La NATO si prepara alla guerra, di Mario Albanesi

“La Nato – ne parliamo per i più giovani – venne costituita il 4 aprile del 1949 su iniziativa degli Stati Uniti per concretizzare un loro pensiero ben preciso ed efficace: qualora si fosse verificato un conflitto con L’Unione Sovietica, ogni bomba caduta sul suolo europeo sarebbe stata una di meno a colpire gli Stati Uniti.
Caduto il Muro di Berlino, la Nato per un breve periodo fu considerata morta, ma invece non era a questo punto, si era trasformata in una sorta di salma infetta che sprizzava veleno in tutte le direzioni con i suoi generali, colonnelli superstipendiati e chiusi dentro le loro fiammanti divise. Essi cercavano disperatamente un nemico per giustificare la presenza loro e dell’intera organizzazione; e alla fine li trovarono i nemici, la Yugoslavia, la Libia, tanti altri paesi che contribuirono efficacemente a distruggere facendo montagne di morti.

Ora, identificata la Russia come la principale antagonista, dietro input degli Stati uniti, si sono invertite le parti, le iniziative quasi sempre le prende la Nato e gli Usa, pur essendo gli ispiratori di fondo, dopo una serie lunghissima di operazioni sbagliate sono come frastornati, sono in piena confusione mentale.
E allora le provocazioni si susseguono da parte della Nato. E’ appena finita una grande manovra di truppe aviotrasportate che già ne comincia un’altra; l’attuale segretario, sia detto per inciso tra l’altro, potenza dei nomi! Si chiama Stoltenberg, e sta dando luogo, appunto, ad un’altra grande manovra stolta, che avrà luogo dal 3 ottobre al 6 novembre. In questo caso saranno impiegati aerei, navi militari da parte del tridente che è composto da tre nazioni: la Spagna, il Portogallo e l’Italia.
Noi ci rivolgiamo come all’inizio ai giovani; ci sono tanti problemi nel nostro paese da affrontare ed è bene badare a quelli, ma non dimentichiamoci di questi mascalzoni.” Mario Albanesi
Articolo di approfondimento, da Il Manifesto: Trident Juncture 2015, la Nato prepara altre guerre – di Tommaso Di Francesco e Manlio Dinucci