La Grecia ipotecata

I deputati del M5S depositeranno una mozione per chiedere al Parlamento italiano di esprimersi sulla concessione di nuovi fondi alla Grecia, che andranno alle banche tedesche e francesi e non ai cittadini greci, così come stanno facendo altri 7 Paesi della zona euro. A quel punto vedremo chi, tra i partiti, è con la troika o col popolo italiano! Potere al popolo, non alle banche.

Intervento della Commissione Esteri M5S

Otto giorni dopo il referendum del 5 luglio e il grido di democrazia e sovranità “Oxi” che è rimbombato in tutto il mondo, alla fine, è prevalsa la linea tedesca: l’umiliazione della democrazia. La zona euro e l’Unione Europea è oggi questo, umiliazione della democrazia.
Con il referendum del 5 luglio, il popolo greco aveva respinto in modo chiaro e netto le richieste originali dei creditori. Dopo un summit fiume con i colleghi, non certo “alleati“, Tsipras è al momento capitolato nell’accettare condizioni che sono infinitamente peggiori di quelle sottoposte al voto della popolazione.

VIDEO Varoufakis: “I soldi degli aiuti sono andati alle banche tedesche e francesi”

Il primo ministro greco si è impegnato ad approvare entro mercoledì questi Diktat da parte della Germania, se avete altri sinonimi per definirli accettiamo consigli.
Entro il 15 luglio la Grecia deve provvedere a:
– modifica dell’IVA e ampliamento delle imposte per aumentare i ricavi;
– modifica al sistema delle pensioni in vista di una riforma organica;
– tagli alla spesa pubblica.
Entro il 22 luglio la Grecia deve provvedere a:
– adottare la riforma del Codice di procedura civile per ridurre i costi della giustizia e accelerare i processi;
– gestire, con l’aiuto della Commissione Europea, la direttiva sui piani di aiuti per le banche.

VIDEO Il vergognoso programma di assistenza alla Grecia

Il programma di tre anni da 82-86 miliardi sarà sbloccato solo dopo queste “riforme” e l’introduzione di un fondo di garanzia da 52 miliardi che monetizzerà i beni pubblici greci attraverso la loro privatizzazione, sotto la supervisione delle autorità europee. Pignoramento e ritorno della Troika ad Atene, l’umiliazione voluta è in poche parole totale.
Il quotidiano britannico The Guardian ha definito, non a caso, “waterboarding mentale” il trattamento subito dal premier greco Alexis Tsipras, al quale sarebbe stato intimato di fare le riforme o di rassegnarsi a vedere il suo Paese fuori dall’euro e le sue banche collassare. Anche il premio Nobel dell’economia Paul Krugman ha utilizzato il termine “colpo di stato” (thisisacoup), ormai virale nel web. Scrive, inoltre, l’analista di Adm Investment Marc Ostwald: “visto il desiderio da parte delle nazioni creditrici della zona euro di distruggere completamente l’economia greca – si può certamente affermare che questo è davvero un accordo peggiore del Trattato di Versailles 1919“. La Germania, in altre parole, sta ripercorrendo gli stessi errori commessi a suo danno dall’armistizio umiliante firmato al termine della prima guerra mondiale in un vagone ferroviario nei boschi vicino a Compiègne in Piccardia fino all’ottusità degli alleati di pretendere riparazioni non solvibili a costo di distruggere la economia tedesca e producendo danni. La storia a Berlino non è maestra.
Tsipras è capitolato ed ha appreso sulla sua pelle oggi quello che ha provato a negare a se stesso fino alla fine, vale a dire che euro e austerità non siano due facce della stessa medaglia e che fosse possibile una riforma dall’interno. Non ci può essere l’euro, oggi, se non alle condizioni (diktat) di Berlino e Bruxelles. E questo anche per il vergognoso comportamento dei vari Quisling dell’Europa del Sud, Renzi, Hollande e Pedro Coellho, che hanno preferito la sudditanza e il vassallaggio, piuttosto che battersi per la sovranità della Grecia – che è anche la nostra sovranità – dato che Atene è da sempre il topo da laboratorio di tutto quello che viene imposto nella cosiddetta “periferia“. Il Jobs Act e la “Buona Scuola“, o le famigerate “riforme” del governo, sono un succoso antipasto di tutto questo.

In Grecia, tuttavia, i semi della democrazia e della sovranità sono stati nuovamente iniettati e da questo indietro non si torna. Nulla più di queste parole di Stathis Kouvelakis della minoranza di Syriza lo testimoniano: “Questo non è un “colpo di Stato “, è una resa totale, assoluta, incondizionata. Questa è anche la sconfitta più clamorosa di un governo di sinistra in Europa dopo la guerra. La sua totale incapacità di difendersi minimamente dagli attacchi implacabili della Troika è stata patetica . E’ una dura ma necessaria lezione: l’europeismo, e “l’europeismo di sinistra” in particolare, porta alla tragedia. Se la Grecia e l’Europa vogliono avere un futuro dovranno liberarsi dalle catene dell’euro e dell’UE. La lotta continua!“. Zoe Kostantopoulou, presidentessa del Parlamento greco nel criticare la proposta Tsipras approvata dal Parlamento greco dichiarava, del resto: “L’Europa si sta trasformando in una prigione per la sua gente. L’euro è utilizzato come strumento di vincolo imposto ai popoli. Il “no” del popolo greco è oltre tutti noi.” Indietro non si torna.

Con il referendum del 5 luglio i virus della democrazia e della sovranità sono stati immersi nel regime di Berlino, Bruxelles e Francoforte, che, ormai quasi in tilt, capitolerà. In ballo, del resto, non c’è solo la vita di 11 milioni di greci umiliati per l’ennesima volta da un regime senza pietà, ma la dignità, la sovranità popolare e la libertà di 510 milioni di cittadini dell’Unione Europea. Presto spezzeremo le catene dell’euro e dell’austerità, che ora anche Tsipras ha compreso essere la stessa faccia della stessa medaglia, solo così potremo tornare a festeggiare il 14 luglio in Europa.