Cambiamento climatico e preservazione della vita sulla Terra: il M5S in Bolivia

Di Mirko Busto, portavoce M5S Camera

Il M5S è l’unica forza parlamentare italiana invitata a partecipare alla “Conferenza dei popoli sul cambiamento climatico e la difesa della vita” che si terrà a Cochabamba in Bolivia da oggi al 12 di ottobre. A me è toccato il grande onore di poter rappresentare il nostro desiderio di costruire una società più giusta, più equa e finalmente capace di vivere in armonia con la nostra unica casa: la Madre Terra.

Dobbiamo agire. Il cambiamento climatico rappresenta una priorità tra le emergenze globali. Le stime più recenti disegnano un futuro fosco con un pianeta più caldo e più arido (oltre 4 gradi in più entro fine secolo) con più eventi climatici estremi, come alluvioni, tempeste o tifoni. Più siccità, meno acqua e meno suolo fertile. In poche parole, un pianeta meno ospitale, meno capace di nutrire la vita che lo abita.
Ma anche un pianeta ancora più ingiusto. Il cambiamento climatico inasprisce le ineguaglianze a livello mondiale, perché i suoi effetti ricadono già ora soprattutto sui Paesi impoveriti del sud del mondo, i più vulnerabili e con meno risorse finanziarie per fronteggiarne gli effetti. Risorse fondamentali come cibo e acqua sono il nuovo petrolio. La loro scarsità o ingiusta distribuzione sarà sempre più causa di guerre e di migrazioni di massa.
Dobbiamo agire immediatamente e con decisione.

VIDEO La febbre globale che uccide il pianeta

L’unica cosa che conta per limitare l’innalzamento delle temperature è il quantitativo totale di gas serra che ci resta da emettere, il nostro “budget” e di questo passo, lo consumeremo molto rapidamente. Secondo IPCC ai ritmi attuali si esaurirebbe in soli 21 anni: questa è la sfida epocale cui siamo chiamati a partecipare. Una sfida che ricade soprattutto sui Paesi più sviluppati, quelli che hanno la responsabilità storica di aver contribuito maggiormente a creare il problema.
Ci aspetta un periodo di grandi cambiamenti. Dobbiamo ripensare come abitiamo, come ci spostiamo, ciò che mangiamo e come lo produciamo, come ci scaldiamo e produciamo energia: un periodo che potrà essere entusiasmante, come un nuovo rinascimento, oppure traumatico, se non saremo in grado di governare la trasformazione.
Possiamo farcela e il cambiamento sta già avvenendo. Abbiamo le tecnologie per questa transizione e le esperienze di cambiamento dal basso stanno crescendo molto velocemente.
La domanda che dovremmo farci è un’altra. Questa politica è in grado di favorire o anche solo consentire questo cambiamento? Sicuramente no. Per uscire dalla crisi climatica serve una politica libera di non rendere conto a nessun padrone, nessuna lobby o multinazionale, ma solo ai cittadini e al bene comune.
Il M5S è il primo esperimento su scala nazionale che tenta di realizzare questo nuovo paradigma e, sin dal suo esordio nelle aule parlamentari, ha cominciato a mettere in forma di proposte di legge la sua visione di futuro.
Abbiamo la soluzione per trasformare la fallimentare politica dei rifiuti italiana, che finanzia l’incenerimento, avvelena i cittadini e distrugge milioni di posti di lavoro. Stiamo scrivendo un piano energetico per trasformare un sistema completamente dipendente – assuefatto – dai combustibili fossili in uno basato totalmente sulle rinnovabili.
Stiamo lavorando per un’agricoltura che garantisca cibo sano, sostenibile e locale. Dobbiamo salvaguardare la nostra sovranità alimentare, basarci sul rispetto della biodiversità e sulla tutela della fertilità del suolo, ma anche avere la forza di promuovere scelte alimentari più sostenibili.
Ci battiamo ogni giorno per la riduzione delle spese militari, specie quelle rivolte alla partecipazione in guerre mascherate come missioni di pace che contribuiscono, oltre al più meschino annichilimento della vita umana, alla depredazione di risorse naturali, a esodi di massa e, in un infernale circolo vizioso militar-industriale, ad aumentare il costo climatico.
Dunque è vero. I tempi sono stretti, strettissimi. Il vecchio sistema, col suo intreccio “mostruoso” di interessi e corruzione umana e politica, appare ancora forte e capace di mantenerci irrigiditi – fossilizzati – su scelte che non ci offrono un futuro. Ma i tasselli per risolvere questo puzzle ci sono già tutti e il cambiamento sta già avvenendo sotto traccia, dal basso, crescendo grazie alle iniziative dei cittadini e delle comunità. Occorre solo rimuovere gli ostacoli e, forse, sospingerlo.
Noi abbiamo la libertà e la volontà di farlo, loro, semplicemente, non possono.
Per questo il presidente della Bolivia Evo Morales ha invitato noi a Cochabamba. Nelle prossime settimane parleranno tutti del vertice di Parigi sui cambiamenti climatici, la COP21. Capi di stato e di governo dei paesi sviluppati e non, cercheranno di negoziare per l’ennesima volta interventi di riduzione delle emissioni di gas serra con l’obiettivo di limitare l’innalzamento della temperatura ad un massimo di due gradi centigradi. Sono anni che i potenti del mondo si riuniscono invano. Basta, “non c’è più tempo“, aveva intimato Papa Francesco nell’ottobre del 2014 in un incontro a Roma con Evo Morales. E’ il momento di reagire dal basso attraverso la mobilitazione di popoli e movimenti per imprimere un cambiamento. E’ il momento di partire per Cochabamba.