Passaparola: Il grande gioco del cibo, di Francesco Galietti


La popolazione mondiale continua a crescere e le abitudini alimentari dei Paesi emergenti come Cina e Brasile stanno cambiando rapidamente integrando nella dieta un maggior consumo di carne e cereali. La terra per gli allevamenti e le coltivazioni è una risorsa finita e la corsa per impossessarsi di appezzamenti di terreno, acqua e animali è già in pieno svolgimento, con la Cina a fare la parte del leone. Il grande gioco del cibo è in atto, chi rimane fuori è perduto. Francesco Galietti nel suo libro Pappa Mundi racconta come il cibo sia diventato uno degli elementi principali delle relazioni internazionali. L’abbiamo intervistato per saperne di più.

“Un caro saluto al blog degli amici di Grillo. Trattandosi di un mercato, a descriverlo sono sempre due componenti la domanda e l’offerta, tutte e due sono in dinamica alterazione, per quanto riguarda la domanda, ovviamente il convitato di Pietra di tutti i dibattiti sul cibo è la Cina, il dragone cinese, non è che la popolazione sia aumentata a dismisura, quello che però sta cambiando e molto velocemente è la proporzione della sua classe media in rapida formazione, rispetto al totale.
Desidera assumere tutta una serie di prerogative, compresi gusti, mode, desideri, capricci che hanno delle ripercussioni alimentari fortissime. La carne per loro era quella cosa che solo i privilegiati gustavano in esclusivi ristoranti e adesso che se lo possono permettere lo vogliono anche loro.

La riserva strategica dei maiali

Per esempio SmithField il più grosso porcaro al mondo, è una società americana, produce, alleva maiali, è stato oggetto di acquisizione cinese di recente che è finita al vaglio dei militari americani che increduli non capivano cosa venissero a fare investitori cinesi a comprarsi maiali in America e altrettanto increduli hanno dovuto verificare che in Cina c’è una dottrina su questo, tant’è che la Cina ha teorizzato la Strategic Pork Reserve, la necessità che la Cina mantenga un determinato stoccaggio di maiali. Poi c’è un’altra componente che è l’ansia di sfamarsi che hanno gli investitori medio- orientali. In Medio Oriente, nella sua grande varietà è e rimane in tutto e per tutto un enorme scatolone di sabbia. Questo fa sì che i petrol – sceicchi cerchino ciò di cui sono privi e lo vanno a cercare dovunque nel mondo. Aveva fatto una tale incetta di risaie in giro per il mondo da divenire l’Arabia Saudita il sesto produttore mondiale di riso! C’è la paura di trovarsi di colpo privi di cibo per la popolazione, soprattutto per la popolazione lavoratrice che spesso e volentieri è popolazione disagiata che proviene dal Pakistan e dall’Asia, quindi nel caso del Medio Oriente abbiamo la ricerca di ciò che non si ha.
Terza componente importante nel grande gioco del cibo è il cibo come arma.

Le sanzioni della Russia sul cibo

Putin ha deciso di rispondere alle sanzioni occidentali con delle contro sanzioni sul cibo, per noi italiani è una tragedia, perché tanti saluti alle robuste esportazioni di Grana Padano verso la Russia e di altre leccornie per palati oligarchi.
Di colpo abbiamo delle eccedenze che stanno a marcire nei magazzini e quindi apriti cielo. È un gioco che si fa sempre più complesso: il consumatore oggi non è più l’imprenditore inerte che accettava tutto quello che gli veniva scodellato ma è un soggetto con gusti, preferenze, capacità di intelligence che usa molto dinamicamente le tecnologie.

Cosa fanno le lobby?

Adesso c’è una tendenza nuova che la grande sfida dei produttori e dei distributori che vide contrapposti da una parte le lobby alimentari, produttori, distributori, marketing, pubblicità e dall’altra gli Stati, cosa c’entrano gli Stati.
Perché incominciano a subire pesanti conseguenze dall’alimentazione della popolazione, c’è una presa di consapevolezza sempre maggiore. Mc Kinsey ha recentemente fatto un suo report, in cui analizza gli effetti sulla spesa pubblica del consumo inappropriato di cibo, per cui gente che mangia male, avrà delle patologie più avanti nel corso della propria vita, queste patologie impatteranno soprattutto i sistemi basati su sanità pubblica, questa cosa, soprattutto con l’allungarsi della vita, fa scricchiolare i conti pubblici! E’ il caso dell’Italia, è proprio il caso di dirlo, hanno tutto l’interesse a evitare che la popolazione mangi male. Il rapporto di Mc Kinsey non è che uno di questi, che gli stati si costituiranno come contro lobby e quindi ne vedremo delle belle.

Il TTIP e il mercato senza regole

Il Ttip è una cosa di proporzioni gigantesche, rientra in uno schema complessivo di unitarietà dell’occidente, se si vuole. E’ un processo che è stato per lungo tempo sincronizzato con il suo omologo orientale, il Tpp. Il Tpp ha proceduto con tempi molto più rapidi. Nel caso occidentale sono in movimento lobby potenti, quella alimentare è ovviamente una di queste. Adesso constatando i rallentamenti nei negoziati, gli americani stanno per fare una sorta di porte aperte i Ttip in cui spiegano i benefici di un mercato comune transatlantico a chi non li conosce o a chi ha dei pregiudizi.
La partita è molto ampia e sicuramente non ne vedremo la conclusione in tempi strettissimi. L’Italia può alimentare un dibattito per tante ragioni, intanto e perché siamo un luogo di consumo e produzione di cibo e trasformazione di cibo di alta qualità. L’Italia è un terreno di conquista sul cibo, il nostro fondo strategico ha il cibo come oggetto negli statuti delle sue joint venture con i fondi sovrani stranieri. Se l’Italia fosse un paese con progettualità, con capacità strategica probabilmente cercherebbe di fare tesoro dell’Expo, magari di lanciare un Autority sulla food security, poiché siamo scoperti così fragili sul food, poiché l’improvvisa mancanza di food ci va vivere incubi e probabilmente è un elemento di rischio da monitorare e a cui dare pagelle. L’Italia che ospita tra l’altro tutto il polo alimentare delle Nazioni Unite a Roma, potrebbe veramente aspirare a creare una food security Autority ma va fatta per bene come cosa. Passate Parola!