Passaparola: Chi ha ucciso #Pasolini?, di Stefano Maccioni


Nella notte tra il 1º e il 2 novembre 1975 Pasolini fu ucciso in maniera brutale: percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma. Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna alle 6 e 30 circa. Quarant’anni dopo, il 25 maggio 2015, è stata archiviata l’inchiesta sulla morte dello scrittore. Stefano Maccioni, legale di Guido Mazzon, cugino di Pasolini ed unica persona offesa nel procedimento ha dichiarato: “Non nascondiamo una certa amarezza in relazione alle motivazioni addotte dal giudice a sostegno dell’ordinanza di archiviazione. Ancora una volta si è persa l’occasione per indagare sul vero movente di questo omicidio“. Il Blog si è interessato nel corso degli anni del caso Pasolini, in particolare con un’intervista esclusiva a Pelosi, accusato dell’omicidio di Pasolini. Oggi intervistiamo Stefano Maccioni che ci racconta le sue perplessità sull’archiviazione del caso.

VIDEO Chi ha ucciso Pasolini?

Blog: Ormai nessuno più crede che un ragazzino, peraltro gracile come Pelosi, abbia potuto massacrare Pasolini, un uomo robusto che si sarebbe potuto tranquillamente difendere. Quali sono stati allora i responsabili secondo lei?

Stefano Maccioni: Un saluto al blog di Beppe Grillo, già la sentenza di primo grado emessa nei confronti di Giuseppe Pelosi aveva ritenuto inverosimile che un ragazzo di 17 anni, tra l’altro anche con la corporatura che aveva Giuseppe Pelosi all’epoca, riuscisse da solo a uccidere Pierpaolo Pasolini, un uomo atletico, molto forte, e la sentenza emessa dal fratello di Aldo Moro, Carlo Alfredo Moro, aveva concluso che Pelosi aveva ucciso Pasolini insieme però a altre persone rimaste ignote. Purtroppo quella sentenza venne spazzata via da una seconda sentenza, emessa dalla Corte d’Appello di Roma su impugnazione anche della Procura generale che ritiene invece unico responsabile per l’omicidio di Pierpaolo Pasolini Pino Pelosi e questa verità si è protratta fino al 2005, quando Pino Pelosi ammise nel corso di una trasmissione televisiva di avere agito insieme a altre persone, vi sono state riaperture delle indagini ma da un punto di vista giudiziario, forse l’unica vera novità è quella contenuta nell’ultima ordinanza di archiviazione del maggio 2015, ovvero sia che molto probabilmente afferma il giudice per le indagini preliminari, Pelosi agì insieme a altri, noi riteniamo che non in “molto probabilmente“, ma certamente Pelosi agì insieme a altri, sia per il movente, sia per le modalità dell’aggressione e dell’omicidio subito da Pasolini.

VIDEO L’intervista esclusiva a Pino Pelosi

Blog: Molti collegano la morte di Pasolini al libro Petrolio che stava scrivendo in cui collegava tra loro diversi episodi come la morte di Mattei dell’ENI, gli interessi di compagnie petrolifere straniere e la mafia. Lei cosa ne pensa?

Stefano Maccioni: Nel 2009 quando insieme alla criminologa Simona Ruffini abbiamo chiesto la riapertura delle indagini per l’omicidio Pasolini abbiamo richiesto due accertamenti in particolare: effettuazione di esami scientifici sui reperti custoditi presso il museo criminologico e l’acquisizione di tutti gli atti relativi all’inchiesta sull’omicidio Mattei, perché ritenevamo che ci fosse un collegamento tra omicidio Mattei, omicidio De Mauro e morte di Pierpaolo Pasolini, Pasolini in quel tempo stava scrivendo e non può essere una coincidenza un’opera postuma che verrà pubblicata infatti circa 12 anni dopo la sua morte, Petrolio, nella quale descrive l’attività di Cefis, colui il quale prenderà il posto del Presidente dell’ENI Mattei dopo la sua morte che, lo ricordiamo non fu dovuta a un incidente, ma a un attentato all’aereo sul quale viaggiava e che era partito dall’aeroporto di Catania, questa è una verità inconfutabile accertata attraverso l’atto di inchiesta del giudice Calia di Pavia.

Blog: Dopo la morte di Mattei il suo posto fu preso da Cefis a cui viene attribuito il ruolo di fondatore della P2 poi passata nelle mani di Gelli. Che lei sappia ci sono stati dei contatti o delle indagini sulla P2 da parte di Pasolini? P2 e Petrolio possono essere due facce della stessa medaglia?

Stefano Maccioni: Dagli atti dell’inchiesta del giudice Calia, si evince anche un appunto riservato del Sismi, nel quale viene riportato che Cefis è stato il fondatore della P2, non lo dico io, ma lo dice un atto presente nel fascicolo giudiziario della morte di Enrico Mattei, quindi Cefis fondatore della P2, Pasolini stava lavorando su un’opera che si chiamava “Petrolio” e che traeva lo spunto da un libro che lo ricordo: “Questo è Cefis l’altra faccia dell’onorato Presidente”” sparito dal commercio immediatamente dopo la pubblicazione, non si riusciva a trovarne neanche una copia presso la biblioteca nazionale. Mauro De Mauro stava lavorando per il regista Rosi nel 1970 per ricostruire gli ultimi giorni di Mattei in Sicilia, fu eliminato attraverso lupara bianca,.Vorrei citare un fatto importante, nella Sentenza della Corte di Assise di Palermo nei confronti di Totò Riina la Corte di Assise afferma che l’omicidio Mauro De Mauro deve collocarsi nell’ambito degli omicidi politici e tra l’altro sostiene che dall’abitazione di Mauro De Mauro, sparirono le carte contenute in un faldone dove su scritto vi era la parola “Petrolio“, se queste sono tutte coincidenze lascio a voi valutarlo.

Blog: Pasolini sapeva di essere in pericolo, si era confidato con qualcuno?

Stefano Maccioni: Ma sicuramente Pelosi avrà avuto le sue buone ragioni per non rivelare parte della verità fino al 2005, avendo assistito a un omicidio quale fu quello di Pasolini, una vera e propria mattanza, il timore sicuramente venne ingenerato anche dall’aver assistito soltanto a quello, quindi le minacce sicuramente ci sono state, non posso dire da chi siano provenute le minacce, posso soltanto dire che dagli atti dell’ultima inchiesta emerge invece un coinvolgimento secondo noi abbastanza importante di una malavita romana, non tanto quella dei ragazzi minorenni di borgata quanto quella invece più qualificata e più alta che si farà viva nella capitale negli anni successivi, non sappiamo se Pasolini si fosse confidato prima con qualcuno, sappiamo però che ne aveva parlato di questa suo lavoro Petrolio con gli amici che lo circondavano, quello che poi noi sappiamo invece è quello che Pasolini stava scrivendo, aveva scritto degli articoli importanti sul Corriere della Sera prima pagina, va collocato Pasolini anche nell’ambito di quegli anni, Pasolini era un intellettuale tra l’altro senza controlli, poteva dire e scrivere quello che voleva e questo era molto importante e c’è un articolo in particolare che scrive sulla Stampa nel settembre del 1975, circa un mese prima di morire, dove fa delle affermazioni fondamentali, tra le quali: “gli italiani vogliono sapere chi c’è dietro la strategia della tensione, gli italiani vogliono sapere quanto la mafia incide sulle scelte politiche, gli italiani vogliono sapere chi c’è dietro, cosa fa la Cia in Italia“. Invito chiunque voglia, si può trovare su Internet, a andare a rileggere quell’articolo “Perchè il processo” per leggere cosa effettivamente Pasolini stesse dicendo e sicuramente questo potrebbe avere collocato Pasolini come una di quelle persone scomode da eliminare. Passate parola!

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