Reddito di cittadinanza: il Parlamento europeo dice sì

“Il reddito di cittadinanza si deve fare. Il nuovo monito all’Italia adesso arriva dal Parlamento europeo che ha approvato una relazione che invita gli Stati Membri a introdurre un reddito minimo come una delle misure per ridurre la povertà. In Europa ci sono 123 milioni di poveri: 1 cittadino su 4 non ha mezzi sufficienti per poter arrivare alla fine del mese, ma solo in Italia e Grecia i poveri sono condannati all’emarginazione e alla solitudine. In Europa tutti sanno che la povertà non è un reato, ecco perché in 26 Paesi su 28 sono previste misure di sostegno al reddito che danno l’opportunità agli indigenti di sopravvivere in attesa di un posto di lavoro. A questo serve il reddito di cittadinanza.
L’Italia non può far finta che non sia accaduto nulla. Non bisogna ascoltare i diktat di Bruxelles solo quando impone l’austerity e, invece, quando chiede più diritti ci si volta dall’altra parte. Il governo italiano deve dar seguito alle richieste europee. Questo voto del Parlamento europeo è un successo del Movimento 5 Stelle Europa visto che la “relazione per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione” è stata scritta e presentata dalla portavoce Laura Agea. Per raccontare cosa è successo al Parlamento europeo, Laura Agea ha scritto una lettera ad Anna, una donna con lavoro precario, il marito disoccupato e tre figli, una candidata ideale a ottenere il reddito di cittadinanza se in Italia esistesse.
Questa lettera è scritta ad Anna, ma potrebbe essere indirizzata ai milioni di cittadini che, come Anna, sono in povertà assoluta. Condividi questa lettera se credi che il reddito di cittadinanza sia una misura necessaria per sconfiggere la povertà nel nostro Paese”.
M5s Europa

“Cara Anna,
ci conosciamo da molto io e te, anni di battaglie che hanno resa salda la nostra amicizia, forte perché è nata dagli stessi ideali condivisi: giustizia, solidarietà e voglia di cambiamento. Mi hai raccontato della tua vita in giro per il mondo a realizzare i tuoi sogni, ma con il cuore rivolto sempre al Paese che ami, l’Italia. Mi hai raccontato quello che hai fatto, i tuoi progetti. L’inaugurazione dell’attività che con grande fatica, tu e tuo marito, eravate riusciti ad aprire. Avevi riunito tutti: c’erano gli amici della scuola e quelli delle bevute. Che festa quel giorno! Finalmente un progetto tutto vostro! Quanto eravate felici tu e tuo marito… Poi è arrivata la crisi, il locale sempre più vuoto, l’affitto da pagare molto alto, i pagamenti e il dover ammettere: ho fallito, dobbiamo chiudere.
Tu sai quale patto ci lega. L’ho giurato a te e a tutte le persone che, come voi, non riescono a trovare un posto di lavoro. L’ho promesso a me stessa quando hai bussato alla porta di casa mia. Quante sono le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese? Quante persone mettono al mondo un figlio e poi si pentono perché non hanno nulla per sfamarlo? Quante persone sono costrette a chiedere aiuto alla propria madre anziana, agli amici o al vicino di casa? La nostra società non deve essere basata sul favore ma sul diritto, non sulla pietà ma sulla dignità.
La tua storia l’ho portata al Parlamento europeo. La tua esperienza di vita è la mia agenda di lavoro. Penso a te quando negozio con gli altri gruppi, penso a tuo marito quando studio leggi e modi più efficaci per alzare in cielo la bandiera della sicurezza sociale, penso ai tuoi figli quando mi indigno perché i politici non capiscono che fino a quando ci sarà una madre in difficoltà la nostra società avrà fallito. Il Parlamento europeo ha approvato la “Relazione per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione”. L’abbiamo scritta io e i miei collaboratori. Ho battuto i pugni sul tavolo quando gli altri parlamentari europei, sazi per un decimale di incremento dell’occupazione in Italia, volevano usare parole blande e accomodanti. Durante una riunione ho urlato: “fuori da questa porta ci sono oltre 25 milioni di disoccupati che aspettano risposte. È nostra responsabilità aiutarli fino a quando non trovano un posto di lavoro. Come fanno a mangiare se nessuno pensa a loro?” In sala era calato il gelo, loro sono abituati al politichese, poi però quando ho proposto il reddito di cittadinanza come misura per ridurre la povertà, quasi tutti hanno votato a favore. Questa vittoria la dedico a te. Tutti i Paesi europei devono dotarsi di forme di sostegno al reddito per combattere povertà ed esclusione sociale. Non importa il nome, non importa l’ammontare dell’assegno, non importano i criteri che possono differire Stato per Stato: quello che conta è la sostanza. Non avrò pace fino a quando in Italia e in Grecia non verranno adottati provvedimenti che restituiscano dignità a chi l’ha persa per colpa della maledetta crisi. Cara Anna, non sei sola. Ci sono dei portavoce che portano la tua voce dentro le Istituzioni. In alto i cuori dei più deboli.
Ti abbraccio”.
Laura Agea