Grecia: referendum per la libertà

“La democrazia merita una spinta nelle questioni relative all’euro. Noi l’abbiamo appena fatto. Lasciate che sia il popolo a decidere (è molto divertente quanto appaia radicale questo concetto)”, il ministro delle finanze del governo greco Yanis Varoufakis attraverso Twitter.

“In questo momento pesa sulle nostre spalle, attraverso le lotte ed i sacrifici, la responsabilità storica del popolo greco per il consolidamento della democrazia e della sovranità nazionale. La nostra responsabilità per il futuro del nostro paese”, in un discorso alla nazione il primo ministro del governo greco Alexis Tsipras.

“Dopo cinque mesi di estenuanti trattative con quel mostro moderno chiamato Troika (Commissione europea, BCE e FMI), il governo ellenico ha preso una decisione storica. Il 5 luglio, con un legittimo voto, sarà la popolazione greca a tornare a poter scrivere il suo destino. Una rivoluzione per il continente europeo. Syriza non ha voluto tradire il suo mandato elettorale. Come ha correttamente scritto fin dall’inizio l’economista francese Jacques Sapir, del resto, non c’è mai stata alternativa per Tsipras tra l’austerità senza fine imposta da un nuovo Memorandum o il ritorno alla propria sovranità fiscale e monetaria. Terze vie non sono mai esistite per il futuro della Grecia, perché euro ed austerità sono due facce della stessa medaglia. “Al ricatto dell’ultimatum che ci chiede di accettare una severa e degradante austerità senza fine e senza prospettive di ripresa economica, vi chiedo di rispondere in maniera sovrana e orgogliosa, come la nostra storia ci chiede”, ha dichiarato ieri Alexis Tsipras nel suo discorso alla nazione dando una chiara e legittima indicazione di voto. Il NO all’imposizione dei creditori è l’unica via di emancipazione dalle catene dell’euro e dell’austerità. Non ha altra scelta il popolo greco. Dopo tre anni di “salvataggio” da parte della Troika in Grecia non esiste più una sanità. Sta sparendo la classe media. La disoccupazione è al 25% e i salari sono perlopiù quelli a cui aspira il governo italiano con il suo JobsAct. Dai 300 ai 450 euro! L’aspettativa di vita è scesa di tre anni e sono aumentati i suicidi per ragioni economiche del 35% negli ultimi due anni. Il governo di Syriza ha tenuto un comportamento fermo e dignitoso, aprendo nuove vie diplomatiche, ad esempio con i paesi Brics, e non cedendo ai soliti ricatti ai quali cede quotidianamente il nostro premier non eletto da nessuno. Certo Tsipras avrebbe avuto bisogno di una sponda da parte dei governi dell’Europa del sud, ma Renzi, Rajoy, Hollande e Pedro Passos Coelho hanno semplicemente seguito gli interessi di chi li ha messi al potere e non quelli delle loro popolazioni.
Oggi partiti politici italiani, da destra a sinistra, responsabili del tradimento, della sudditanza nei confronti dell’UE fanno la corsa per dire: “siamo tutti greci“. Ridicoli e ipocriti! Questi partiti, con anni di governo, voti chiari e responsabilità precise hanno contribuito al dramma umanitario in corso ad Atene. Ancor più ridicoli sono coloro che hanno sempre sostenuto che lo strumento referendario non fosse uno strumento utile ma che ora esaltano la scelta di Alexis Tsipras. Nell’Europa del sud qualcosa di epocale sta accadendo ed è questa la speranza più grande. Come Syriza, che proprio per questa ragione ha potuto tenere diritta la schiena nelle negoziazioni con la Troika, esistono una serie di movimenti e partiti non delegittimati da anni di potere e di compromessi con le lobby corporativo-finanziarie. A novembre il popolo spagnolo potrebbe tornare padrone del proprio destino e questo accadrà molto presto anche in Italia con il premier che fa la conta dei deputati rimasti. Molto presto l’Europa del Sud spezzerà definitivamente le catene dell’euro e dell’austerità, iniziando un nuovo percorso di alleanza sulla base della solidarietà e non dell’austerità; sulla base dei diritti delle persone e non delle merci; sulla base della redistribuzione e non del profitto di banche e multinazionali. Libertà, sovranità, democrazia e dignità non sono negoziabili per un popolo. Mai”.
M5s Commissione affari estero Camera e Senato

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