Passaparola: La Ageing Society e il futuro degli anziani, del prof. Fabrizio Cumo

Il 30% della nostra popolazione è over 65 ma nel 2050 in Europa, in Nord America, in Asia il 15% della popolazione sarà ultra ottantenne. Ovviamente questo fenomeno provoca una serie di sfide di problemi, che la nostra società dovrà affrontare. Primo fra tutti l’aumento della popolazione inattiva con il rovesciamento della piramide demografica che non avrà più una base larga e una punta stretta, ma sta cominciando ad essere una piramide rovesciata, questo comporterà che una notevole porzione della popolazione, già adesso è al 30%, lo sarà ancora di più nel 2050, sarà inattiva, quindi necessiterà di vivere con il sussidio pensionistico. Questo sussidio pensionistico deve in qualche maniera essere compensato però da contribuzione versata da popolazione invece attiva che in realtà invece che aumentare si sta progressivamente riducendo. Fabrizio Cumo, Docente Università LaSapienza, Responsabile progetto ambientale Ageing Society

“Volevo salutare tutti gli amici del blog di Beppe Grillo qui da Roma. Sono docente alla Facoltà di Architettura dell’università di Roma La Sapienza. Sono interessato e coinvolto nella tematica della Ageing Society in quanto sono il responsabile italiano di un progetto bilaterale di ricerca proprio sull’ambiente costruito dalla Ageing Society che viene gestito tra l’Italia e il Regno di Svezia. Mi sono occupato della parte che più mi compete, cioè dell’ambiente costruito che come dovrà essere questo ambiente costruito per adeguarsi alla problematica di questa società che invecchia, di questa Ageing Society.

VIDEO Ageing Society: cosa sta facendo l’Italia?

Invecchiamento della popolazione, un problema globale

Ovviamente questo problema non è un problema italiano, chiaramente il problema della popolazione che invecchia è un problema di tutta la civiltà occidentale, volevo ricordare alcuni dati che sono abbastanza fondamentali perché le Nazioni Unite dicono che l’età media della popolazione mondiale al 2050 sarà di 38 anni. 60 anni prima, nel 1990 l’età media era di 26 anni, quindi ci sarà nel giro di 60 anni un invecchiamento della popolazione mondiale pari a 12 anni. Questo dato è ancora più drammatico, più problematico se si va a contestualizzarlo in Europa, infatti l’Europa è il continente che ha il primato dell’età media più alta, nel 1990 già era di 37 anni, contro 26 anni a livello mondiale e nel 2050 l’O.N.U. prevede che l’età media nel continente europeo sarà di 47 anni, a fronte per esempio dell’età media sempre nel 2050 del continente africano che sarà di soli 31 anni, gli altri continenti poi hanno un’età intermedia. Questo che cosa significa? Significa che il problema dell’invecchiamento della popolazione è un problema globale mondiale, ma che assume ovviamente dei connotati ancora più stringenti, ancora più complessi se si guarda all’Europa e ovviamente in qualche misura anche al Nord America.

Il sistema pensionistico è da ripensare

Ricordiamo solo che, attualmente, l’Italia è il quarto stato con la popolazione più anziana del mondo, dopo il Giappone, Germania e la Korea quindi siamo già un Paese in cui la popolazione sta invecchiando abbastanza sensibilmente. Attualmente, il 30% della nostra popolazione è over 65 ma nel 2050 in Europa, in Nord America, in Asia il 15% della popolazione sarà ultra ottantenne. Ovviamente questo fenomeno provoca una serie di sfide di problemi, che la nostra società dovrà affrontare. Primo fra tutti l’aumento della popolazione inattiva con il rovesciamento della piramide demografica che non avrà più una base larga e una punta stretta, ma sta cominciando ad essere una piramide rovesciata, questo comporterà che una notevole porzione della popolazione, già adesso è al 30%, lo sarà ancora di più nel 2050, sarà inattiva, quindi necessiterà di vivere con il sussidio pensionistico. Questo sussidio pensionistico deve in qualche maniera essere compensato però da contribuzione versata da popolazione invece attiva, che in realtà invece che aumentare si sta progressivamente riducendo perché come abbiamo visto anche che gli ultimi dati sulla natalità non sono certo incoraggianti.

Assistenza e salute degli anziani

Inoltre c’è un problema serio, che da un lato è positivo che la nostra età si stia sempre più innalzando, dall’altro però non è così compensato anche da una buona salute, noi arriveremo tutti a essere più anziani ma non è che staremo in generale molto meglio per più anni, vivremo parecchi anni acciaccati, questo che cosa comporta? Comporta dei notevoli costi aggiuntivi per l’assistenza, l’assistenzialismo delle persone, che ricade sia sulle famiglie sia sul servizio sanitario locale. Calcoliamo che, già attualmente, se vogliamo dare un dato abbastanza grossolano ma realistico il costo assistenzialistico diviso tra famiglie e servizio sanitario per una persona, un anziano non autosufficiente va dalle 30 mila ai 50 mila Euro l’anno. Questo sicuramente comporterà un ripensamento della struttura di assistenza.
In più, un altro dato, soprattutto in Italia e in Europa, lo sbilanciamento della popolazione verso il lato femminile, questa piramide si sposterà verso il lato femminile, perché? Perché le donne sono comunque più longeve degli uomini e di solito ancora per altri 20 anni, troveremo che queste persone che sono più longeve, hanno, per il retaggio del mondo del lavoro precedente, lavorato di meno e versato meno contributi, però sono quelle che poi in realtà devono essere sostenute dal meccanismo previdenziale per più tempo.

La sfida di un’economia “Age Friendly

Queste problematiche devono essere affrontate in maniera non settoriale ma globale, che cosa significa? Che adesso o comunque negli anni passati, ciascun settore si occupava della sua problematica, in realtà adesso la sfida è globale, bisogna trovare delle soluzioni interconnesse. Parliamo di salute, di economia, di gestire questa economia dell’Ageing Society, chiamata Silver Economy. Parliamo ovviamente non solo della sussistenza della salute ma anche del Welfare, del Well Being di uno Stato Sociale, di una buona integrazione e dell’ambiente costruito, cioè di come l’ambiente che ci circonda deve essere “Age Friendly“. Un ambiente che non deve creare problemi all’anziano ma anzi deve essere pensato già da adesso fino al 2050, che è lo scenario più vicino. Queste soluzioni riguardano una sfida globale, non da giocare solo sul territorio italiano, ma come minimo, sul territorio europeo.” Fabrizio Cumo, Docente Università LaSapienza, Responsabile progetto ambientale Ageing Society

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