che il governo inglese vorrebbe garantite da Bruxelles – in modo da potersi schierare apertamente per il “” al referendum – saranno il cavallo di troia per creare una Europa a geometrie variabili. La richiesta di Cameron (alla quale la Merkel non ha detto di no) prevede una “super-Europa” chiusa nel fortino dell’euro e delle politiche di bilancio basate sull’austerità e una “semi-Europa“, dove ciascun Stato conservi le proprie monete nazionali ma mantenga i vantaggi della partecipazione al mercato unico.

L’obiettivo di Cameron è quello di allargare la forbice fra chi ha la moneta unica e chi conserva una moneta nazionale. Ecco le richieste che farà pervenire a Bruxelles:
1) una garanzia in bianco di “non discriminazione” ai danni dei Paesi che non adottano la moneta unica.
2) la garanzia che i Paesi fuori dall’Eurozona non vengano coinvolti e non debbano sobbarcarsi il peso dei salvataggi e dei fallimenti dei Paesi euro
3) il diritto di avere una clausola di “opt-out” (esenzione) per tutte quelle politiche europee adottate nel primario interesse di maggior integrazione dei Paesi dell’Eurozona.
4) un riconoscimento ufficiale nei Trattati che l’Unione Europea diventi un’Unione “plurivalutaria“, nel senso che i Paesi aderenti possano adottare valute diverse. Questo comporterebbe una modifica dei Trattati europei che oggi sanciscono l’euro come l’unica moneta europea.
Gli ultimi due punti sono molto importanti per l’impatto che avranno sul futuro dell’integrazione europea perché potrebbero spingere anche altri Paesi fuori dall’euro a richiedere il medesimo trattamento. I governi in Svezia, Polonia, Danimarca, per fare qualche esempio, seguiranno l’esempio inglese e chiederanno più autonomia da Bruxelles soprattutto in campo economico e fiscale, proprio per evitare di essere spazzati via alle elezioni dall’astio popolare nei confronti di questa Europa tecnocratica. Per questi Paesi verranno a cadere, più o meno esplicitamente, due dei tre pilastri su cui si è finora basata l’Unione Europea: il libero movimento delle persone e il libero movimento dei capitali.
Cosa succederà invece ai Paesi che hanno adottato la moneta unica? Per loro il destino potrebbe essere ancora più amaro di quello attuale. Guardando alle proposte sul tavolo e in discussione oggi a Bruxelles (ma soprattutto a Berlino), Italia, Francia, Spagna e Grecia verranno ancora di più strangolati nella morsa della moneta unica: ci sarà un bilancio separato per l’Eurozona e infine un un super ministro delle finanze con pieni poteri, che priverà gli Stati Membri dell’ultimo briciolo di sovranità ancora non svenduto ai tecnocrati europei. Questo processo ridurrà gli Stati dell’eurozona a colonie di un sistema antidemocratico e germano-centrico ancora più invadente dell’attuale.
Di fronte a questi scenari, la Commissione europea pensa non succederà niente e, nelle sue previsioni economiche, non considera l’impatto che potrebbe avere una Brexit. Se il MoVimento 5 Stelle fosse al governo, invece, l’Italia non arriverebbe impreparata: predisponiamo un piano B per metterci in salvo. Prima si fa e meglio è: smantelliamo l’Eurozona e usciamo dall’euro immediatamente per far ripartire non solo l’Italia, ma anche l’Europa intera.” M5S Europa