Il destino della RAI nelle mani di Gasparri

“Era il 23 febbraio quando il presidente Consiglio in una trasmissione televisiva diceva che “la Rai non può essere normata da una legge che si chiama Gasparri“. A distanza di cinque mesi il consiglio di amministrazione della Rai sarà rinnovato con la legge Gasparri. A chiederlo con una lettera formale firmata dal ministro Padoan alla presidenza della commissione di Vigilanza è stato lo stesso governo.
Il MoVimento 5 Stelle ha presentato già diversi mesi fa la propria proposta di riforma del servizio pubblico radiotelevisivo con l’obiettivo di costruire basi nuove per la Rai grazie all’individuazione di una procedura di nomina del consiglio di amministrazione che permettesse di rescindere una volta per tutte il filo che da decenni lega la tv pubblica alla politica. Un meccanismo che avrebbe quindi impedito l’ennesima spartizione delle poltrone da parte dei partiti: consiglieri di amministrazione scelti sulla base dei curriculum, un procedimento trasparente supervisionato dall’Autorithy delle telecomunicazioni, e stop alle nomine per appartenenza politica.
Il Pd invece aveva presentato una legge se possibile anche peggiore della Gasparri. Una legge in cui tutto il potere andava nelle mani di un supermanager scelto dallo stesso governo come amministratore delegato. Il supereroe però è rimasto abbandonato al Senato dall’incompetenza dello stesso Pd: la riforma è stata presentata in Parlamento mesi dopo le scoppiettanti conferenze stampa del premier per poi essere bloccata in attesa del compromesso con Forza Italia. Il compromesso è arrivato: intanto si rinnova il cda con la vecchia legge così che Pd e alleati si prendano quattro consiglieri, mentre Forza Italia e Lega gli altri. E chissà che pian piano il direttore generale non si trasformi con un abominio giuridico nell’amministratore delegato in versione supereroe che vuole il premier.
Quello che è certo dunque è che si andrà al rinnovo del cda con la Gasparri. La legge prevede che sette consiglieri di amministrazione su nove vengano scelti dalla commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Davanti all’ennesimo compromesso al ribasso la richiesta che ha fatto oggi il presidente Roberto Fico è stata di mettere dei paletti chiari per l’elezione di questi sette componenti del cda. Paletti chiari e rigidi per impedire che la principale azienda culturale del Paese continui ad essere un orticello in cui i partiti coltivano i propri interessi.
Fico ha chiesto in ufficio di presidenza questo pomeriggio a tutte le forze politiche un’assunzione di responsabilità per il bene del servizio pubblico e del Paese: tracciare un iter per permettere a tutti gli interessati, in possesso di specifici requisiti, di presentare la propria candidatura inviando il curriculum: Pd e Forza Italia hanno detto no. Probabilmente hanno troppa fretta di andare in vacanza e non hanno intenzione di trattenersi a Roma.
Ha chiesto inoltre che i consiglieri non vengano dai partiti, e che non siano parlamentari, sottosegretari o ministri: Pd e Forza Italia hanno detto no.
Ha chiesto che abbiano competenze specifiche: nemmeno questo è stato accettato formalmente.
Insomma il presidente del consiglio ha deciso che entro pochi giorni si debba votare il nuovo consiglio di amministrazione della Rai. E’ in questo modo che vogliono individuare le persone che dovranno guidare il servizio pubblico per i prossimi tre anni: niente trasparenza, niente competenza, niente merito. Solo bandierine da piazzare, così il premier imita Gasparri.” M5S Parlamento

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